Archivio della categoria: A chi dico io

Facciamoci sentire.

intestazione

Il giorno e’ arrivato..Voto ”SI” convinto e non solo per dar fastidio a tutti i governi e non credo di certo a chi dice che se vince il SI sono in undicimila ad andare a casa (ma questi numeri da dove li prendono? Il figlio del vicino di ombrellone che spazia tutto l’adriatico sulle piattaforme parla di un centinaio o due e per l’indotto ce ne sara’ meno della meta’ di quelli dichiarati e poi cazzo non dovrebbero dire di stare a casa e non votare
unleaders
ma dovrebbero quantomeno invitare a dire NO e poi la balla di chi perdera’ il posto di lavoro potevano evitarla davvero quasi come come quella del traforo che da svizzero e’ considerato italico.. forse per i depositi delle tangenti.. se vince il SI gli addetti continueranno a lavorare per una quindicina di anni e quindi ci sara’ tutto il tempo necessario per adibirli a mansioni meno distruttive e pericolose quali lo smantellamento e la riconversione degli impianti..e’ mai possibile riempire il popolo italico di frignacce mentre tutti quanti si impegnano a ridurre l’uso di sostanze inquinanti e poi non rompano con la storia delle valvole termoregolatrici e dei contabilizzatori per inquinare di meno..ma questa e’ altra storia vessatrice di noi poveri cristi.
Io sono di parte in quanto vedo che succede nei nostri mari..vedo pescatori di vongole con le mani in mano col divieto di pesca causa inquinamento, vedo capodogli nella spiaggia di Vasto che perdono rotta e si spiaggiano, vedo la patina gialla sul mare e gli scogli che si svuotano di cozze e ricci, vedo polipi che spariscono e palle di schiuma quando c’e’ vento.. e vedo soprattutto petrolieri che estraggono sotto la soglia minima dimodoche’ di royalty non ne scuciono mezza e quindi lasciano ben pochi soldi nel terzo mondo Italico e vedo agricoltori che non usano piu’ i pozzi per tirare l’acqua causa rifiuti delle trivellazioni.
Non date per scontato il mancato raggiungimento del quorum anche se a mezzogiorno siamo andati in 8 su 100.. datevi una svegliata figlioli..siete in trentamila malcontati tra un blog e l’altro e fate capire che ci siamo e la nostra testa non serve solo per dividere le orecchie..forza ragazzi dateci dentro e non fate come quelli che si lamentano e basta, esprimete la vostra opinione come del resto la fa il buon Nat…
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finale

Necesse est ENIm ut veniant scandala.

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In oggetto una frase del Vangelo secondo Matteo il mio amico della germania che per i non latinisti significa che e’ necessario avvenga uno scandalo e prosegue dicendo veruntamen vai homini per quem scandalum venit che tradotto dalla Dott.Proff mia sorella sarebbe guai pero’ all’uomo per opera del quale avviene lo scandalo e mi riferisco all’operatore del callcenter ENI targato COCD1689 al quale se solo la meta’ di quello che gli auguro arriva a segno, rimarra’ sul cesso 15 giorni con desiderio immenso di liberarsi e con bloccaggio di via d’uscita e mancanza di carta igienica e mo’ vi dico.
La storia del canone in bolletta mi sta diventando davvero stretta, voi ancora non lo avete cuccato ma io l’ho gia’ pagata e mo’ vi educo non nel senso educativo ma nel senso conoscitivo.
Da buon pistola avendo come gestore ENI di gas e luce, a mio nome nella casa di residenza ed ENI solo luce nella seconda casa a nome di Lella che fa parte del nucleo familiaresco, mi informo presso il callcenter ENI per evitare il doppio pagamento del canone Rai alla faccia del Renzino che ha abbassato il quit per farlo pagare a tutti compreso chi ha il videocitofono.
Il callcenterista mi informa che potrebbe esserci una remota possibilita’ di duplice tassazione in bolletta ma nel caso dovesse succedere, con qualche ricorso in carta bollata e by associazione consumatori al quale devo obbligatoriamente inscrivermi, teoricamente il tutto dovrebbe essermi reso e scaricato nelle future bollette e tutto cio’ potrebbe capitare ad ogni anno di sostentamento canoneggiato RAI..
Ergo.. uovo di colombo soluzionistico, il callcenterologo consiglia di cambiare il nome e di accollarmi anche la seconda casa e probabilmente tutto si sistemerebbe a livello cod.fiscale evitando vessazioni varie doppie o triple. Ricorsi etc etc.
Cavoli merendiferi, smoccolo un poco per la rottura pendentologa e do l’ok al cambio nome sulla bolletta luce della seconda casa osannando il callcentrista per la soluzione adottata.
Voi penserete…tutto risolto… vero?
Nada, zero di negativo in quanto ancora non so se paghero’ il canone in duplice moneta ma so che alla prima bolletta della luce che solitamente era a zero in quanto zero punti consumati, mi arriva un conto da parte ENI di 78 e passa urini dovuti a variazione nome e diritti del menga come da DPL ics e ipsilon etc etc.
Alla faccia della riduzione Renziana di 10 eurini.
Ovviamente segue mia telefonata al callcenter e richiesta di parlare con operatore COCD1689 ma manco a dirlo, per privacy non si puo’ interloquire con detto operatore..
Non trascrivo il tenore della mia conversazione ma di certo non e’ quello di chi va al vespro delle 17 e meno male che oggi terza apparizione del capo ai discepoli il buio e’ vinto dalla luce (parole di Franceschino vice capo) e’ evidente che la luce detta legge e auguro all’ENI che nella lotta di Trivellopoli se lo prenda dove non batte il petrolio e appoggio il Beppe Barbanera che in questo momento offre grilli caramellati ai sostenitori.. sto petrolio fa danni e se non erro son 25 anni che la petroliera ha incocciato contro la moby prince con relative 140 persone finite in pasto ai pesci.. una prece da parte mia e anche da parte del Brunetto Vespa che con i soldi della luce ha pagato il figlio del carcerato per reclamizzare il relativo libercolo e quindi la chiudo qui postando le vignette dello Stefano sull’accaduto per chi non ha lumato il door to door nei giorni passati..

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Absence, presence.

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22 dicembre la ricorrenza dell’assenza.

Tre giorni al natale e il mio pensiero si proietta a qualche anno addietro, sembra ieri ma a calendario vedo che qualche lustro e’ passato e mi convinco sempre piu’ che vivere e’ un insieme di accumulo e perdita dove incontrarsi termina inequivocabilmente con un addio.

Volti, nomi, storie, sentimenti, persone.

Ci vengono incontro, ci affiancano, ci accompagnano per un tratto di strada.. poi se ne vanno, prendono altre vie, altri sentieri.. a volte si fermano, e rimangono li’, e guardano mentre ci allontaniamo e diventiamo sempre piu’ piccoli, sempre piu’ distanti noi proseguiamo il cammino e spesso neppure ci voltiamo indietro, presi da mille pensieri, gli occhi e la mente intenti alla prossima meta.

Ma ci lasciano, tutti, qualcosa.

Un fardello piccolo o grande, prezioso sempre.. ci lasciano il balsamo misterioso e dolcissimo dell’assenza.

L’assenza e’ una voce che non sentiremo piu’, eppure ci parlera’ dal profondo del cuore nell’ora piu’ buia, nel giorno piu’ difficile.

L’assenza e’ una mano che puoi stringere forte quando ogni altra mano ti sfuggira’ e il coraggio sembrera’ venirti meno.

L’assenza e’ un ricordo che potrebbe apparire banale, e’ una fotografia in bianco e nero, una frase che contiene un mondo, una cantilena imparata non sai piu’ quando e dove, un sorriso, un’amarezza seppelliti nella memoria. e’ una strada ripercorsa tante volte, e’ il Natale come lo aspettano i bambini.

L’assenza e’ il tempo che ti pareva inesauribile e invece non c’e’ piu’, il tempo per tutto cio’ che non hai saputo dire, che non hai potuto fare o non hai voluto fare, e’ l’amore che ti porti dentro, e’ quello che resta quando tutto finisce.

Il rendiconto e’ il significato della vita.

Illogicamente tutta questa assenza e’ per me e’ Presenza.. passata, presente e futura, ciao papa’ ne e’ passato di tempo ma tu sei sempre qui, guarda..proprio qui…e tu capisci perche’ odio le feste Natalizie

Un abbraccio carlo

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Farabutto.

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Tutti segnano sul calendario della macelleria le varie cose da ricordare, scadenze, compleanni, annotazioni che interessano.. e a questo proposito vedo un asterisco che mi ricorda uno di Rosarno Calabro con cui ho avuto a che fare.. gia’ il nome della citta’ indica che gli abitanti non sono proprio quelli che vanno a messa delle cinque.. l’asterisco di pocanzi mi ricorda l’anniversario della decuiussazione di un soggetto che ha abbandonato questa valle di lacrime nel pieno della sua giovinezza interrompendo la sua attivita’ nel clan di famiglia..il bello e’ che proprio il pater della moglie ha posto fine alla sua carriera di Farabutto.. questo termine non mi capita tra le orecchie di sovente se non per il ricordo da quando e’ morto sto pirla che, se fosse ancora vivo, oggi sarebbe profondamente in crisi sentendosi dare del farabutto, come vorrebbe la nuova accezione che il piu’ grande linguista degli ultimi 150 anni ha dato al termine per la serie…sbagliando, ancora e per sempre.
Farabutto e’ un’offesa a cui sono molto affezionato. “farabutto” urlava il pirla davanti alla tv ogni volta che vedeva o veniva nominato il miglior dito medio degli ultimi 150 anni.
Per me farabutto era il suo sinonimo e sto pistola intui’ subito le potenzialita’ del miglior illusionista degli ultimi 150 anni e per questo non posso evitare questo insieme di rabbia e mentre vado a dare la definizione esatta per conto mio ovviamente senza avvalermi dei linguisti.
Allora…
Dicesi farabutto colui che piglia per il culo il prossimo, che luccica oro pataccato, che riempie di stronzate la mente delle persone, colui che ha inventato il trompe d’oeil sulla testa.
Farabutto e’ un individuo di poco conto, spregevole. fannullone, cialtrone, mascalzone, tutto cio’ che finisce con one ma letteralmente “ladro di frodo”, persona sleale e senza scrupoli e nel singolare canaglia, filibustiere, figlio di vulvivendola e nipote di bagascia cugino d’androcchia. Farabutto e’ colui che rimane vittima delle sue stesse vittime, (spero presto anche del suocero che l’ha fatto fuori, ovviamente senza augurare male a nessuno).
Farabutto non e’ mai chi dice la verita’, al massimo lo e’ chi la dice quando e’ troppo tardi.
Quando non si puo’ fare piu’ niente che anche se si fanno cose, sono cose da farabutti, da gente che trova il coraggio di farle fuori tempo massimo. E secondo Voi a chi sto dando del Farabutto?
Aspetta che giro lo specchio..dubbio amletico, verso di me o verso di…
vabbuo’ pace all’ananimaccia tua Giuseppe Gregorio e abbrustolisciti per bene.
dito

2035 Il ns futuro.

barcone

Il Post e’ dedicato al mio amico Do’Nato che driverizza al Ministero e per motivi linguaggistici ne approfitto utilizzando un suo concittadino dell’Urbe.. l’Agro Romano di cui condivido il punto di vista sul futuro Italico tra quattro lustri max.
Un barcone pieno zepp de ggente e’ sbarcato ieri sulle coste libbiche.
So tutti Italiani: Longobardi, Veneti, Siciliani, Calabbresi, inzomma de tutte le Reggioni.
Scappano.
E nun se sa si so’ pensionati, cervelli in fuga, clandestini o
esodati (da cui “esodo”).
Quarcuno se vo’ fa’ passà pe’ tedesco e nun se vo’ fa’ pija’
l’impronte diggitali (l’Italiani sono molto orgojosi).
Però li sgamano subbito dar colore della pelle, da come movono le mano e dar fatto che parleno tutti insieme, che ‘n ce se ca-
pisce un cazzo.
Però i Libbici nun se preoccupano piu’ de tanto.
Sanno che la Libbia pe l’Italiani e’ solo de passaggio.
Je danno provviste pe’ du’ o tre settimane e quelli a tappe turistiche, fermannose ‘gni tanto pe’ guarda’ er panorama, raggiungono er Niger, la Nigeria, lo Zambia… indove troveno
lavoro e accoglienza.
Pero’ in quarcuno de quei Paesi nu’ li vonno perche’ dicono che er probblema nun e’ solo loro, “ma de tutta l’Africa ”.
“Sinno’ – dicono – che cazzo d’Unione Africana e’?”.
Er dibbattito se fa’ sempre piu’ acceso, perche’ quelli, l’Italiani, scappeno sempre de piu’, e nun se sa ‘ndo’ metteli.
A certi nun je vie’ nemmeno in mente che, clandestini o no, l’Italiani so’sempre esseri umani e che questo e’ un esodo epocale.
E’ ineluttabbile che ner 2035 l’Africa sara’ quasi tutta bianca e nel Burundi la lingua ufficiale sara’ er romanesco.
Quindi la speranza e’ che, alle prossime elezioni, l’Africani nun se faccino frega’ da li partiti populisti che vorebbero bombarda’ le coste Italiane ‘ndo cojo cojo pe’ nun fa’ parti’ piu’ nessuno.
Nun e’ coi droni che se risorvono sti probblemi, ma andando a parla’ coi capi delle tribbu’ italiane, cercanno de convinceli a mette li campi profughi ner loro paese (pare che le tribbu’ der Nord sieno le piu’ facili da convince).
Ortretutto questo impedira’ d’ora in avanti che quarche mafia equatoriale, in quarche capitale africana, speculi sull’emigranti, sui campi d’accoglienza e se freghi i sordi destinati a loro, lasciando l’Italiani ner degrado, nella miseria piu’ ignobbile e alla merce’ de quarche caporale che, pe’ fame, magari li costringe a fa’ la raccolta de datteri e de noci de cocco 20 ore ar giorno pe’du’ sordi.
Tutte cose che sarebbero ‘na vera vergogna per tutti li Popoli Africani.

Ars longa, vita brevis..

ars

Rispondo su questo Blog per quanto riguarda l’osservazione in Linkedin sulle programmazioni obsolete e sono d’accordo che il Pascale, il C++, Java, Modula-3, Scheme siano meno semplici di sintassi e facilita’ d’uso di un Python o chi per esso.

Per essere al corrente coi tempi del chi per esso, linko lo scarico del book gratuito qui e chi vorra’ completare il bagaglio informatico ne faccia buon uso e via andare.

La mia idea e’ che si sta procedendo verso quella che definirei “standardizzazione” del linguaggio, che facilita la programmazione, portando anche i non esperti del settore a “cimentarsi” nello sviluppo dei software.

Quella che scrivo e’ una riflessione che solitamente evito per non appesantire il post con citazioni e riferimenti ma che qui vorrei particolareggiare per quello in cui opero, quello dello sviluppo di software.

Innanzitutto utilizzando il motore di ricerca, parto da una citazione famosa di Socrate:

“Scio ne sapio” (“Io so di non sapere”).

La citazione e’ rivolta (e venne rivolta) con un atteggiamento polemico contro coloro che pretendono di sapere troppo ed ecco la mia di citazione che uso spesso, ovvero quella di non chiedermi consigli in quanto sapete sbagliare per conto vostro.

Ma il “non” sapere e’ uno stato normale dell’uomo. La battuta in Lynkedin di cui sopra tra l’altro citava:

“[…] So utilizzare abbastanza bene Windows 8; non sono un programmatore, ma mi interesserebbe prendere delle lezioni sull’utilizzo dello smartphone e tablet Apple (rispettivamente iPhone e iPad). Sono appassionato di questi apparecchi, ma non so utilizzarli. […]“

Cosa ho pensato? La curiosita’ e’ lecita, ma non si puo’ pretendere di imparare a programmare cosi’ da un giorno all’altro e, sicuramente, non e’ il caso di partire da Objective-C per farlo.

Il punto di partenza potrebbe essere quello di trovare un “linguaggio padre”, come puo’ essere C/C++/Java per i linguaggi “tipati” o Python/PHP (di cui ho linkato lo scarico gratuito) per quelli “non tipati”. L’importante e’ iniziare a pensare alla programmazione.

Non programmare.

Mi ha molto affascinato l’articolo di Peter Norvig (padre dell’intelligenza artificiale) dal titolo: “Teach Yourself Programming in Ten Years“, e di cui riporto il link all’ottima traduzione di Fabio Tessitore): Imparara a programmare in 10 anni…perche’ vanno tutti di fretta?

Vi invito a leggerlo. Io da qui ho estrapolato le seguenti frasi:

La conclusione e’ che le persone vanno molto di fretta quando devono imparare qualcosa sui computer, oppure che i computer sono qualcosa di favolosamente facile da imparare rispetto a qualsiasi altra cosa.
Non ci sono libri su come studiare Beethoven, la Fisica dei Quanti o perfino l’Addestramento dei Cani in pochi giorni.
Come disse Alexander Pope, “un po’ di sapere e’ pericoloso“.
Qual e’ il punto? Alan Perlis una volta disse: “Un linguaggio che non influenza il modo di pensare la programmazione, non vale la pena di essere conosciuto. E’ possibile che debba imparare una piccola parte del C++ (o piu’ probabilmente, qualcosa del tipo JavaScript o Flash) perche’ hai bisogno di interfacciarti con qualcosa di esistente per portare a termine un compito specifico. Ma allora non stai imparando a programmare; stai imparando a completare quel compito”.
Alcuni ricercatori (Bloom (1985), Bryan & Harter (1899), Hayes (1989), Simmon & Chase (1973)) hanno dimostrato che sono necessari circa dieci anni per sviluppare esperienza in una gran varieta’ di campi, inclusi il gioco degli scacchi, la composizione musicale, la telegrafia, la pittura, il suonare il pianoforte, il nuoto, il tennis, le ricerche in neuropsicologia e in topologia.
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La chiave e’ la pratica intenzionale: non semplicemente farlo ancora e ancora, ma impegnarsi in un compito appena oltre le proprie abilita’, provare, analizzare il proprio rendimento mentre e dopo l’esecuzione e correggere gli errori.
Quindi ripetere. E ripetere ancora.

Samuel Johnson (1709-1784) pensava ci volesse anche di piu’: “L’eccellenza in un campo qualsiasi puo’ essere raggiunta solo attraverso il lavoro di una vita; non si puo’ acquistare ad un prezzo inferiore“. E Chaucer (1340-1400) aggiunse che la vita e’ cosi’ breve, l’arte così lunga da imparare. Ippocrate (c. 400 AC) e’ noto per la massima “Ars longa, vita brevis“, che e’ parte della citazione piu’ lunga “Ars longa, vita brevis, occasio praeceps, experimentum periculosum, iudicium difficile, che in Italiano suona come” – [La vita e’ breve, l’arte e’ lunga, l’occasione e’ fugace, l’esperienza ingannevole, il giudizio difficile].
Sebbene in Latino, “ars” puo’ significare sia arte che mestiere, nell’originale Greco la parola “techne” significa solo abilita’, non arte.
Lavora su progetti insieme ad altri programmatori.
Sii il miglior programmatore in alcuni progetti; sii il peggiore in altri.
Quando sarai il migliore potrai testare le tue abilita’ di guidare un progetto e ispirare gli altri con la tua visione.
Quando sarai il peggiore imparerai cosa fanno i maestri, e cosa non piace fare loro (perché lo faranno fare a te).
Perlis dice che i migliori hanno un talento che prescinde dall’allenamento. Ma da dove viene questo talento? E’ innato? O viene sviluppato con la diligenza? Auguste Gusteau (lo chef di Ratatouille) dice: “Tutti possono cucinare, ma solo gli impavidi possono essere grandi.” Penso sia volonta’ di dedicare una larga parte della propria vita alla pratica.
Ma forse “impavidi” è un termine per sintetizzare questo concetto.
Oppure, come dice Anton Ego, il critico di Gusteau: “Non tutti possono diventare grandi artisti, ma un grande artista puo’ venir fuori da ovunque“.

Non c’e’ altro da aggiungere penso, considerato che ho bloggato non solo il mio parere ma quello di autorevoli personaggi sia di cultura che di informatica.

Occorre aver la coscienza di non sapere le cose, per studiarle, provarle e confrontarsi con gli altri, migliorandosi continuamente. Comunque, il segreto per sopportare lo sforzo e’ quello di fare le cose con passione e percio’ continua ad usare i pollici sul tuo smartphone e non pensare di imparare programmazioni in 10 lezioni.

Il Sospettoso Difettoso.

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Il carattere delle persone penso sia una cosa congenita che lo fara’ individuare presso gli altri e stavolta prendo in esame un vicino che appartiene ad una brutta categoria umana.. quella dei diffidenti sospettosi. Penso che il diffidente sospettoso sia la peggior persona che un umano e anche un upiede possa incontrare, e’ un tipo che vive male e sua volta fa vivere male pure gli altri, prende informazioni da tutte le parti, non gli bastano mai e poi non sa a quali deve dare affidamento essendo perennemente indeciso. Se deve acquistare qualcosa lo vedrai entrare in tutti i negozi, prendere nota dei prezzi e caratteristiche e trascriverle su un foglietto per non dimenticarsi poi finalmente focalizza uno che ha un forte. sconto… e’ finita, si domanda come cazzo mai costa cosi’ poco.. la ditta ha chiuso o sta per fallire e se e’ cosi’ addio pezzi di ricambio e assistenza, oppure costa cosi’ perche’ sta uscendo un modello nuovo? Come fare per scoprire, semplice.. si va sul motore di ricerca in Internet, qualcosa trovi sempre sul TrovaPrezzi o su Amazon e cosi’ ricominci da capo e non hai ancora concluso na mazza senza contare tempo perso, spostamenti costi di benzina e rottura di palle per lui e per il vicino (me in questo caso) a cui chiedera’ informazioni diverse volte per controllare se le risposte sono le stesse. Il diffidente sospettoso vuole sapere tutto degli altri ma non vuole rivelare niente di se’ e a questo punto chi e’ nelle vicinanze ha una vaga idea di chi sto descrivendo nel post.. Se sta’ pensando di comprare o affittare un appartamento, vuole sapere tutto degli inquilini del piano di sopra, se hanno bambini impestati, se fanno vita sociale nel senso se scopano in casa per lavoro, se litigano, se suonano uno strumento se il sole quando fa’ il giro all’inverno si nasconde dietro l’albero del Follja che non puoi abbattere .. A chi chiedere tutte queste informazioni senza destare sospetti e senza svelare le sue intenzioni altrimenti aumenta il prezzo di acquisto? Bisogna frequentare il quartiere, fare acquisti nei negozi, sedersi sulle panchine e attaccare discorso, parlare con le mignotte, i portieri, i pazienti del dottore di turno. Ma il bello sara’ che dopo aver preso notizie positive e ha deciso di comperare l’appartamento, quando gia’ sta facendo ridipingere le pareti dove andra’ ad abitare, verra’ a conoscenza che gli inquilini del piano di sopra, due coniugi anziani e silenziosi che camminano con pantofole su pattine ovattate, traslocano e al loro posto una famiglia di brasiliani arrapati che hanno tre figli, due che studiano canto e uno che suona la batteria con la prerogativa di fare riunioni settimanali sia per il collettivo della parrocchia di Fatemalesorelle che quello dell’associazione “liberate i nani dei giardini o i babbi natale dai balconi”.. Quindi taglio corto e dico che davvero dove comincia la diffidenza finisce la pseudo amicizia lasciando spazio all’iper rottura di marroni. In conclusione ricordati pero’ che fidarsi e’ bene ma non fidarsi e’ meglio perche’ non devi fidarti di chi non si fida.

Belen

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L’isis non avrà grandi difficoltà a invadere l’Italia di Eugenio Orso

Posted on 18 febbraio 2015

A questo punto, non sono le profezie di Nostradamus o il terzo segreto di Fatima che lo annunciano, ma la realtà è che l’isis – manovrato, armato, rifornito e rifocillato da potenti padrini, praticamente tutti nostri “alleati” – se andrà verso nord, partendo dal Grand Maghreb, non avrà troppe difficoltà a conquistare l’Italia, o almeno una fetta del nostro paese. Bandiere nere su San Pietro, nel giro di qualche mese? Non è da escludere. Sicuramente la Sicilia e le isole minori, come Lampedusa e Pantelleria, a sud saranno in grave pericolo. Per ora sembra che il pericolo non si avverta, ma è già reale.

Resisterà la Tunisia allo stato islamico che fa una sanguinosa “guerra da corsa”, non ancora sul mare ma sulla terra? Avranno i tagliagole del califfo, che si stanno avvicinando a Tunisi dalla Libia, l’appoggio di almeno una parte dell’Ennahda islamista tunisino (al-Nahda, la rinascita) e di giovani leve locali, deluse dagli esiti della “primavera araba”(!) e della “rivoluzione dei gelsomini”? Il piccolo esercito tunisino, con meno di trentamila uomini (il deposto Bel Alì ha privilegiato la polizia, per controllare la popolazione) riuscirà a fermarli sul confine con la Libia? E se attaccassero infiltrandosi da più parti, ad esempio dall’Algeria? Il problema potrebbe presentarsi prima del previsto, perché l’infezione islamica sunnita si sposta con grande velocità, nonostante qualche sconfitta subita e subito archiviata, puntando sempre su nuovi obiettivi. Un esempio? I curdi irakeni da nord, est e ovest sono arrivati a poca distanza da Mosul (dieci chilometri, in certi punti), ma i tagliagole di al-Baghdadi attaccano a sorpresa Erbil, la capitale dello stato curdo, in forze da sud-ovest. Ferocia disumana, velocità d’azione, propaganda di grande effetto sono tre requisiti del successo dello stato islamico, capace di colpire a sorpresa nel breve, dove vi è maggior debolezza da parte del nemico (Iraq diviso, Libia stato “fallito”).

Nel caso dell’invasione della Tunisia, dopo aver stabilito basi in Libia ed anche senza attendere la conquista della capitale Tripoli, la feccia dello stato islamico potrebbe rapidamente progettare un attacco contro la Sicilia, a partire da Lampedusa e Pantelleria, che sarebbero le prime a cadere. L’Italia, in altra epoca il “ventre molle” dell’occidente capitalista, e perciò anche dell’alleanza atlantica contrapposta ai sovietici, diventerebbe così il ventre molle dell’eurozona, ma questa volta non in termini puramente economici …

Più che a una lenta infiltrazione confusi con gli immigrati, che pur ci sarà per far entrare gli “scout”, sto pensando a sbarchi notturni, utilizzando natanti di piccole e medie dimensioni, carichi di mercenari e armi. Non credo che la guardia costiera e la marina militare potranno individuare tutte queste imbarcazioni. Sicuramente in molti sbarcheranno senza trovare contrasto e senza neppure essere individuati. Arriveranno portandosi dietro kalashnikov, lanciarazzi rpg, mitragliere e granate. Mezzi di trasporto, fra i quali fuoristrada e pick-up Toyota ai quali sono affezionati, li potranno trovare sul posto, uccidendo gli occupanti e requisendoli. Così la benzina e il cibo. Altre armi individuali e altri mezzi li potranno prendere ai carabinieri e ai poliziotti in fuga (cosa che do per scontata, data la situazione italiana). Anche le motociclette e gli scooter serviranno alla bisogna. Gli alloggiamenti, provvisori durante l’avanzata, li troveranno strada facendo, nei centri abitati, nei casolari, sterminando e sgozzando la popolazione che non riuscirà a fuggire.

Ci sarà di tutto, per quanto, almeno all’inizio, in numeri non troppo grandi: libici, irakeni, siriani, tunisini, algerini, ceceni, somali, nigeriani, maliani e … europei, o meglio i nuovi “moros”, una sorta di bastardi senza patria, figli e nipoti degli immigrati islamo-sunniti non integrati e non integrabili (nonostante la cittadinanza francese, inglese o italiana). Non ci sarà da stupirsi se alcuni mussulmani europei, impegnati nell’azione, proverranno proprio dall’Italia.

Le forze armate italiane, dopo anni di tagli al bilancio della difesa e agli organici, sono ridotte all’osso e, oltretutto, gli uomini migliori impiegati in un gran numero di missioni internazionali, dal Kosovo all’Afghanistan. Per quanto riguarda l’esercito, in tutta la Sicilia (circa ventiseimila chilometri quadrati) ci dovrebbe essere soltanto la brigata meccanizzata Aosta, con sei reggimenti, ma non so fino a che punto è impegnata nelle missioni all’estero. Per non parlare poi di Lampedusa e Pantelleria, piccole isole di qualche decina di chilometri quadrati, fin troppo vicine all’Africa e allo stato islamico, che non possono contare, nell’immediato, su qualche reggimento militare. Gli invasori dovranno essere affrontati sul terreno, ma le forze scarseggiano e l’esercito italiano può contare su circa centomila uomini, per le costose missioni all’estero e per difendere l’intero paese. Un po’ pochini, considerando la minaccia che si profila. Oltretutto, molti volontari sono giovani che probabilmente sono lì per avere un lavoro sicuro e un piccolo reddito, non per “vocazione” e spirito guerriero. Cosa faranno questi giovani mal pagati in mimetica, davanti agli assassini islamici-sunniti dei quali è nota la ferocia? Renzi può pure comandare cinquemila militari, sparsi nel paese a difesa dei siti sensibili, ma l’invasione sarà ben altra storia!

Non credo che l’unione europide monetaria si farà in quattro per dare concretamente una mano all’Italia. L’Italia deve obbligatoriamente privatizzare, riformare pensioni e mercato del lavoro, applicare il rigore contabile, ma la gestione dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo, che porterà amarissime sorprese, son solo affari suoi. Però state tranquilli, in frangenti come quelli che si prospettano l’unione monetaria e finanziaria dichiarerà la sua piena solidarietà, nei confronti dello stato membro aggredito dai terroristi!

L’Onu è ormai in disarmo, conta come il due di coppe a briscola (quando escono spade), perciò, per mettere insieme uno straccio di coalizione internazionale e intervenire sul campo ci metterà almeno sei mesi, se non un anno.

Resta l’alleanza atlantica, che scalpita nell’est europeo intenzionata a muovere guerra alla Russia. Di certo, l’intervento nato potrà risolvere il problema, ma quali saranno i costi per il paese? E’ facile prevederli. Una completa, definitiva sottomissione (in secula seculorum) non all’islam, ma al potere militare ed economico dell’alleanza guidata dagli usa, prima ancora che alla troika!

Questa volta la vedo brutta, molto brutta!

22 Dicembre l’Assenza e’ Presenza..

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Per molti il 22 dicembre e’ una data di osservazione, per me e’ una data di assenza che mi fa’ riflettere sui valori della vita. Vivere e’, insieme, accumulo e perdita. Incontrarsi e dirsi addio. Volti, nomi, storie, sentimenti, persone. Ci vengono incontro, ci affiancano, ci accompagnano per un tratto di strada.. poi se ne vanno, prendono altre vie, altri sentieri.. a volte si fermano, e rimangono li’, e guardano mentre ci allontaniamo e diventiamo sempre piu’ piccoli, sempre piu’ distanti, mentre proseguiamo il cammino e spesso neppure ci voltiamo indietro, presi da mille pensieri, gli occhi e la mente intenti alla prossima meta. Ma ci lasciano, tutti, qualcosa. Un fardello piccolo o grande, prezioso sempre.. ci lasciano il balsamo misterioso e dolcissimo dell’assenza. L’assenza e’ una voce che non sentiremo piu’, eppure ci parlera’ dal profondo del cuore nell’ora piu’ buia, nel giorno piu’ difficile. L’assenza e’ una mano che puoi stringere forte quando ogni altra mano ti sfuggira’ e il coraggio sembrera’ venirti meno. L’assenza e’ un ricordo che a chiunque sembrera’ banale, e’ una fotografia in bianco e nero, una frase che contiene un mondo, una cantilena imparata non sai piu’ quando e dove, un sorriso, un’amarezza seppelliti nella memoria. E’ una sera d’estate con le nuvole alte nel cielo, antichi re delle fiabe che partono per lunghi viaggi e per lungo tempo.. e’ una strada ripercorsa tante volte, e’ il Natale come lo aspettano i bambini, un giardino misterioso come la giungla nera, un pomeriggio giocato all’ombra di un cortile, mitologia quotidiana, lessico familiare, epopea domestica. L’assenza e’ il tempo che ti pareva inesauribile e invece non c’e’ piu’, il tempo per tutto cio’ che non hai saputo dire, che non hai potuto fare e che non hai fatto o non hai potuto/voluto fare, e’ il rimorso per un bacio mai dato ma che hai dato mille volte, per una lettera non spedita, per le parole inutili e i silenzi crudeli. E’ l’amore che ti porti dentro, e’ quello che resta quando tutto finisce. Il rendiconto ultimo, il significato del vivere. Illogicamente tutto questa assenza e’ presenza per me.. passata, presente e futura, ciao papa’.
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L’erba del vicino e’ sempre piu’ verde.

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Belle ste grafitate vero? Molto espressive veramente. Per chi non e’ del giro e pensa sia una canzone o un film, rammento un post che ho fatto a suo tempo parlando appunto di neve, quella che ti da’ alla testa e ti rende per un po’ molto euforico ma come effetto rebound passa sempre piu’ in fretta e ne devi prender dell’altra di sto tipo di coca.. Lui senza la bamba non scende dal letto. Lui senza la bamba non fa’ la doccia. Lui senza la bamba non sceglie i vestiti. Lui senza la bamba non esce di casa. Lui senza la bamba non entra nel bar dove fa’ colazione. Lui senza la bamba non tira fuori il telefono. Lui senza la bamba non chiama il compare che l’ha introdotto nel giro. Lui senza la bamba non si sognerebbe mai di presentarsi dal capo. Lui senza la bamba non sale in taxi. Lui senza la bamba non apre bocca. Lui senza la bamba lascia il tassista. Percio’, meno male che la bamba c’e’. Grazie alla bamba scende dal letto. Grazie alla bamba si fa la doccia. Grazie alla bamba si sceglie i vestiti. Grazie alla bamba esce di casa. Grazie alla bamba entra nel bar dove fa colazione. Grazie alla bamba tira fuori il telefono. Grazie alla bamba chiama il compare che l’ha introdotto nel giro. Grazie alla bamba sa di potersi presentare dal capo. Grazie alla bamba sale in taxi. Grazie alla bamba apre bocca. Grazie alla bamba riesce a dire al tassista dov’e’ che deve andare. E cioe’ dal capo. Non il Capo ma il capo inteso boss.
Una volta ai piedi del palazzo dove sta’ il capo, se non ci fosse la bamba non riuscirebbe a richiamare il compare che l’ha presentato al capo per farsi accompagnare dal capo. Ma meno male che la bamba c’e’. Una volta chiamato il compare che l’ha presentato al capo, il compare che l’ha presentato al capo scende a prenderlo, e si salutano. «Fighi, quanto siamo fighi!», gli dice il compare. «Fighi, fighi, siamo proprio fighi!», concorda lui, sempre grazie alla bamba. Il compare che l’ha presentato al capo lo porta su, in cima al palazzo, al cospetto del capo. «Fighi, quanto siamo fighi!», gli dice il capo. «Fighi, fighi, siamo proprio fighi!», ammette lui, sempre grazie alla bamba.
Poi discutono. L’idea del capo e’ semplice: incamerare piu’ soldi che si puo’. «Tu non ti preoccupare, conosco io i modi e gli snodi», gli dice il capo. «Figo», gli fa lui. Poi, al compare: «Tu che ne dici?». E il compare risponde: «Siamo proprio fighi. Percio’, che problema c’e’?» Lui a quel punto concorda.. «Gia’, che problema c’e’?» «Problema? Quale problema? » s’informa il capo, che gia’ sta pensando ad altro, cioe’ ai modi e agli snodi. «Nessun problema, siamo fighi», lo rassicura il compare. Lui allora rinfrancato si congeda. E prima ancora di scendere in strada, pensa alla bamba che lo aspetta. «Figo», dice, quando la trova.
l titolo spiega molto…ogni ragazzo tra i 14-15 anni in poi fa uso di sostanze come fumo, erba, sherpa, farina, vespa, joe coker utilizzate per “rullare” canne o sniffarle e usarle direttamente. Molto spesso pero’, alcuni, o meglio dire troppi, vanno oltre tutto cio’, sfociando nelle strade della droga, piu’ comunemente conosciuta come Bamba, tra cocaina, eroina, chetamina e le Paste, ossia le pasticche di extasy…questo in molte citta’ italiane, Milano, Napoli sono vendute legalmente…attenzione ragazzi date un dito e vi prenderanno il braccio..mollate la BAMBA che sara’ una bomba e come tale vi esplodera’ nelle mani…

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