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Forza che ce la stiamo facendo..

2 e poi….Andata. Ci rimangono solo 347 giorni di bonus prima di un altro tour de force. Non fatemici pensare.

Grazie al cielo la vacanza mi ha restituito la vitalita’.

Di una tarma.

Giusto due giri su me stesso e poi lo schianto.

Sono smorto come un sushi ma per fortuna non puzzo di pesce.

Ma e’ solo questione di ore.

In occasione delle benedette feste di Natale tutti sono migrati come rondoni per viaggi intercontinentali, io fortunatamente ho fatto solo due tour da parenti fighi che non hanno fatto pesare le festivita’..anzi..

La sola cosa che apprezzo di sto periodo e’ il concerto di capodanno, alla tele il 1° gennaio. Ahoo..ci ho 76 anni e passa e me lo ricordo sempre uguale.

Eppure ne e’ passato di tempo, mi sono spuntati i peli, caduti di i denti da latte, ho cambiato mogli, mestieri, convinzioni, mi son venuti i capelli sale e pepe.

E lui e’ li.

Ogni anno.

Si sono sciolto i ghiacci al polo nord, si e’ creato il buco dell’ozono, si sono estinti i dinosauri..prima o poi tocchera’ anche a lui no?

Ma la mia domanda e’ questa..quando? Saperlo.

Da un po’ di anni il direttore e gli orchestrali fanno gli scherzetti.

Gli Austriaci sono proprio dei belinacci.

Fanno il gioco dei pianissimi e dei fortissimi.

E da casa si diventa matti perche’ il concerto di Vienna lo si sente e vede a tavola mentre si addenta l’avanzo del giorno prima e si suggella il brodo dei cappelletti dato il troppo pieno e si va di goduria fino alla marcia del Radetky dove tutti battono le mani a tempo ed allora per festeggiare si cambia canale ed ecco il meglio dei politici che lascio vignettare allo Ste augurandovi un buon anno pieno di gioia e di desideri realizzati per chi soffre e per chi ancora crede nei sogni, nell’amicizia, nei piccoli gesti che offerti e dati ci daranno soddisfazione..

N°1 della “Settimana Enigmistica”.

Come augurio di buon anno posto la storia del numero 1 del settimanale “Settimana Enigmistica” uscito il 23 Gennaio 1932.

Questo settimanale non ha mai avuto restyling grafico, da 86 anni si presenta in edicola nello stessa veste e nello stesso formato tipografico.

Anche adesso, nonostante le più moderne tecnologia di stampa offset, sembra ancora stampato da una vecchia tipografia con caratteri di piombo.
Un’altra caratteristica che rende pressoche’ “unico” questo periodico, e’ che non ha mai accettato nemmeno pubblicita’ al suo interno (fatto salve alcune citazioni di marchi o prodotti legati per lo piu’ai premi dei concorsi per i suoi lettori).

Ad inventare La Settimana Enigmistica fu un nobile di origine sarda, Giorgio Sisini conte di Sant’Andrea, figlio di uno dei fondatori del primo Rotary Club della Sardegna.

Il conte Sisini, laureatosi in ingegneria a Milano, in origine fu soprattutto un innovativo imprenditore ed esperto di agricoltura, che cercò di modernizzare soprattutto nella sua terra d’origine, la Sardegna, facendosi importatore e promotore dei piu’ aggiornati mezzi della meccanica agraria (a Cagliari apri’ ben tre negozi di macchine agricole).

Ma un’altra passione bruciava nel suo petto…

Giorgio Sisini, infatti, era a sua volta un appassionatissimo cultore di giochi ed enigmi. Enigmi che ha continuato a ideare e proporre sulla “suaSettimana Enigmistica per 40 anni, dal fatidico primo numero del 1932 fino a pochi giorni dalla sua morte, avvenuta nel Giugno del 1972.

Da allora la direzione del settimanale è stata assunta da Raoul de Giusti, ed in seguito da Francesco Baggi Sisini).
Fra i piu’ famosi enigmisti che hanno fatto parte della sua redazione figurano i leggendari
Piero Bartezzaghi e Giancarlo Brighenti.

Secondo un tradizione che si e’ mantenuta pressoché inalterata nel tempo, nella copertina di ogni numero compare il profilo (un tempo) o la foto (oggi) di un personaggio famoso, il cui nome e’ la chiave del cruciverba di facciata del settimanale.

Nei numeri pari della rivista si tratta di un personaggio maschile, in quelli dispari di un personaggio femminile.

Nel primo numero il gioco di copertina era dedicato all’attrice messicana Lupe Velez.

Da allora la Settimana Enigmistica e’ divenuta un’attesa consuetudine in edicola per migliaia di famiglie italiane, di cultura medio-alta, che l’acquistavano continuano a farlo ogni settimana assieme al proprio quotidiano preferito.

Da parte sua la “Settimana” non ha mai mancato all’appuntamento in edicola con i suoi lettori (il 22 Novembre 2008 ha superato il traguardo dei 4mila numeri pubblicati), tranne in un caso, per forza maggiore, in occasione del numero 694 che sarebbe dovuto “uscire” il 14 Luglio 1945 ed invece arrivo’ nelle edicole due mesi dopo, a causa dei rivolgimenti bellici.

Di fatto “La Settimana” e’ stata la capostipite di un nuovo filone editoriale, quello dei periodici di enigmistica (rebus, cruciverba, sodoku, ecc.) che ha visto nel tempo proliferare un gran numero di testate simili.

Per un certo periodo la stessa Settimana Enigmista tenne la contabilita’ dei propri tentativi di imitazione (pubblicandone il numero sotto la propria testata).

Poi si e’ perso il conto, ma ancora oggi a fianco della sua testata appaiono due slogan che ne rivendicano l’unicita’ e la primogenitura: nei numeri pari compare la scritta “La rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”, e nei numeri dispari “La rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione”.

Ma la Settimana Enigmistica non e’ nota sola per le sue parole crociate e per i suoi giochi.

Il settimanale si contraddistingue da sempre anche per il suo corredo di fumetti e vignette umoristiche (proverbiali le sue “ultime parole famose”), e soprattutto per le sue rubriche di aneddoti e curiosita’ storiche e scientifiche, paradossi, leggende metropolitane, ecc. (L’Edipeo Enciclopedico, Forse non tutti sanno che…, Strano ma Vero, il PIacere di Saperlo,), seguite al punto da generare un vero e proprio sapere popolare alternativo, che ha trovato una magistrale interpretazione in uno dei personaggi della trasmissione cult degli Anni Ottanta “Quelli della notte”, personaggio interpretato dal comico Maurizio Ferrini nei panni di un opinionista televisivo che ricavava tutti i suoi ragionamenti e le sue informazioni proprio dalla citata rubrica “Strano ma vero” della Settimana Enigmistica, citandone orgogliosamente il numero e la data di pubblicazione, proprio come altri piu’ blasonati intellettuali citano testi ed autori delle proprie bibliografie.
Per il glorioso settimanale del conte ingegner Sisini un’ulteriore consacrazione anche da parte del mondo dello spettacolo(come del resto aveva gia’ fatto Toto’ nel film “Totò, Vittorio e la Dottoressa” e come ha fatto più recentemente la Banda Osiris con la canzone “Aguzzate la vista” interamente dedicata alla Settimana Enigmistica).

Fatta la cronistoria eccovi il primo numero e buon anno a tutti da Carlo il vostro togotuentinain alias togotuentisix (yzk).

Il successo e’ una ruota palindromica.

Tutto gira intorno ad una ruota palindromica:


A 3 anni il successo e’ : non pisciarsi addosso.
A 12 anni il successo e’ : avere tanti  amici.
A 18 anni il successo e’ : avere la patente.
A 20 anni il successo e’ : avere  rapporti sessuali.
A 35 anni il successo e’ : avere moltissimi  soldi.


A 50 anni il successo e’ : avere moltissimi soldi.
A 60 anni il successo e’ : avere rapporti sessuali.
A 70 anni il successo e’ : avere la   patente.
A 75 anni il successo e’ : avere tanti  amici.
A 80 anni il successo e’ : non pisciarsi addosso! .

C’e’ solo un tipo di successo:

quello di fare della propria vita cio’ che si desidera.

Urbi et Torbi Natale 2018.

Nel linguaggio quotidiano “Urbi et Orbi” viene utilizzato in tono scherzoso per descrivere qualcosa detto o pubblicato facendolo sapere a tutti.

Urbi et Orbi” e’ una locuzione latina che significa “Alla città (di Roma) e al mondo” (letteralmente: all’Urbe e all’Orbe), usata in particolari decreti delle Congregazioni romane o in solenni benedizioni pontificie per indicare che sono rivolte non solo alla città di Roma di cui il Papa è vescovo, ma a tutto il mondo cattolico.

Il Papa impartisce la sua prima benedizione “Urbi et Orbi” al momento della propria elezione al soglio pontificio, inoltre viene diffusa nei giorni di Natale e Pasqua e in occasioni particolari.

La benedizione viene impartita non solo ai presenti in Piazza San Pietro, ma grazie ai mezzi di comunicazione vale anche per le persone collegate tramite radio, televisione, internet.

La benedizione “Urbi et Orbi”, che viene pronunciata in latino, contiene una formula di remissione dei peccati e indulgenza:

Sancti Apostoli Petrus et Paulus, de quorum potestate et auctoritate confidimus, ipsi intercedant pro nobis ad Dominum.

Precibus et meritis beatæ Mariae semper Virginis, beati Michaelis Archangeli, beati Ioannis Baptistæ et sanctorum Apostolorum Petri et Pauli et omnium Sanctorum misereatur vestri omnipotens Deus et dimissis omnibus peccatis vestris, perducat vos Iesus Christus ad vitam æternam.

Indulgentiam, absolutionem et remissionem omnium peccatorum vestrorum, spatium verae et fructuosae pænitentiæ, cor semper pænitens et emendationem vitae, gratiam et consolationem sancti Spiritus et finalem perseverantiam in bonis operibus, tribuat vobis omnipotens et misericors Dominus.

Et benedictio Dei omnipotentis:

Patris et Filii et Spiritus sancti descendat super vos et maneat semper

in italiano:

I Santi apostoli Pietro e Paolo, nel cui potere e autorità confidiamo, intercedano per noi presso Dio.

Per le preghiere e i meriti della beata sempre vergine Maria, del beato san Michele arcangelo, del beato Giovanni Battista, dei santi apostoli Pietro e Paolo, e di tutti i santi, Dio onnipotente abbia misericordia di voi, e, perdonati tutti i vostri peccati, Gesù Cristo vi conduca alla vita eterna.

Dio onnipotente e misericordioso vi dia l’indulgenza, l’assoluzione e il perdono di tutti i vostri peccati, un periodo di pentimento genuino e fruttuoso, un cuore sempre penitente e una conversione della vita, la grazia e il consiglio dello Spirito Santo, e la perseveranza continua nelle opere buone.

E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre.

Natale.

A volte ritorno, come un boomerang col rischio di prendercelo sulla capa. E questa volta la tematica e’ sulla questione, figli e incintagioni.
Feste di natale alias nascita e ci si ritrova davanti al termo con contabilizzatore pseudo-caminetto.. ecco che il discorso cade tra maschi e femmine dolori e piaceri, gira e rigira si parla della fiducia del maxiemendamento che riscrive la manovra di bilancio sul quale il ministro Fraccaro ha posto la questione di fiducia ma alla fine si torna sempre a battere sull’argomento figa.
Allora..Tutte le volte che le donne parlano tra loro dell’esperienza parto, il concetto piu’ comune e ripetuto e’ il seguente.. il parto e’ un evento molto doloroso ma e’ un dolore che si dimentica.
Avete capito e sottolineo..e’ un dolore che si dimentica non come il nervo trigemino del mio amico Angelo.
Prendo largo, il discorso e’ ando da uno che aveva male ad un dente e sosteneva che era un dolore piu’ forte del parto ed ecco l’argomento che e’ andato a battere sulle dilatazioni, testa del bambino etc..cmq sempre a parlare in bene o in male dello stesso organo.
Poi com’e’ come non e’, le ex puerpere oggi madri, cominciano a raccontartelo.
Ma non nel modo che ti aspetti, cioe’ di quello di chi ha dimenticato e fa’ fatica ricordare, che insomma ha immagini confuse ravanando in una memoria grigia e nebulosa.
Le descrizioni sono nitide e meticolose da farti rinvenire il cenone prenatalizio con il redivivo Maina compreso.
E poi ste descrizioni sono assolutamente orripilanti.
L’esorcista e’ un cartone per bimbetti e fa’ meno paura. Venti ore di travaglio, il bimbo dentro piegato come un origamo, voltato di culo con tre giri di cordone ombelicale sul collo, una specie di Vasco Rossi in tenuta da concerto, un florilegio di collassi, l’ostetrica che salta sulla pancia a ginocchia unite, la sgravante che si spacca in due come una fodera di una vecchia poltrona tipo quella che usa Dario, mentre si invoca Santa Liberata (quella del ..fai che dolce sia l’uscita come dolce fu’ l’entrata), insomma gli occhi che si riempiono di sangue reticolato come a Wile E. Coyote.
Ecco mmmm che figata. Ma tanto ripeto che e’ un dolore che si dimentica. E come no.
Altro dilemma… la moda dell’ultima generazione che e’ quella dell’assistenza al parto. per il festival della serie come ti disprezzo una figa e divento paladino della bandiera corsara leghista.
Dunque, una volta che io sappia, il parto era un momento della donna, assolutamente privato.
Il mascolo duro stava fuori e non per nulla, in quanto se vedeva il frutto delle sue notti d’amore, poi in futuro col membro che ripiantasse l’arnese riproduttivo li.
Insomma la scena l’avrebbe in parte raffreddato e quindi era giusto che il diversamente madre si incatramasse i polmoni consumando le scarpe sul pavimento in sala d’aspetto.
Ora invece, il futuro papocchiato, sta’ dentro e assiste al parto.
Bah.
Io non ho esperienza in materia nel senso che per i miei due figli niente sigarette e niente scarpe consumate e quindi parlo un poco a vanvera ma immagino.
Mia figlia ad es. quando e’ nata (primo d’agosto) mi ha preso alla sprovvista in quanto me ne stavo al mare alla caccia di polipi in attesa della chiamata per il lieto evento previsto per meta’ agosto.. dovevo aspettarmelo in quanto pure io son nato di otto mesi ma i polipi non aspettavano e mi chiamavano..Carlooo Carlooo..
Qualcuno si chiedera’ come mai io non ero sul posto e quindi mi chiedo che minchia di utilita’ abbiamo noi mascoli in sala parto se non quella di far perdere la concentrazione alla sgavatrice mentre e’ sul difficile, col rischio magari fare un figura del belino con svenimento incorporato e va di culo in caso di presenziamento se nn facciamo una selfata con l’iphoneX ultima generazione per poi postare su facebucke agli amici.. onde far vedere i luoghi intimi dove e’ iniziato il casino (magari loro la potrebbero gia’ conoscere) e del resto le femmine ce l’hanno piu’ o meno tutte uguali no? Checcefrega dai..
Certo e’ che ad evento natalitizzato, quando si inviteranno gli amici, invece di flagellarli con i filmini di Casalcoso e Isole comprese, un bel diversivo e’ far visionare il parto della moglie con la farfalla Beleniosa in primo piano e magari poi far vedere come si e’ rimessa a posto dopo (a parte che mi ripeto ma alcuni amici potrebbero conoscerla gia’ per altri motivi.. mai dire mai)..
Ad ogni modo che goduria e che bei momenti vero?.
Dai aspettiamo la mezzanotte Natalizia cari Linkediani..Tu scendi dalle stelle e noi nel bene e nel male a parlar di figa.. monotematici e sempre a quello pensiamo..bah.. siamo proprio vecchio stampo e vi faccio i miei auguri e aggiungo anche quelli dello Ste nazionale che ve li fa alla sua maniera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Calendario Pirelli 2019.

Il Calendario Pirelli 2019 vede all’opera Albert Watson che col suo mono occhio ha fissato immagini di Laetitia Casta, Julia Garner, Misty Copeland e Gigi Hadid ed e’ stato presentato oggi presso Pirelli Hangar alla Bicocca di Milano.

Ho recuperato questa striscia di Ste inerente al baratro del 3 per cento e alla fratellanza natalizia..

L’ommemmerda.


L’ommemmerda veste firmato


per ricordarsi un ruolo,


una parte precisa da recitare.


Cammina deciso con uno sguardo profondo,


.. quasi intelligente, ….. quasi umano.


Cosa vede da dietro la sua imperiosa ottusita’?


Per vedere!….. Per capire!….. Ci vuole un
cuore,


ci vuole un’anima, ci vuole una briciola di
umilta’.


Cammina da solo nella sua osteggiata arroganza,


nella sua assoluta e totale padronanza di se,


neanche l’ombra lo segue piu’,


si e’ scazzata di appartenere al Re del Nulla.


L’ommemmerda non ha amici ma rivali,


non ha amori ma desideri da prendere al volo,


non ha giorni a venire ma occasioni da sfruttare.


L’ommemmerda guarda sorpreso,


non capisce l’ ironico sorriso,


non legge nei gesti la gioia per le insicurezze,
per le paure,


per la totale mancanza di certezze e realta’
assolute.


Non vede ballare la sua ombra dentro un cuore


e dentro occhi con una lacrima di commiserazione.


Eppure gli sarebbe bastata una sola


parola sincera, per tornare a vivere. 

e a proposito dell’ommemmzip eccovi la striscia dello Ste

Prendiamo es. dal branco di lupi?

Il post e’ dedicato a chi trascorre piu’ ore sul lavoro che a casa e pensa di essere un vero Leader e dovrebbe prender esempio dal branco di Lupi nella foto di cui sopra.

1 – I tre avanti sono vecchi e malati, camminano in avanti per regolare il ritmo del gruppo in caso di corsa, in modo da non rimanere indietro.

2 – I prossimi cinque sono i piu’ forti e i migliori, hanno il compito di proteggere l’avanguardia in caso di attacco.

3 – Il gruppo in mezzo rimane cosi’ sempre protetto contro ogni attacco.

4 – I cinque dietro di loro sono anche tra i piu’ forti e i migliori… essi sono incaricati di proteggere il retro in caso di attacco.

5 – L’ultimo.. il capo, si assicura che nessuno sia lasciato indietro, mantiene il gruppo unificato sulla stessa strada ed e’ sempre pronto a correre in qualsiasi direzione per proteggere e servire da “Guardia del corpo” a tutto il gruppo.

Questo e’ come si deve comportare davvero un leader, non si tratta di stare davanti ma significa prendersi cura di tutto il gruppo.

Ebbene siete convinti di quanto esposto sopra? Allora vi dico che la troverete da parecchie parti ed e’ la classica bufala con tanto di foto che nel dicembre 2015 furano lo Scoop di Laqtv emittente regionale d’Abruzzo e pubblicate su “Il Messaggero” in merito all’ invasione a Campo Imperatore nel gruppo del GranSasso di 25 lupi dei Carpazi dovuti al ripopolamento organizzato da una fondazione Olandese tra i cui soci spicca anche Alberto di Monaco e pensare che questa foto faceva parte di un documentario della BBC girato nel Canada del nord… 

.. ciao neh

a proposito di lupi vai Ste con la tua striscia domenicale

Compagnìa dei Defunti.

Ci ho pensato spesso, in questi ultimi settantasei anni.
E se dovessi descrivere il funerale ideale, lo sognerei senza dolore e senza addolorati, addolorandi e senza funerale.
Odio andare ai funerale specialmodo il mio.
Converrebbe ad onor del falso, aver lasciato di se una traccia di allegria cosi’ potente da controbilanciare l’assenza nel caso si sentisse.
Un segno di leggerezza da consumare anche postumo.
Il funerale deserto andrebbe proprio bene.
Non sono fra quelli che piagnucolano per la serie ricordati di me. Dimenticati di me, piuttosto, ma, soprattutto non soffrire.
Mi farebbe piu’ male del morire.
Ma come cazzo si fa?
O muori cosi’ vecchio, ma cosi’ vecchio che le persone che ami o dovresti
amare si sentirebbero iperstufate dal vederti ancora li’ stipendiato dall’INPS ex INPDAP.
Insomma, ne avrebbero avuto piu’ che a sufficienza dal trovarti sempre
tra le palle.
Oppure, sempre nel desiderio di non lasciare dolore dietro di
se’, tramutarsi, se non lo si e’ gia’, in un essere detestabile e malvagio e
iperscassacazzi, cosi’ perfido da far tirare un sospiro di sollievo a chi resta.
E poi ho poca voglia che l’uomo continui a concedere alla morte la di
lei capricciosa, ostinata supremazia…e’ piu’ dolorosa l’attesa dell’arrivo
E che magnifichi se stessa in consessi preficanti dall’organizzazione
paramilitaresca.
Se proprio fosse necessario, lascerei sfilare dietro il feretro i volontari
dell’addio a tutti i costi.
Il ricordo del beneamato dovrebbe essere sparpagliato il piu’ possibile e
senza le dimensioni strette e obbligatorie di una cerimonia con corteo semiordinato.
Incrocio di sguardi interrogativi e rumorino di suole che strascicano ghiaietta e pensieri a caso.
Ma la convenzione vuole che alla morte si debba rispetto e al morto onore e saluti.
Cosi’, oggi, appare molto sconveniente una preghiera funebre univocale
del celebrante.
Si e’ stabilito che sia sempre preferibile un rito con ondulazione corale,
abbastanza nera.
Un rito composto, religioso comunque.
La parola deve essere multipla.
Le strampalate regole tramandate della pietas sembrano avvertirci che il de cuius, solo dopo la morte, non debba essere solo per la serie..tutti insieme a salutare il rompiballe che si e’ levato di mezzo e ci permettera’ di fare le ferie senza complessi di colpa dell’abbandono o peggio ancora senza interrompere le ferie per tornare a salutare il vecchio pirla rimbambito che pur di stracciarci i pendenti ha deciso di andarsene mentre eravamo a Ibiza.
Strana pietas.
Da morto, dicevo, qualcuno deve pure piangerlo.
Vanno bene legionari smaniosi di macabri eroismi cosi’ come prezzolati
professionisti del piagnisteo o le famose piagnimuerto nordafricane.
Ora arrivo al titolo del post dicendo che Don Marcello Colcelli,
della parrocchia di Sant’Egidio dell’Orciolaia, si e’ stancato dei funerali deserti e ha deciso di varare la ..compagnia dei defunti…
Questa compagnia (accento sulla i) invita uomini e donne alla supplenza nel caso non ci fosse nessuno a soffrire attorno ad una bara.
Il vantaggio della solitudine non deve essere concesso mai e cosi’ e’ stato superato l’enpasse di non esser soli nell’ultimo viaggio con la modica cifra d’iscrizione di un paio di euro e l’incombenza di partecipazione a qualche funeralata.
E non dimenticate che juventus, ventus ma che comunque improba vita mors optabilior.

I Promessi Sporci.

In quel ramo del lago di Como
c’e’ un freddo che gela ogni uomo:
tra promontori, boscaglie e torrenti
ti treman le palle e ti sbattono i denti,
addirittura nel borgo di Lecco
la Sammontana ci fa il Maxistecco.
Un freddo mattino, Abbondio il curato,
camminava pianino perche’ anchilosato,
si procacciava il suo poco salario
con un monte di seghe e poco breviario;
ma nonostante cappello, sciarpa e guanti
rimase diacciato con i Bravi davanti.

E il Bravo: “Fermati, che di culo hai la faccia,
apri le orecchie a questa minaccia!
C’e’ Don Rodrigo il nostro signore
che ha voglia di scopare ogni due ore
ed ha deciso che vuole un pompino
dalla ragazza di Tramaglino…
quindi pretaccio… non al matrimonio
senno’ scateniamo un pandemonio!”
Abbondio rispose con poche parole:
“Dite a Rodrigo che faro’ quel che vuole “.
Il curato entro in casa e scanso’ le vivande
perche’ piene di merda avea le mutande,
racconto’ alla serva ubbidiente
la cattiveria di quel prepotente ;
fu la Perpetua a dir: “Che crudele!”
mentre solerte gli puliva le mele.

Il prete l’indomani parlando latino
prendeva in giro il pover Tramaglino,
che irato sbotto’: “Ti infilo nel frigo!”
Abbondio s’arrese: “Lo vuole Rodrigo!
Non lo posso fare il matrimonio…
senno’ e mi mettano in pinzimonio!”
Renzo usci’ furente sbattendo la porta
e ando’ al negozio a disdire la torta ;
poi racconto’ tutto alla demente Lucia
che consiglio’ tutti di pregare Maria.
Le speranze non eran che rimasugli…
poteva qualcosa Azzeccagarbugli?
Ma questi disse a Renzo: “Io… un vo’ beghe!
Dai retta figliolo, fatti tre seghe”.

Ma la coppia promessa non s’era arresa
ed architetto’ delle nozze a sorpresa,
un’azione di forza per gente decisa:
niente rinfresco, prima notte ad Incisa.
Entrarono in chiesa e nel buio assoluto
volaron pestoni, gambette ed uno sputo ;
atterrito Abbondio cerco’ di scappare
e Renzo si scaglio’ dritto sull’altare,
sbaglio’ però presa e agguantò Gesu’Cristo,
il prete fuggendo: “Un ti sposo… hai visto!”
Successe un putiferio in tutto il paese
e fu la Lucia a farne le spese:
spalla lussata, versamento a un ginocchio
ed un disgustoso catarro in un occhio.
Si recarono quindi dal Padre Cappuccino
che organizzo’ la fuga per evitar casino:
si mimetizzarono come camaleonti
e con varie bestemmie salutarono i monti.
Che notte per Renzo: ne’ figa ne’ ano ,
Lucia parti’ per Monza e lui per Milano.

La sposa promessa tra il freddo ed il vento
giunse stremata fino ad un convento,
dove comandava una tale Gertrude,
la porcona-monaca con vulva che prude
che godeva a Monza, il Manzoni accenna,
facendosela scicanare da Prost e da Senna.

Appena Rodrigo udi’ dell’accaduto
mollo’ na scoreggia e tiro’ un grosso sputo,
urlo’ agli scagnozzi: “Voglio Lucia!
Cercatemela e portatemela, ovunque sia!”

Nel frattempo a Milano giungeva lo sposo
poco contento e abbastanza furioso,
ragionava tra se’: “Ma mondo stoppino…
non trombo Lucia e qui fo’ il cretino!”.
Ma giunta era l’ora di far colazione
ed agognando Renzo un bel bombolone
si reco’ presso il Forno alle Grucce….
Tiro’Briosce per aria come cartucce:
peggio della guerra di’ quindici-diciotto
volavan panini, schiacciate e un biscotto ;
la gente mirava davvero a far male:
sette contusi per un filone integrale.
Dopo un paio d’ore arrivarono i celerini
che sedarono il tutto tirando crostini.
Renzo si rifugio’ in un’osteria
e si sbronzo’ alla facciaccia di Lucia.

Avrete gia’ inteso che allora a Milano
c’era la crisi della farina e del grano
ma il pover Renzo sapeva n’accidenti
che li’ scarseggiavano questi frumenti.
Passeggiava pel centro con un sacco gigante
quando fu controllato da una volante,
fu perquisito e di poi arrestato:
detenzione e spaccio di cantucci di Prato.
Ma non finisce qui l’avvincente romanzo,
Renzo scappo’ verso l’ora di pranzo:
“Quasi quasi vo’ a Bergamo, si’ la città l’e’ brutta,
speriamo almeno un’ si tirin la frutta!
Proprio di mele c’ho dietro du’ torte…
se mi piglian stavolta c’e’ la pena di morte!”
Don Rodrigo in tachicardia
senza il pompino della Lucia,
esclamo’: “Perche’ non c’ho pensato?
Basta che avverta l’Innominato!”.
Parti’ al galoppo, valicava ogni valle
una mano alle briglie ed una alle palle
e appena il cavallo casco’ sulla ghiaia
apparve il cartello “Villa Calcinaia”.
Rodrigo all’Innominato: “Mio amicone,
con speranza ti chiedo ’sta commissione .
Rapiscimi Lucia, tranquillo e con calma
se non la trovo mi verra’ il cardiopalma!”
L’Innominato con cinque teppisti
entrò nel convento senza esser visti:
da tutte le suore Lucia era appartata
il Grifo la vide e le diede una bastonata,
la colpi’ con forza, un po’ sotto il collo,
lei si squaglio’ come il pane in ammollo.
Per piu’ di sei giorni la pora Lucia
rimase sdraiata per l’anestesia ;
la poveretta piangeva, piangeva e pregava:
“Madonna… fo’ un voto… nessuno mi chiava,
rinuncio ad ogni uomo, niente bambini
da qui finche’ non muoio saran ditalini!”.

Cosi’ lei giuro’ sperduta nel Chianti
quando le apparve l’Innominato davanti:
“Pora Lucia, ti vedo un po’ pesta,
che hai fatto alla spalla e li sulla testa?
Davvero mi vergogno e ti chiedo scusa…
non chiamo Rodrigo e ti mando a Ragusa!”.

Ma lei torno’ al paesello natale
e nel borgo scoppio’ un gran carnevale:
baci ed abbracci, strappi di camicia…
nemmeno in curva quando c’era Derticia,
ma si blocco’ di colpo la citta’
quando seppe del voto di castita’.
Lucia grido’: “Che Renzo si metta in pace…
il suo uccello lo piglio solo alla brace!”.
Milano intanto senza che si sapesse
fu colpita da una forma di aiddiesse:
i rotoli di carta furon presto esauriti
e la gente si puliva il culo coi diti.
Il contagio avveniva stringendosi le mani
e cosi’ fu moria tra i popolani.
Rodrigo fu colpito da una forma violenta
salutando uno zio che cacava polenta:
vane le cure con aspirina e chinino…
e mori’ senza ricevere quel beato pompino.

Ed ecco proprio che da questo momento
riapparve Renzo dall’isolamento:
da Bergamo a Lecco in un battibaleno,
superando le carrozze nientedimeno,
arrivo’ da Lucia che tutta emozionata
gli disse che lui non l’avrebbe trombata.
E Renzo rispose, di rabbia assai empio:
“Lucia te c’hai il VOTO… ed io lo riempio!”.
Questo e’ il finale: ma quale provvidenza…
i mugolii echeggiarono ben oltre Vicenza.

Il mio romanzo e’ terminato,
ripongo la penna e vo’ a bere un Moscato
perche’ io soprattutto di questo Manzoni
mi son veramente scassato i coglioni!

e come ogni domenica ecco il Marketing di Salvini secondo lo Ste.