Archivio mensile:Dicembre 2020

La foresta storta.

 

 

 

 

Sembra un luogo incantato, l’ambiente perfetto per una fiaba creato da un maestro degli effetti speciali.

Invece e’ una foresta che esiste veramente a Gryfino, nel nord della Polonia, che ha una particolare caratteristica.. tutti gli alberi hanno una strana curva alla base del tronco.

Si tratta di uno spazio verde conosciuto come la “Foresta storta”, dove circa 400 pini hanno la stessa piega alla base del tronco. Nonostante la strana curva a forma di C, tutti gli alberi sono cresciuti in altezza, apparentemente non ostacolati dalla forma che li distingue.

Il fenomeno ricorda in qualche modo i “crop circles”, i cerchi nel grano formati dalle piante piegate e non danneggiate, ma l’origine e’ ancora un mistero.

Tra le ipotesi c’e’ quella della mancanza di luce, che avrebbe obbligato i fusti a quella insolita piega.

C’e’ anche quella di un popolo alieno che l’ha piantata per poi utilizzare nel futuro la classica piega tipica delle infrastrutture senza aver necessita’ di utilizzare il vapore.

La “Foresta storta” ha circa 80 anni, e un’altra teoria ipotizza il passaggio di carri armati durante la Seconda Guerra mondiale che avrebbe segnato per sempre i giovani arbusti.

Oppure si pensa che i pini siano stati piantati negli anni trenta forzando la formazione della piega perché i tronchi erano destinati a essere usati per costruire qualcosa di particolare, un progetto poi vanificato. 


 

 

L’incendio che dura da cinquant’anni.

La storia e le foto del paesino di Centralia, in Pennsylvania, svuotato dalle fiamme sotterranee che da decenni bruciano un enorme deposito di carbone.

Se si cerca su Google Maps “Centralia, Pennsylvania“, appare un reticolo regolare di strade che si intersecano ad angolo retto come quello di tanti paesini degli Stati Uniti. La funzione Street View permette anche di fare un giro virtuale per Centre Street, la via principale che attraversa Centralia: e allora si può vedere come gli isolati siano occupati quasi interamente da spiazzi vuoti, le piante crescano libere fino a invadere le strade e in giro si vedano pochissime auto o persone.

I dati del censimento del 2010 dicono che oggi gli abitanti del paese sono dieci, nove dei quali hanno più di cinquant’anni.

Centralia è una città fantasma, come ce ne sono molte negli Stati Uniti e in tutto il mondo: ma quello che è più interessante è il motivo per cui i suoi abitanti hanno deciso di andarsene.

Il motivo è un incendio che brucia nel sottosuolo della città da cinquant’anni.

Un incendio che si estende oggi per circa 1,5 chilometri quadrati nei filoni di terreno carbonifero sotto il livello del suolo, consumandolo a una velocità stimata di diverse decine di metri l’anno.

La temperatura del terreno vicino all’incendio è di circa mille gradi, mentre sulla superficie ci sono crolli e crepe da cui salgono sbuffi di fumo.

All’inizio degli anni Sessanta, Centralia era un paesino di circa 1.100 persone nella Pennsylvania centro-orientale, una zona attraversata dai monti Appalachi e molto ricca di carbone: sotto il paese si trova infatti un grande filone di antracite, il tipo di minerale in cui il carbone è presente in percentuali più alte, oltre il novanta per cento.

Alla fine di maggio del 1962, per cause mai chiarite (forse un incendio controllato di rifiuti, che veniva ordinato ogni anno dal comune), si sviluppò un incendio in una miniera di antracite a cielo aperto appena fuori dal paese.

Il fuoco passò ai filoni sotterranei del minerale, che ha un colore nero e lucidissimo e ha una caratteristica particolare: è molto difficile da incendiare, ma una volta che le fiamme attecchiscono sono quasi impossibili da spegnere.

Il fuoco, alimentato da alcuni cunicoli esplorativi che forniscono l’ossigeno necessario a tenerlo vivo, produce molto calore, ma poche fiamme e poco fumo.

People raccontò nel giugno 1981 che l’incendio sotterraneo sarebbe potuto essere estinto subito, spendendo circa 50.000 dollari, ma le autorità statali e federali volevano che metà dei soldi venissero dalla contea di Columbia, dove si trova Centralia.

La contea non aveva i soldi e la soluzione del problema venne rimandata, forse sperando che le fiamme si sarebbero spente da sole.

Dopo di che, dell’incendio sotto il suolo di Centralia non si sentì parlare per un bel pezzo.

Centralia divenne improvvisamente famosa in tutti gli Stati Uniti il giorno di San Valentino del 1981, quando un ragazzo di 12 anni di nome Todd Dombowski venne inghiottito da una buca che si aprì nel terreno vicino a un albero nel giardino di sua nonna.

Sprofondò per circa due metri nella terra fangosa e riscaldata dal vapore, prima di rallentare la caduta grazie alla radice di un albero. Sotto di lui si apriva una buca di decine di metri.

Sarebbe morto rapidamente a causa del denso fumo ricco di monossido di carbonio, se un altro bambino non avesse sentito le sue grida aiutandolo a uscire dalla buca.

La temperatura del terreno nel giardino dietro la casa della nonna di Todd venne misurata e risultò intorno ai 300 gradi centigradi.

Fino ad allora, l’incendio aveva già causato un crollo e aveva danneggiato l’autostrada vicino al paese, mentre i residenti notavano che i piani delle loro case a contatto con il terreno erano più caldi del normale.

Ma nell’arco di poche settimane dopo l’episodio di Todd Dombowski, la frequenza dei crolli accelerò e le buche nel terreno divennero centinaia.

Tutti i mezzi di comunicazione nazionali si occuparono del caso, e il governo federale decise allora di approvare un piano definitivo per Centralia, mentre i residenti si affrettavano a installare nelle loro abitazioni costosi rilevatori del livello di monossido di carbonio e dell’ossigeno, che facevano suonare un campanello nel caso in cui l’aria degli ambienti fosse diventata irrespirabile.

L’United States Bureau of Mines stimò che la soluzione più economica per estinguere l’incendio sarebbe costata la cifra, allora enorme, di 20 milioni di dollari e i pompieri locali provarono, con scarso successo, a pompare migliaia di litri di acqua in alcune gallerie.

Nel 1984 il governo stanziò 42 milioni di dollari per comprare ad una ad una le case della città e demolirle dopo il trasferimento degli abitanti: nel 1992 il processo si era quasi concluso, dopo una serie di accordi molto vantaggiosi per i cittadini.

Negli altri paesi della zona, come ha scritto il quotidiano online The Morning News in un articolo di giovedì scorso, ancora oggi si parla con una malcelata invidia di chi riuscì a diventare “ricco” con i soldi del governo, andando ad abitare fuori da Centralia.

Ma non tutti se ne volevano andare. Nel 1992 erano rimasti nel paese 53 proprietari di case che non avevano intenzione di accettare l’accordo proposto dal governo.

Per risolvere la situazione, il governatore democratico della Pennsylvania Bob Casey (ma di quei democratici “di destra”, anti-abortisti e favorevoli alla vendita di armi) dichiarò l’esproprio dell’area di Centralia per motivi di pubblica sicurezza.

Dopo le demolizioni, il paese di vent’anni fa era già molto simile a quello che è oggi: le strade in rovina che attraversano grandi spazi deserti, con i cartelli stradali ancora tutti al loro posto mentre la foresta si espande lentamente.

Alcuni chilometri dell’autostrada che passa vicino a Centralia, la Pennsylvania Route 61 che attraversa lo stato, sono stati definitivamente abbandonati nei primi anni Novanta e sostituiti da un nuovo tracciato che aggira l’area interessata dall’incendio. L’asfalto del tratto abbandonato, pieno di crepe e di buche, è ricoperto di graffiti.

Gli ultimi abitanti rimasti che, con l’esproprio, non dovevano più pagare tasse locali non vennero sfrattati subito, rimanendo ancora per molti anni nelle loro case.

Le autorità sostengono che la zona è pericolosa e che il monossido di carbonio liberato dall’incendio si infiltra dal terreno nelle case, con alto pericolo di intossicazioni letali.

Ma il ristretto numero di persone che è ancora rimasto non è di quest’idea, e negli ultimi anni sta sostenendo con decisione il fatto che l’esproprio è solo una scusa per poter ricominciare a scavare i 25 milioni di tonnellate di antracite che sta sotto i loro piedi.

I visitatori si sentono dire, dagli anziani rimasti nel paese, che stanno solo cercando di conservare quello che è loro e che non concepiscono che il governo venga e si prenda con la forza le loro case.

Molti degli abitanti sono ultrasettantenni, che hanno vissuto gran parte della loro vita camminando ogni giorno sopra l’incendio, e si dicono convinti che contro di loro sia in atto un complotto del governo o delle grandi società minerarie e dell’energia.

Hanno fatto diversi ricorsi contro l’esproprio, perdendoli tutti, ma come strumento di resistenza cercano di mantenere almeno la finzione di un’autorità comunale attiva e funzionante.

Un articolo di un piccolo quotidiano locale ha descritto, nel febbraio del 2011, una seduta del consiglio comunale di Centralia: il sindaco e due consiglieri si riunirono per dieci minuti e deliberarono il pagamento di una bolletta della luce di 92 dollari, la cifra spesa per le luminarie natalizie nella città.

Fino a quando esistera’ il comune di Centralia, dicono i residenti, i diritti di sfruttamento minerario resteranno a loro.

Con soli dieci abitanti, senza più un ufficio postale dal 1997, nessun negozio aperto e neppure un codice di avviamento postale, del paese di Centralia non resta più molto.

Ma la sua storia e lo scenario desolato, con le decine di piccole buche nel terreno da cui escono piccole colonne di fumo, attirano migliaia di turisti ogni anno, in particolare da Philadelphia, che e’ a solo due ore di macchina.

Centralia, comunque, sembra essere destinata a essere dimenticata, a causa del fuoco che si mangia il terreno sotto di essa: l’attrazione principale della zona è il parco di divertimenti di Knoebels, che attira 1,3 milioni di visitatori l’anno e si trova a pochi chilometri di distanza.

 

Natale 2020.

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Datosi che siamo ad un paio di settimane dalle feste Natalizie, senza tema dissacrante vorrei solo ricordarVi come mai sulla punta dell’albero di Natale ci sta sempre un piccolo angelo.

La storia e’ lunga e cerco solo di fare un sunto.

Una vigilia Babbo Natale si stava preparando per il suo giro annuale per dare doni ai bimbi buoni ma non appena si infilo’ i suoi pantaloni rossi preferiti, questi si fecero craaaaack e si strapparono.

Allora senza dire parolacce di sorta dovette indossare un altro paio che gli stava moooolto ma moolto stretto causa i recenti lockdown e gli rendeva i movimenti difficoltosi senza scendere nei particolari dello sferisterio pseudo riproduttivo.

Ando’ allora a vedere come andavano i preparativi nel reparto giocattoli ma vide che i folletti erano in sciopero come i negazionisti virussonei italici.

Vabbuo’..

Uscendo per controllare le renne, si accorse che erano ammalate e una di queste era pure gravidanza isterica.

A questo punto Babbo Natale incomincio’ ad incazzarsi sul serio e per darsi una calmata ando’ in cucina per versarsi un bicchiere di vino, ma trovo’ la bottiglia vuota.

Ora era veramente iperincazzato!

Tutto ad un tratto si senti’ bussare alla porta.

Babbo Natale era troppo nervoso per prestare attenzione a quel rumore.

Senti’ bussare di nuovo, ma questa volta piu’ forte e penso’ fossero i testimoni di Geova, quindi ando’ verso la porta rosso in viso, la spalanco’ e vide un piiiiccolo angelo che chiedeva…

Ciao, Babbo Natale! Ho qui l’albero… dove lo devo mettere?……….

Forza ragazzi che le isti tuzioni vi metteranno tutti in zona yellow e potrete contagiarvi senza problemi cantando

Jingle bells, jingle bells
Jingle all the way
Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh

Hey, jingle bells, jingle bells
Jingle all the way


Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh

Jingle bells, jingle bells
Jingle all the way


Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh

Hey, jingle bells, jingle bells
Jingle all the way


Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh

It’s Christmas

Hey, jingle bells, jingle bells
Jingle all the way


Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh

Hey, jingle bells, jingle bells
Jingle all the way


Oh, what fun it is to ride
In a one horse open sleigh.

 

Ed eccovi altra puntata domenicale dello stefano imperniata nelle martellate sui pendenti. (enne)

 


 

 

 

 

Open Fiber: la fibra in condominio e’ un diritto dei cittadini.

 

 

Gli amministratori di condominio non devono indurre riunioni e produrre delibere: la normativa da’ la facolta’ di procedere senza indugi con la posa della fibra. Sara’ poi facolta’ dei residenti scegliere se attivare o meno un eventuale abbonamento.

A sottolineare il suo ruolo di “operatore wholesale” che si occupa di gestire la sua rete interamente in fibra ottica e di mettere a disposizione le infrastrutture agli operatori di telecomunicazioni che si occuperanno delle commercializzazione dei servizi a banda ultralarga (connettività FTTH a 1 Gbps) agli utenti finali, Open Fiber ha recentemente pubblicato sulla sua home page l’elenco completo dei partner.
Cliccando qui si puo’ conoscere la lista degli operatori che offrono i propri servizi (anche) utilizzando la rete Open Fiber (in questa pagina, selezionando una citta’ gia’ coperta, si puo’ consultare la lista dei partner attivi, coi quali gli utenti possono stipulare eventualmente un contratto).

Come il cosiddetto “diritto d’antenna” e’ riconosciuto dalla normativa vigente (i cittadini hanno facolta’ di installare sul tetto, anche in condominio, un’antenna necessaria all’invio e alla ricezione di dati per abilitare servizi a banda larga e ultralarga in modalita’ wireless), Open Fiber ricorda che per la realizzazione dell’impianto in fibra ottica utile per connettere il condominio alla rete non occorre indire riunioni ne’ una delibera condominiale (dlgs n. 259/2003 “Codice delle Comunicazioni Elettroniche”, art. 91; dl 25 giugno 2008, n. 112 conv. in l. n. 133/2008; dlgs n. 33/2016 “Decreto Fibra”).

Portare la fibra ottica all’interno di un edificio condominiale e’ compito di un’azienda specializzata incaricata da Open Fiber che controlla l’idoneita’ dell’immobile quindi programma ed effettua i lavori di posa.

Quando una zona viene raggiunta dalla rete di Open Fiber e vi e’ la possibilita’ di attivare la connettività in fibra ottica, l’amministratore di condominio viene interpellato per raccogliere l’autorizzazione al fine dell’esecuzione dei lavori. Tale “via libera”, pero’, non implica l’impegno di attivare alcun abbonamento, ne’ per l’amministratore ne’ per i residenti.
I lavori di posa della fibra sono infatti gratuiti per il condominio e permettono agli interessati, in un secondo tempo, qualora lo desiderassero, di valutare l’attivazione di servizi di connettivita’
ultrabroadband (1 Gbps) rivolgendosi alle societa’ partner di Open Fiber citate in apertura.

Inutile dire che la disponibilita’ della connessione in fibra ottica con architettura FTTH a livello condominiale contribuisce ad aumentare il valore delle singole unita’ abitative.

A un tecnico abilitato puo’ essere anche richiesto il rilascio di un'”etichetta” che certifichi la predisposizione dell’edificio per l’utilizzo della banda ultralarga da parte dei residenti.

In sede di vendita dell’abitazione, tale certificazione contribuisce ad accrescere il valore dell’edificio.

Peraltro, tutti gli edifici di nuova costruzione, la cui autorizzazione edilizia sia posteriore al 1° luglio 2015, devono inoltre essere “equipaggiati con un’infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio, costituita da adeguati spazi installativi e da impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica fino ai punti terminali di rete“.

Il condominio puo’ bloccare solamente i lavori comunicando l’intenzione di volerli svolgere in proprio e a proprie spese, procedura per’ sconveniente e difficilmente applicabile in autonomia.

Il gia’ citato decreto legislativo 33/2016, conosciuto anche con l’appellativo decreto fibra, stabilisce (articolo 91) che “il proprietario od il condominio non puo’ opporsi all’appoggio di antenne, di sostegni, nonche’ al passaggio di condutture, fili o qualsiasi altro impianto, nell’immobile di sua proprieta’ occorrente per soddisfare le richieste di utenza degli inquilini o dei condomini“.

Lo stesso decreto prevede all’articolo 8 che ai “proprietari di unita’ immobiliari, o al condominio ove costituito in base alla legge” venga riconosciuto il “diritto, ed ove richiestone, l’obbligo, di soddisfare tutte le richieste ragionevoli di accesso presentate da operatori di rete, secondo termini e condizioni eque e non discriminatorie“.
Di fatto, quindi, i lavori di copertura di un condominio possono iniziare anche sulla scorta di una richiesta di connessione alla rete a banda ultralarga
avanzata da un solo condomino nel caso in cui il punto di terminazione a livello stradale fosse gia’ raggiunto dalla fibra ed attualmente a costo zero grazie al bonus del 110%.

Ed ora la striscia dello Stefano con i vari martellamenti di palle.

 

 

 

 

Differenza connessione FTTC, FTTH e FTTB.

 

 

Quando si parla di connessione in fibra ottica, spesso ci si trova davanti a due acronimi: FTTC e FTTH. Conoscere il significato di queste sigle è utile perché sintetizza la qualità e l’effettiva prestazione della connessione, caratterizzata dalla composizione dei cavi di rete.

Per poter comprendere pienamente la differenza tra le due tecnologie, bisogna capire in che modo le infrastrutture di rete ci permettono di utilizzare internet.

Accedere al web e’ possibile grazie alla rete di cavi che si snoda attraverso il pianeta connettendone i vari paesi come un sistema di capillari.

Il cuore di questa struttura e’ costituito dalle centrali di trasmissione dei vari operatori telefonici, che non sono collegate direttamente alle abitazioni ma a una serie di cabinati di smistamento.

E’ da li’ che i cavi si ramificano e raggiungono le case delle singole persone.

Fino a qualche anno fa, la rete era composta per intero da cavi in rame, e le prestazioni variavano a seconda delle condizioni meteorologiche, delle temperature esterne e delle distanze geografiche.

Piu’ un’abitazione era lontana dalla centrale o dai cabinati, piu’ il segnale perdeva potenza lungo il percorso.

Con l’avvento della banda ultra larga, tutta o parte di questa rete e’ stata cablata in fibra ottica per migliorarne le prestazioni.

In alcune zone l’intero collegamento dalla centrale a casa viaggia su fibra ottica, in altre la fibra e’ limitata alla tratta dalla centrale al cabinato.

Ecco spiegati i due acronimi: FTTC sta per “Fiber to the Cabinet”, ossia “fibra fino al cabinato”, mentre FTTH sta per “Fiber to the Home”, cioe’ “fibra fino a casa”.

 

 

 

FTTC, il compromesso tra fibra e rame

In presenza di una connessione FTTC, il cavo che collega la centrale al cabinato, definiti anche armadi stradali (spesso presenti a bordo strada) e’ in fibra ottica, mentre il tratto dal cabinato a casa e’ in rame.

Questo vuol dire che la seconda parte del collegamento resta soggetta a dispersioni e puo’ risentire di avverse condizioni atmosferiche o sbalzi di temperatura.

Realizzare una rete interamente in fibra ottica come quella di OpenFiber e’ la soluzione ideale per garantire massime prestazioni, stabilita’ e basso impatto ambientale.

Tuttavia, per una questione di costi e infrastrutture, per adesso la rete in fibra non e’ ancora stata implementata per ogni singola unita’ abitativa.

La tecnologia FTTC si propone come un compromesso per portare quindi la fibra ottica solo fino al cabinato, e sfruttare da li’ in poi la vecchia struttura in rame, ma con molti limiti. Sicuramente, se da un lato assistiamo ad un contenimento dei costi, dall’altro pero’ si otterrà una notevole limitazione del segnale, dovuta all’utilizzo della banda in rame nell’ultimo tratto. 

Contribuira’ anche la distanza tra la cabina di zona e l’unità abitativa, in quanto piu’ e’ lungo il tratto in rame e maggiore e’ dispersione del segnale, compromettendo la qualita’ di connessione, rendendola instabile e rallentata.

Le velocita’ raggiunte sono comunque superiori rispetto a quelle della classica connessione ADSL.

Orientativamente, una connessione FTTC puo’ raggiungere i 100/200 Mbps, un vantaggio interessante rispetto all’ADSL, che arriva a 20 Mbps in condizioni ottimali.

AGCOM, l’Autorita’ per le garanzie nelle comunicazioni, ha di recente introdotto una serie di bollini identificativi per aiutare gli utenti finali a riconoscere le varie tipologie di connessioni. Alla tecnologia FTTC e’ stato assegnato un bollino giallo con il marchio “FR” ossia “fibra/rame”.

FTTH, la soluzione ideale.

L’acronimo FTTH Indica le connessioni a banda ultra larga in cui il collegamento dalla centrale di trasmissione fino al modem dell’utente finale e’ realizzato per intero in fibra ottica. Esiste anche una soluzione intermedia, nel caso in cui non sia possibile effettuare lavori in appartamento per l’installazione della fibra: FTTB, ossia “Fiber to the Building”. 

Questo tipo di cablatura prevede il collegamento in fibra ottica dalla centrale di trasmissione a una centralina condominiale, con collegamento in rame da quest’ultima ai singoli appartamenti.

Attualmente la tecnologia FTTH è quella che garantisce maggiore stabilita’ della connessione, prestazioni elevate e basso impatto ambientale.

Grazie alla composizione dei cavi, la perdita di banda lungo il tragitto dalla centrale alla singola abitazione e’ minimo ed e’ possibile garantire la massima velocita’ di trasmissione indipendentemente dal traffico di rete.

Inoltre, la resistenza e la flessibilita’ dei filamenti che compongono i cavi li rendono poco soggetti a danneggiamento: meno interventi di manutenzione vuol dire meno gas e polveri nell’ambiente.

Nella classificazione AGCOM, all’FTTH è stato assegnato un bollino verde con la sigla “F”, “fibra”.

In termini di prestazioni, e’ possibile raggiungere 1 Gbps di velocita’ con una connessione stabile e performante anche in presenza di più dispositivi o applicazioni aperte.

Le attivita’ ricreative e lavorative che si potrebbero svolgere con una connessione di questo tipo sono molteplici.

Giocare online senza problemi di latenza commentando la diretta in tempo reale, guardare un film e contemporaneamente inviare un album di foto a un amico e scaricare documenti di lavoro sono entrambi scenari possibili. La tecnologia FTTH e’ future-proof, e la Open Fiber si pone come mission la sua diffusione a livello capillare in tutta Italia anche per la possibilita’ di adeguamento a costo zero grazie al bonus del 110%.

Superbonus 110% per portare la fibra ottica negli edifici:come funziona..

 

 

 

In arrivo il superbonus che copre il 110% delle spese sostenute per realizzare le opere infrastrutturali necessarie per portare i cavi in fibra FTTH (vedi post identificativo fibra) all’interno degli edifici.

Con un emendamento alla Legge di Bilancio 2021 e’ stato inserito un superbonus del 110% delle spese sostenute sotto forma di credito d’imposta per incentivare la realizzazione di opere volte al passaggio dei cavi in fibra ottica.

L’obiettivo e’ evidentemente quello di spronare i condomini a realizzare le “infrastrutture fisiche interne adatte al passaggio di cavi in fibra ottica” per l’attivazione di collegamenti FTTH (Fiber-to-the-Home) “prevedendo la necessaria separazione tra cavi per telecomunicazioni, cavi elettrici e cavi per servizi di videocitofonia, sorveglianza, telerilevamento“.

Il superbonus sara’ pari al 110% delle spese documentate e sostenute per l’effettuazione dei lavori fino al 31 dicembre 2021 fino a un massimo di 1.000 euro per ciascuna unita’ immobiliare.

Viene precisato che le spese per i lavori possono essere disposte anche se richieste da condomini rappresentanti 1/3 dei millesimi.

La proprieta’ dell’infrastruttura interna cosi’ realizzata apparterra’ al condominio mentre le reti in fibra che attraverseranno le canalizzazioni predisposte saranno di proprieta’ dell’operatore o degli operatori che le poseranno.

Sara’ compito di AGCOM, entro 60 giorni, indicare le specifiche tecniche per i cavidotti interni ai condomini, per il raccordo delle reti di comunicazione con gli stessi e per l’accesso degli operatori.

Le spese saranno coperte con le risorse fatte confluire nel Fondo attivato presso il Ministero delle Finanze: verranno messi a disposizione 100 milioni di euro per ciascuna annualità 2021, 2022 e 2023.
Il credito d’imposta e’ indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di riconoscimento del credito.

Esso non concorre alla formazione del reddito“, si legge. “Il credito e’ utilizzabile a decorrere dal 1° gennaio del periodo d’imposta successivo a quello in cui sono state effettuate le spese.

Ai fini della fruizione del credito d’imposta, il modello F24 è presentato esclusivamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate, pena il rifiuto dell’operazione di versamento“.

Considerato che la fibra in condominio e’ un diritto dei cittadini (vedi post precedente Open fiber) non occorre quindi ne’ indire riunioni ne’ produrre una delibera condominiale (dlgs n. 259/2003 “Codice delle Comunicazioni Elettroniche”, art. 91; dl 25 giugno 2008, n. 112 conv. in legge n. 133/2008; dlgs n. 33/2016 “Decreto Fibra”).
L’azienda fa presente che il cablaggio Open Fiber dell’unita’ immobiliare “e’ completamente gratuito e non comporta alcun onere a carico del condominio“.

L’emendamento si riferisce esplicitamente ai condomini: andra’ verificato se l’incentivo possa essere o meno richiesto anche dai proprietari di abitazioni.