8 marzo.

 

 8 marzo

Ti voglio addomesticare per i festeggiamenti donnaioli ottomarzini e farti diventare una donna di classe senza la mimosa che tra l’altro puzza forte e ti fa’ venire male alla capa e senza visione di strip mascolini. A costo di prenderti a sberle dalla mattina alla sera per festeggiare. L’intelligenza non basta. E soprattutto non aiuta. Quello che manca all’antica figheria del borgo…anzi no cominciamo dal principio.. dalle aste, non quelle di Telemarket ma quelle che tracci sul quadernetto a righe formato scuola dell’obbligo. . Prima di tutto e’ importante essere belle dentro ed e’ inutile che tu tenga la radiografia che ti hanno fatto al pronto soccorso di Cirie’ come controllo. E poi non fra intendere..che c’entra l’anima ..non farti cattive idee… Belle sotto, intendo. Sotto i vestiti. Con un bel completino intimo. Il resto poi e’ tutto in discesa. Tu hai sempre pensato che se una cosa non si vede, tanto vale star li’ a perder tempo ad occuparsene. Una mutandina vale l’altra. Sbagliatissimo. Per la donna di classe, quella fighettona da sballo belenitica, l’intimo e’ un caposaldo e il pizzo una pietra miliare. Cosa farai mai?… A te povera i merletti fan venire la grattarola e ti fa’ capire che la relazione con l’intimo non e’ mica cosi’ facile e allora passiamo alla parte alta e intendo il reggitette. Inferno di ogni donna che si meriti questo nome anche prima e dopo l’otto di marzo. Se sei dinamica e proiettata a tutta birra nella performance, c’e’ il reggitette sportivo che trovi al Decathlon di Settimo Torinaise il Domyos a 5,95 eurini. Completamente elasticizzato. Bello, per carita’. Pero’ non regge. Spalma. Di due tette non te ne rimane neanche piu’ una. Solo un leggero spessore a livello del decollete’. Poi ci sono i reggitette fantasia. Di tulle, garza, retino per le farfalle. Quelli nascono molli e finiscono mosci. Sembran fatti di chewingumme. Son reggiseni senza carattere. Abulici. Seguono impassibili la discesa della tetta senza opporre resistenza. Non reggono neanche la durata. Due giri di lavatrice ed e’ come legarsi al petto la pelle del salame. Al contrario del push up. Il reggiseno che tira su. E su e su. A gorgiera. A canotto. Piu’ in alto e ancora su. Come cantava Renato Zero. E piu’ solleva e piu’ unisce. E sta’ scritto… la donna non unisca quel che il cielo ha separato o era frase diversa..boh. E invece su’. Col risultato di scolpirti sul petto un’unica monotetta. Col push up perdi il seno e ti ritrovi al suo posto un mostruoso siluro che spara sul davanti come un unicorno. Un cofano puntuto. Un imbuto da damigiana ma rovesciato. Se invece di seno sei sprovvista come la Sandrina quella passata sotto la pialla del sangiuseppe puoi sempre tuffarti tra le braccia di un reggiseno ad olio. Ripieno di cassora (piatto tipico longobardo desiderio del trota). Oppure con le coppe. Una destra e una a sinistra. Primo e secondo premio. A meno che non voglia farti sollevare il tutto dal reggiseno col ferretto. Che in realta’ e’ una putrella di ghisa che va ad appoggiarsi esattamente sulla piega della costola e lungo andare te la lima. E da ultimo rimane il classico reggiseno a balconcino. Che ti fa quel bel davanzale sul davanti adatto ad appoggiare vasetti di primule, ciuffi di mimosa e in estate anche il dondolo e l’ombrellone. Da un po’ pero’ sti balconcini hanno la ringhiera sempre piu’ bassa. Devi stare attenta. Se ti sporgi troppo finisce che ti ritrovi le tette al pian terreno e chi piu’ ne ha piu’ ne metta e lasciamo perdere la donna di classe e continua ad essere il cesso che sei e all’otto di marzo gaudisciti sta festa delle donne se ti senti tale.ehhm per la serie delle massime che diceva nonno mi e’ venuta alla mente questa..il sesso debole e’ piu’ forte del sesso forte in quanto il sesso forte ha un debole per il sesso debole..ma non e’ il mio debole. Au Ghuri e spolpati la mimosa.