Gladio Stay Behind.

622 volontari di Gladio

Sono passati molti anni da quel lontano 6 gennaio 1991 da quando i 622 volontari di Gladio sono stati scaricati pubblicamente in maniera sconsiderata dal governo italiano.

La divulgazione dei loro nomi ha sottoposto questi sventurati ad un lungo periodo di accuse false ed infamanti, caso unico fra gli Stati della NATO dove esisteva Stay Behind.

Tanta gente nel frattempo ha dimenticato, i più giovani non sanno nulla, è pertanto essenziale ricordare, ma ricordare la verità.
Lo Stato italiano ha la responsabilità di aver tradito i suoi figli più generosi, quelli che volontariamente avevano accettato, senza alcun compenso, di servirlo nella malaugurata evenienza di un’ invasione di forze militari straniere dell’Italia.

Gli aderenti erano perfettamente consapevoli che, alcuni giorni prima dell’ora fatidica, se fosse avvenuta l’invasione, almeno il 50% di loro sarebbe stato eliminato dai Servizi Segreti del nemico aggressore oppure da quelle formazioni italiane pronte ad appoggiare l’invasore (aveva suscitato scalpore l’on. Armando Cossutta quando accusò pubblicamente i Gladiatori definendoli traditori della Patria. Denunciato dalla Associazione Italiana Volontari Stay Behind fu assolto da un compiacente magistrato perché, secondo lui, l’offesa
rientrava nella normale dialettica politica. Cossutta, comunista italiano inserito nelle gerarchie sovietiche con particolari relazioni con il KGB, usando il sistema di Goebbels e Stalin
, incolpa i tuoi avversari dei tuoi misfatti , aveva tentato di infangare i Gladiatori attribuendo a loro le sue personali colpe).
Un ulteriore 25% sarebbe certamente caduto sotto l’urto dell’attacco a causa dei bombardamenti e dei combattimenti. Il rimanente 25% sarebbe stato quindi la residua forza operativa di Gladio, forse ulteriormente ridotto per chi improvvisamente avesse fatto prevalere l’istinto di sopravvivenza e gli affetti familiari.

Gli appartenenti a Gladio avevano precise consegne: restare inseriti, se possibile, nel proprio contesto sociale, oppure, qualora la situazione non lo avesse permesso, operare in clandestinità, attendendo le direttive dalla Centrale Operativa.

Tali disposizioni avrebbero potuto arrivare subito o anche
molto tempo dopo a secondo delle varie situazioni e delle necessità che si sarebbero determinate. stay Behind – Gladio Stay Behind, che vuol dire “stare dietro le linee” , sul territorio occupato dal nemico, era un’organizzazione che ricalcava, in forma aggiornata, quella che era stata adottata dalle forze di resistenza partigiana in Europa durante l’occupazione nazista.
Era una rete clandestina, inserita nell’ambito NATO, da impiegare
nell’eventualità di un’occupazione nemica del territorio.

Dalla creazione di Gladio, nei primi anni ’50, fino alla caduta del
Muro di Berlino il pericolo fondamentale d’invasione, per non dire
l’unico, veniva dall’Unione Sovietica.

I Gladiatori pertanto si addestravano simulando di operare sul territorio occupato dall’esercito dell’invasore sovietico.

Su questo fatto il PCI prima, e poi il PDS – DS, deliberatamente hanno equivocato definendo la struttura Stay Behind
un’organizzazione politica anticomunista e accusandola in particolare di aver attuato arbitrarie repressioni contro i comunisti italiani.

Tutto questo al chiaro fine di ergersi a vittime sacrificali e giustificare al contempo la mancata presa del potere in Italia. Gladio è divenuto il capro espiatorio del fallimento
dell’ideologia e della storia del partito comunista italiano.

La realtà è che Stay Behind era necessariamente una rete clandestina anti invasione, con l’obbligo di tenere rigorosamente segreta la struttura, che operava in piena legittimità, in quanto coordinata da Organi Ufficiali dello Stato che a loro volta erano subordinati ai massimi vertici del Governo italiano.

La qualità del personale era verificabile in qualsiasi momento; nessun agente di “Gladio” ha mai avuto autonoma disponibilità di armi e di altro materiale bellico predisposto per le esigenze della guerra non ortodossa.

L’origine di GLADIO viene fatta risalire all’organizzazione “O” la quale era originata da una formazione partigiana bianca, la “OSOPPO”.

Nel primo dopoguerra appena ebbe inizio la Guerra Fredda e divenne concreto il pericolo che la nostra frontiera del Nord-Est soccombesse alla prorompente forza degli eserciti del Patto di Varsavia, questa organizzazione, composta da civili provenienti dalle file degli ex partigiani bianchi fu inserita legalmente nelle Forze Armate italiane.
Fu dotata di vertici militari e fatta confluire nella struttura N.A.T.O. denominata Stay Behind.

Pertanto mentre gli ex partigiani bianchi si istituzionalizzavano finendo alle dipendenze della Difesa, gli ex partigiani rossi tendevano a riorganizzarsi in una struttura interna del PCI, la cosiddetta GLADIO ROSSA con tendenze rivoluzionarie.

Stay Behind era costituita da 5 unità di pronto impiego in regioni di particolare interesse strategico, denominate: STELLA ALPINA nel Friuli, STELLA MARINA nella zona di Trieste, RODODENDRO nel
Trentino Alto Adige, AZALEA nel Veneto e GINESTRA nella zona dei laghi lombardi.

L’arruolamento

Il reclutamento di nuovi Gladiatori avveniva tramite un sistema di
valutazione e controllo molto lungo e complesso per poter garantire la segretezza e la sicurezza della Rete. Il Capo Rete proponeva ai vertici della Base Operativa un nominativo ritenuto, per le sue doti di serietà e di equilibrio, conforme ai requisiti necessari il quale non doveva avere nessuna propensione per alcun genere di estremismo. Non doveva nemmeno essere troppo giovane, perché in caso di guerra sarebbe stato richiamato nell’esercito regolare e così non avrebbe potuto essere disponibile; l’età ideale era fra i 35 ed i 55 anni.

Per il momento costui non doveva essere assolutamente informato di essere un candidato Gladiatore.
Dopo i necessari accertamenti eseguiti dalla Base, che potevano durare dai 6 ai 12 mesi, ed in caso di risposta positiva, “l’aspirante” veniva avvicinato dal Capo Rete, che con la massima cautela sondava il suo pensiero e le sue intenzioni ad una eventuale proposta di far parte della Struttura.

Il dialogo avveniva per gradi, in modo che se il prescelto non era interessato alla proposta, si potesse troncare o deviare la conversazione per far si che non fossero divulgate informazioni più di quanto necessario.

Per questo motivo nelle liste
dei 622 furono trovati alcuni nomi di persone che nulla sapevano di
tutto ciò, infatti si trovavano nel periodo della verifica di
preavvicinamento.

Il fondatore della Rete Stay Behind nella provincia di Bolzano fu il Cav. Giuseppe Landi, per molti anni anche Presidente dell’A.N.d’P.I. di Bolzano (Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia), che reclutò fra i suoi più fidati paracadutisti gli aderenti alla Struttura segreta.

Giuseppe Landi, nato a Caserta nel 1921, morì nel marzo del 1991, a distanza di solo due mesi dalla divulgazione delle liste.

Era stato contattato dal Ministero della Difesa nei primi anni ’60 per costituire a Bolzano la Rete clandestina di cui ne divenne poi Capo rete.

La scelta era caduta su di lui, oltre che per le sue elevate qualità morali, anche perché durante la seconda guerra mondiale aveva fatto parte dei Guastatori dell’Aeronautica, un gruppo denominato
ADRA, che era addestrato ad essere paracadutato nelle zone dell’Africa settentrionale occupate dagli Alleati per operare in clandestinità con azioni di guerriglia e sabotaggio contro aeroporti, caserme o concentrazioni di mezzi militari nemici.

Il 12 agosto 1979 il Landi subì un gravissimo incidente durante un lancio effettuato con il paracadute “LISI” (un paracadute speciale usato dai sabotatori durante l’ultima guerra).

A causa della grave invalidità che lo colpì, gli subentrò nella carica di Capo rete , Lino Trettel già campione italiano ed europeo di paracadutismo.

La Centrale, la Scuola presso il C.A.G. di Alghero

SILENDO LIBERTATEM SERVO”:
questo era il motto ed il simbolo che appariva all’esterno della Base
Scuola denominata “la Centrale” che stava a pochi chilometri da Alghero su una meravigliosa scogliera, dove i volontari di Stay Behind frequentavano i corsi di preparazione alle tecniche della Guerra non ortodossa sui temi di Infiltrazione, Esfiltrazione, Sabotaggio e Guerriglia che avrebbero poi simulato nelle esercitazioni, sui rispettivi territori di competenza.

Infiltrazione si intende il metodo per favorire l‘introduzione clandestina di team di Reparti Speciali Alleati sul territorio occupato; Esfiltrazione , si intende il metodo per favorire l’uscita dalle zone occupate di persone a rischio o di spicco come politici o scienziati, oppure piloti alleati abbattuti, oltre naturalmente i team entrati clandestinamente.
Presso la Scuola operavano i militari effettivi della 7ª Div. del SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare), specialisti altamente qualificati, chiamati gli “interni”.

Erano anche incaricati di formare gli “esterni”, i cosiddetti Gladiatori reclutati fra i civili. Dagli anni ’50 fino al 1974 i Gladiatori venivano richiamati con regolare cartolina precetto e svolgevano l’addestramento suddiviso in corsi della durata di 15 giorni, il primo dei quali considerato basico ed i successivi di specializzazione nelle diverse branche.

Il richiamo con cartolina precetto fu poi giudicato troppo “ divulgatore” di notizie, in quanto restava una traccia burocratica dappertutto (Distretti, Caserme dei Carabinieri, Messi comunali, datori di lavoro, parenti dell’ interessato ecc.) e per essere una rete assolutamente segreta questo era troppo imprudente.

Dal 1974 fu deciso pertanto di rinunciare ai richiami ufficiali confidando nella disponibilità degli affiliati di rispondere alla “convocazione diretta” giustificando l’assenza dal posto di lavoro con ferie o permessi non retribuiti.

Ilvantaggio di questo sistema era quello, oltre il mantenimento della segretezza, di poter estendere il reclutamento anche a chi non aveva fatto il servizio militare e quindi anche alle donne, infatti per certi incarichi non servivano certo dei guerrieri del tipo Rambo.

Gli “esterni” arrivavano con loro mezzi a Roma la domenica e da lì condotti al CAG (Centro Addestramento Guastatori) in Sardegna a Poglina, vicino ad Alghero, con un aereo tattico, un bimotore G222 del SISMI, e con un pulmino, entrambi con i finestrini oscurati in modo che i “passeggeri” non individuassero il luogo dove venivano condotti.

In passato il trasferimento avveniva con il famoso aereo “Argo 16” precipitato nel 1973 a Marghera dove perirono i 5 componenti dell’equipaggio.

Secondo la Magistratura fu sabotato dai Servizi segreti israeliani per ritorsione contro il Governo italiano il quale aveva liberato 5 terroristi palestinesi.

Infatti, poche settimane prima, lo stesso aereo con lo stesso equipaggio aveva rimpatriato, su ordine del Governo, i 5 terroristi.

Scesi a terra vicino alla palazzina “C” del complesso militare si trovavano davanti il mare aperto, immediatamente alle spalle la montagna, tutt’intorno una fitta vegetazione mediterranea.

Era pressoché impossibile capire dove si trovavano; all’Elba o in Corsica, alle Eolie o in Sardegna od in qualche altro territorio straniero?

Ai neofiti, prima di salire sull’aereo militare, veniva spiegato in termini molto chiari che cosa stavano per diventare e cosa dovevano fare, inoltre erano tenuti a sottoscrivere la dichiarazione impegnativa di accettare tutti i doveri del caso, in modo che chi solo allora avesse capito, avrebbe potuto rinunciare ed eventualmente essere riportato in città.

Il punto di non ritorno infatti era proprio l’accettazione dell’impegno; alla Centrale i nuovi Gladiatori venivano poi schedati, fotografati, prese le impronte digitali e tutto quello che riguardava la loro identità per una precisa identificazione futura e facilmente riscontrabile anche in luoghi lontani e per interposta persona. 

Questa schedatura veniva trasmessa anche ad un Settore
preposto della NATO che raccoglieva i dati di tutti i Gladiatori di tutti gli Stati che facevano parte dell’Alleanza.

I dati erano coperti da segreto assoluto con la garanzia che sarebbero stati distrutti in caso d’emergenza perché non cadessero in mano al nemico.

Tuttavia la garanzia risultò non attendibile tanto è vero che nel 1990 la pressione politica della sinistra riuscì a scardinare questa riservatezza.

Lo Stato italiano non era stato in grado di difendere quel segreto che semplici Gladiatori avevano custodito con fedeltà per tanti anni. Purtroppo non era stato previsto che il nemico potesse essere lo stesso Stato che i Gladiatori servivano, ovvero quella parte di paese che per opportunismo, indifferenza, protagonismo, spirito di vendetta aveva ritenuto di sbattere i “mostri” in prima pagina.

Nella Base, da quel momento, gli aderenti a Stay Behind erano in isolamento, potevano telefonare qualche volta, ma non ricevere telefonate, niente radio e macchine fotografiche; il recapito per casi urgentissimi dai familiari era il Ministero Difesa Esercito – Reparti Speciali Roma.

Avevano la proibizione di dire il proprio cognome ai colleghi di corso, di parlare di se stessi e della propria città.

Era proibito allontanarsi dalla palazzina se non con uno degli istruttori.

Questi erano sempre presenti, in aula, in poligono, a tavola, al bar, e naturalmente durante l’addestramento pratico che avveniva sia in mare che sul terreno, di giorno e di notte.

Al termine del corso di addestramento intensivo venivano riportati a
Roma con il medesimo sistema “oscurato”, e da lì rientravano nelle loro residenze con aerei di linea , con il treno o con mezzi propri.

La Base Scuola serviva anche agli specialisti del CAG, infatti oltre
che i Gladiatori si addestravano anche molti altri Reparti Speciali
delle Forze Armate Italiane ed Alleate.

I depositi di armi (NASCO)

Presso la Scuola CAG i Gladiatori imparavano la tecnica per l’occultamento e riesumazione di depositi di armi, detti in gergo NASCO.

Veniva insegnato il metodo per eseguire operazioni di protezione del materiale, ricerca del luogo adatto ed interramento, catalogazione dell’ubicazione e ricerca successiva del NASCO.

Tutto questo solo teoricamente, perché i NASCO furono depositati nel 1963 da personale “interno” e nessuno dei Gladiatori conosceva le ubicazioni in quanto sarebbero state segnalate, tramite messaggi cifrati, solo in caso di necessità d’uso.

Questi materiali erano stati forniti dagli Stati Uniti confezionati in speciali involucri al fine di assicurarne il perfetto stato di conservazione ed interrati in appositi contenitori metallici.
Tali materiali erano composti da armi portatili, esplosivi, bombe a mano, pugnali, fucili di precisione, radio trasmittenti, binocoli ed utensili vari.

Tuttavia a causa di un ritrovamento fortuito nel 1972, da parte di persone estranee, di uno dei contenitori nella zona di Aurisina i NASCO furono ricuperati.

I materiali esplosivi furono concentrati alla Base di Alghero, le armi ed il loro munizionamento dati in consegna fiduciaria presso le caserme dei Carabinieri sigillati ed etichettati come “scorte di copertura”.

All’emergenza era previsto il rifornimento agli agenti sui territori occupati tramite avio lancio.
La maggior parte dei NASCO (100) erano stati ovviamente ubicati nel Friuli Venezia Giulia, zona a maggior rischio di invasione sovietica.
In Trentino Alto Adige i depositi erano solo 5, ma nessuno dei Gladiatori ne ha mai conosciuto l’ubicazione, perché l’interramento ed il ricupero fu eseguito solo da personale “interno”.

Le esercitazioni sul territorio

Le esercitazioni realizzate sui territori di competenza delle Reti venivano pianificate dal Comando della Centrale in collaborazione con i Comandi NATO in quanto venivano coinvolte unità delle Forze Speciali Alleate, di solito americani od inglesi, le quali dovevano simulare di essere le punte avanzate degli eserciti liberatori che penetravano clandestinamente nei territori occupati dall’invasore. 

L’attività durava circa 15-20 giorni e veniva progettata almeno 8-10 mesi prima.

I Capi Rete delle zone prescelte per l’operazione venivano allertati almeno 6 mesi prima, tramite messaggio cifrato e compresso,inviato mediante speciali radio ad onde corte.

Veniva definito il luogo, il giorno, l’ora ed il minuto preciso in cui sarebbe avvenuto l’aviolancio dei “team” Alleati.

Durante i sei mesi disponibili i componenti di tutta la Rete si
attivavano per predisporre l’infiltrazione e la successiva
esfiltrazione delle Forze Speciali, per raccogliere le informazioni relative agli obbiettivi da attaccare e più in generale quelle relative a tutta l’area per tutelare la sicurezza e le possibilità di movimento di tutta l’operazione.

Di primaria importanza era la ricognizione della zona dove avrebbe dovuto avvenire il lancio in modo da definire l’esatto punto, studiare i venti della zona, verificare eventuali pericoli rappresentati da ostacoli ambientali e morfologici della zona o della possibilità di intrusione di estranei.

Inoltre dovevanoricercare ed imparare i percorsi dove avrebbero poi fatto transitare i “team”, trovare dei rifugi sicuri (baite, fienili, o ripari naturali) dove avrebbero condotto i gruppi “alleati” per trascorrere le ore del giorno, al riparo da sguardi indiscreti, in quanto venivano fatti transitare sui percorsi solamente di notte.

Una delle esercitazioni invernali classiche degli ultimi anni nella provincia di Bolzano, era programmata di solito per il mese di marzo.
Veniva scelta l’Alpe di Siusi quale zona dell’avio sbarco, infatti
l’altopiano è l’ideale per questa attività.

Nel giorno fissato i Gladiatori, dopo mesi di febbrili preparativi, erano sul posto, pronti a “guidare” da terra, con tecniche speciali, l’aereo sulla verticale del luogo di lancio.

Puntuale al minuto prestabilito 8 mesi prima (che di solito era fissato fra l’una e le due di notte) il rombo dei motori dell’aereo militare, un quadrimotore Lockheed C130 Hercules proveniente dalla Germania o dall’Inghilterra o direttamente dagli Stati Uniti, annunciava il suo arrivo. Di lì a pochi secondi una enorme sagoma nera, a quota poco superiore ai cento metri, avrebbe sorvolato il punto esatto di lancio, paracadutando i “team” alleati.
Nella zona di lancio erano presenti, in luoghi ben defilati e nascosti, anche militari e mezzi del IV Corpo d’Armata di Bolzano con l’ordine di intervenire, per prestare soccorso, solo in caso d’incidenti durante il lancio.

I “team” Alleati venivano poi presi in consegna dai Gladiatori che li trasferivano, guidandoli lungo i percorsi in precedenza prestabiliti, al primo rifugio sicuro, dotandoli delle necessarie vettovaglie.

In tale luogo arrivavano, poco prima dell’alba, dopo 4 o 5 ore di marcia notturna nella neve a quote non inferiori ai 1800-2000metri. I militari alleati trascorrevano il giorno nel nascondiglio ed i Gladiatori nel frattempo ritornavano alle loro attività civili diurne.
Durante tutte le notti successive avvenivano altri spostamenti, con lo stesso metodo dell’assoluta segretezza finché gli alleati, coadiuvati dai Gladiatori, avessero portato a termine la loro missione e attraversato tutta la regione.

Dopo aver simulato attacchi agli obbiettivi prestabiliti oppure contro le ipotetiche forze nemiche occupanti, venivano affidati alle Reti dei territori limitrofi per farli rientrare poi nelle zone “libere”.

IL CONGEDO

Il Governo italiano nella persona dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Giulio ANDREOTTI nel novembre del 1990 dichiarò sciolta la Struttura Stay Behind e fornì al Parlamento e a tutti gli organi d’informazione i nomi dei 622 componenti dando inizio così ad una sorta di caccia alle streghe.

Per mitigare la durezza delle vessazioni a cui erano sottoposti da quel momento, e per molti anni successivi, l’allora Direttore del SISMI Ammiraglio Fulvio MARTINI inviò a tutti loro una lettera di congedo che così riassume:


“Per ordine del Governo la struttura S/B è stata sciolta in data 27 novembre 1990 . 

Pertanto alla ricezione della presente la S.V. Deve considerarsi sciolta da ogni vincolo connesso alla predetta struttura. 

Viene quindi a cessare ogni forma di riservatezza. 

Il Servizio La ringrazia per la consapevole disponibilità offerta nella possibile prospettiva di un compito legittimo e generoso nella malaugurata evenienza di un’occupazione militare dell’Italia. 

È con questi sentimenti che Le invio il mio grazie ed i miei più cordiali saluti . ”

Firmato: Ammiraglio Fulvio MARTINI Direttore del SISMI

Questo poteva servire almeno a precisare ai loro datori di lavoro, ai parenti, agli amici la realtà della situazione.

Nonostante questo, diversi Gladiatori ebbero gravi difficoltà sul posto di lavoro ed qualcuno anche in famiglia.

Alcune consorti chiesero la separazione perché il marito per tanti anni aveva loro mentito sul reale motivo delle prolungate assenze. 

Ma questo era l’impegno che tutti Gladiatori avevano sottoscritto, nessuno doveva sapere.

I Gladiatori erano patrioti che difendevano la democrazia

È definitivamente passata in giudicato la sentenza di assoluzione di Gladio e di tutti i gladiatori, sia per non aver commesso il fatto, sia perché il fatto non costituisce reato.

I pubblici ministeri hanno rinunciato a ricorrere di fronte alla Corte d’Assise d’Appello di Roma che aveva mandato tutti assolti già nel luglio 2001.

Il termine per il ricorso scadeva in febbraio 2002, ma nessuno degli accusatori se l’è sentita di prorogare ulteriormente un processo che non aveva più niente da svelare, gli imputati erano inequivocabilmente innocenti.


Quegli organi d’informazione che negli anni precedenti non perdevano occasione per sparare pagine violentissime contro Gladio ed i gladiatori, indicandoli come eversori, spie, stragisti, servi degli americani, hanno passata sotto silenzio la sentenza dell’assoluzione oppure relegando nelle pagine interne le poche righe della notizia.

Oltre dieci anni dopo l’inizio di quel vergognoso tiro al bersaglio della sinistra contro organi dello Stato perfettamente legali, la Giustizia italiana ha messo definitivamente la parola fine. 

I vertici di Gladio e tutti i suoi 622 aderenti sono stati assolti da ogni accusanel modo più limpido e chiaro : “il fatto non costituisce reato” – “il fatto non sussiste” – “la struttura era perfettamente legale” .

La Gladio, quell’organizzazione militare segreta che nel gennaio del 1991 aveva scatenato l’indignazione della sinistra non ha commesso alcun reato, i suoi aderenti non erano traditori della Patria come disse spudoratamente in Tv il comunista stalinista Armando Cossutta.

Un brutto colpo per certi retrivi “ pensatori” della sinistra, professionisti di campagne di stampa, esperti in caccia alle streghe, per loro Gladio dietro la strage di Bologna, dietro la strage di Peteano, dietro il piano Solo, dietro tutto quello che di nefando è successo in Italia negli ultimi 50 anni.

Era auspicabile che venisse dato un minimo di risalto alla notizia dell’assoluzione piena per ripagare in parte i torti subiti per anni.

Il Gladiatore è un uomo d’onore e un patriota, soprattutto il Gladiatore e’ innocente, lo dice la II Corte di Assise di Roma.

I Volontari di Stay Behind erano dei civili reclutati del Sismi per essere utilizzati solo nel caso di una infausta invasione dall’esterno. Non hanno mai partecipato a nessuna guerra, ma solo a fasi di addestramento per lo scopo menzionato.


Le notizie di cui sopra sono tratte dal sito di Franco Bortolameolli deceduto nel 2010, classe 1941, uno dei 622 volontari della struttura di difesa Stay Behind denominata Gladio.

Ha esercitato la sua carriera professionale nei quadri Fiat presso lo Stabilimento Iveco di Bolzano.

Socio dell’ANPd’I di Bolzano ha svolto per diversi anni l’attività paracadutistica..e mi raccomando, leggete a bassa voce e guardatevi alla schiena e soprattutto niente pane e mortadella. (ricordatevi che mangiano i bambini..occhio).

Franco (r.i.p dal 2010) non me ne volere e sono giustificati quei periodi di assenza ciclici in cui uno/a poteva pensare di tutto vero? Complimenti a te a tutti i componenti della Gladio Stay Bekind.