Ebbene eccoci in quaresima e la prossima festività cristiana sarà la Pasqua al 31 marzo.
La Pasqua è senza dubbio l’evento più importante tra quelli raccontati nei Vangeli poiché testimonia come Gesù abbia sia una natura umana che divina.
Muore come tutti gli uomini ma risorge dopo la crocifissione sulla croce.
Non tutti sanno che è stato il Concilio di Nicea a stabilire, nel 325, che la Pasqua venisse celebrata lo stesso giorno per tutti i cristiani utilizzando il calcolo del rito occidentale che fissa la data in occasione della domenica successiva il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera.
In quel tempo si conveniva che cadesse sempre il 21 marzo.
La Domenica di Pasqua può slittare dal 22 marzo, Pasqua bassa, al 25 aprile, Pasqua alta, così come calcolò Dionigi il Piccolo nel V secolo.
Ma ora veniamo al titolo del post.. ma Gesù è realmente esistito?
Ho posto la domanda nel blog di Quora ed ecco le testimonianze più significative favorevoli e non sull’esistenza di Gesù alias Yahushua…..
STEFANO
Il credo religioso risponde a profonde esigenze psicologiche, di stampo escatologico, che sono innate nell’essere umano.
Il nostro cervello legge la realtà attraverso meccanismi diacronici di causa / effetto. Tutti noi ci chiediamo perché, cosa c’era prima, cosa ci sarà dopo.
La fede istituzionalizzata in un sistema di valori, di verità rivelate, di prescrizioni per raggiungere ambite ricompense ultramondane (sempre causa / effetto quindi), da un lato offre all’individuo, drammaticamente solo di fronte al mistero del cosmo e della vita, un’eccezionale ancora emotiva, confortanti ritualità sociali e conformismi di massa.
Dall’altro è stata uno strumento per giustificare ideologicamente “lo stato delle cose presenti” e i rapporti di forza politici ed economici dentro un determinato contesto storico. Famosa è la locuzione latina che definisce la religione “instrumentum regni“.
Per questo preferisco, da agnostico, la faticosa ricerca individuale di significati profondi e, perché no, metafisici, piuttosto che l’adesione acritica a pacchetti religiosi preconfezionati o all’ateismo militante.
Premetto che non sono uno storico e nemmeno un teologo, e che quello che leggerete è frutto di riflessioni ed approfondimenti da assoluto profano, quindi prendete il mio scritto come uno stimolo ad indagare ulteriormente la questione, con piena libertà intellettuale e senza preconcetti.
Non tutti gli esperti condividono questa sicumera sulla storicità di Gesù.
Mancano fonti coeve autorevoli e di cui possiamo essere ragionevolmente certi che non abbiano subito manipolazioni successive.
Come facciamo quindi a certificare la realtà di Gesù?
Su Giuseppe Flavio, considerato che il Testimonium Flavianum è ritenuto dai credenti e dagli storici di orientamento cristiano la prova principe della reale esistenza del Nazareno, in molti, soprattutto tra gli anglosassoni, ritengono, sulla base di articolate analisi linguistiche del testo, che si tratti di totale interpolazione.
Tacito, probabilmente, quando parla di “cristiani“, si riferisce a gruppi messianici riconducibili a settori dell’Ebraismo politico/religioso radicale del I secolo che nulla hanno a che fare col nostro concetto attuale di “cristiano”.
Cristo, infatti, traduce in greco il significato del Messia ebraico.
E il Messia che attendevano ardentemente i nazionalisti Ebrei del I secolo sarebbe dovuto essere un liberatore, di stampo militare, del popolo di Israele dal giogo di Roma, cioè qualcosa di assai diverso dall’iconografia del Gesù che conosciamo.
Valuto molto ardita e poco realistica l’ipotesi della presenza, ai tempi di Nerone (64 DC), a Roma poi, di cristiani intesi nell’accezione moderna del termine.
Passiamo poi a scrutare da vicino la figura del Salvatore, quasi antitetica al modello messianico tipico dell’Ebraismo, e che pare costruita su soter pagani precedenti: epifanie, figli di un dio e di una mortale, resurrezione, mito dell’eroe, 25 dicembre eccetera. Vedi ad esempio Eracle, Horus, Dionisio, Mitra.
Forse si tratta di una storia sincretica fatta indossare, per qualche ragione che oggi ci sfugge, a posteriori, a qualche personaggio carismatico, di mera rilevanza locale, esseno o zelota.
Vedi cosa racconta Celso sul Pantera, ad esempio.
O le storie tramandate dai Mandei sul falso “Messia Romano“.
Chiedere anche a Marcione e alle prime correnti di stampo gnostico, perdenti nel mercato delle idee, che ritenevano Cristo una apparizione della divinità priva di sostanza fisica e quindi storica (docetismo).
Tra l’altro Marcione (prima metà del II secolo) fu il depositario del primo canone cristiano di cui si ha notizia.
La teologia marcioniana è stata poi rigettata e duramente condannata nei periodi successivi.
E i Vangeli?
Mostrano un Gesù iconico, riformatore giudeo capace di opere portentose, circondato da apostoli zeloti, tutt’altro che voglioso di separarsi dalla tradizione ebraica.
C’è qualche “mistero” da decifrare, tipo quello su Gesù Barabba, la cui vicenda pare avere un sapore iniziatico.
La scelta, offerta da Pilato, era tra il Messia politico e quello spirituale?
Si accusano gli Ebrei di scegliere quello “sbagliato”, quello politico, invece di una teologia più accomodante verso il dominatore romano?
Da notare come nei testi del NT trasparirebbe un certo antagonismo ideologico tra il San Paolo cosmopolita, filo pagano, civis romano e il gruppo originario degli apostoli, decisamente più legato al tradizionalismo ebraico.
Forse si è romanzata una differente visione del tipo di relazione che gli Ebrei conquistati avrebbero dovuto mantenere con i Romani conquistatori?
Si sono mescolate la figura, di stampo decisamente giudaico, di uno dei tanti predicatori locali esseno/zeloti del I secolo con raffinate teorie filosofiche ed escatologiche di tipo pagano/ellenistico?
Purtroppo le fonti “indipendenti” sono state rastrellate, manipolate o distrutte.
Chissà cosa davvero è successo in una terra ove le correnti politico religiose radicali esseno/zelote, in funzione antiromana, vedevano nascere continuamente profeti e santoni che si autoproclamavano messia di Israele.
Non sarà certo dispiaciuta al potere imperiale del I secolo questa piccola setta dell’Ebraismo che, nella sua crescita ed evoluzione filosofica, ha teorizzato pace sociale, rispetto dell’ autorità costituita, ecumenismo (cioè superamento delle categorie di Ebrei e pagani in favore di un melting pot teologico che avrebbe favorito una coesione impensabile nel I secolo) e giustizia non da pretendere su questa terra ma ottenibile, se facciamo i bravi e ubbidienti sudditi, in un’altra dimensione.
Non dimentichiamoci della gravosa irrequietezza politico/militare nell’area palestinese e delle conseguenti e drammatiche guerre giudaiche, tra la seconda metà del I secolo e la prima metà del II secolo.
L’interpretazione cristiana del Messia, che pare un’ibridazione tra Ebraismo e religione dei gentili, se fosse stata vincente in Giudea, avrebbe contribuito a disinnescare le tensioni locali.
Non è un caso se, molto più tardi, Costantino ne ha ravvisato le enormi potenzialità di supporto e giustificazione verso il potere costituito, tanto da sponsorizzare il Concilio di Nicea per appianare le divergenze ideologiche tra le diverse correnti della Chiesa e per espungere dal credo le tendenze meno istituzionali.
Purtroppo è molto difficile tentare di analizzare con il giusto distacco emotivo un imprinting culturale e un archetipo religioso in cui siamo immersi fin dall’infanzia.
Parliamo di convinzioni profondamente sedimentate nel nostro Io.
Tutti i punti di vista meritano dignità.
Non è vero che il consesso scientifico unanimamente ritiene chiusa la questione. Tutt’altro.
Concludo rispondendo alla domanda esprimendo il mio parere: tante persone credono, senza alcun ragionevole dubbio, all’esistenza storica di Gesù (del Gesù iconico) perché così ci è stato pervasivamente insegnato dal sistema educativo, che, in questo ambito, invece di applicare le riserve del metodo scientifico, ha perpetuato un mito.
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ENRICO
Il superamento dell’essenismo Gesù lo realizzò quando nella sua prima insurrezione (quella contro il Tempio) il Battista non volle partecipare. Il superamento dello zelotismo lo realizzò quando nella sua seconda insurrezione (quella contro la Torre Antonia) evitò, dopo il tradimento di Giuda, un’azione di tipo terroristico e preferì consegnarsi prigioniero ottenendo in cambio che tutti i suoi discepoli fossero lasciati liberi.
ALESSANDRO
i Vangeli e il Nuovo Testamento non testimoniano un bel niente.
I Vangeli sono stati scritti molti decenni dopo la morte di Gesù di Nazareth, erano scritti in greco e non si sa chi siano gli autori: i Vangeli sono stati attribuiti in maniera convenzionale e comunque è assodato che nessun evangelista ha conosciuto personalmente Gesù di Nazareth.
I Vangeli NON sono libri di storia, ma testi di letteratura sacra, perciò è ovvio che parlino di Gesù, allo stesso modo di come il testo degli induisti parla di Rama, le cui fonti sulla sua reale esistenza storica sono altrettanto inesistenti quanto quelle sul nazareno. Secondo la narrazione della Chiesa Cattolica Gesù di Nazareth è nato da una ragazzina di quindici anni ingravidata dal cosiddetto Spirito Santo, cioè una entità soprannaturale.
Ammesso e non concesso che ciò sia realmente accaduto, Gesù di Nazareth sarebbe nato allo stesso modo di come sono nati i figli di Zeus e di Marte, che consideriamo ovviamente esseri mitologici, mentre se si ha la stessa considerazione di Gesù si viene spesso presi per atei e blasfemi.
Riguardo all’apostolo Paolo – che con ogni probabilità non lo ha conosciuto – scrive di essere stato il destinatario di visioni e rivelazioni di un Gesù risorto, cioè provenienti da un mondo soprannaturale (dalle Lettere ai Galati e ai Corinzi).
La Chiesa Cattolica dice che l’Arcangelo Gabriele comunica alla giovanissima adolescente Maria che darà alla luce il figlio di Dio. Seicento anni dopo l’Arcangelo Gabriele ricompare, all’interno di una grotta su una montagna, a un certo Muhàmmad (Maometto, che aveva frequentato comunità cristiane ed ebraiche monoteiste), comunicandogli l’esistenza di un unico Dio a cui tutti avrebbero dovuto sottomettersi.
Fermo restando che ognuno è libero di credere in ciò che vuole, lascia perlomeno perplessi il fatto che questo Arcangelo compaia ciclicamente e che Gesù di Nazareth sia nato con le stesse identiche modalità di numerose altre divinità prima di lui.
Comunque sia, in mancanza di fonti storiche certe e anzi in presenza di fonti storiche addirittura false e manipolate, non si può parlare di personaggio storico, ma appunto mitico.
Tutta la montagna di cose incerte e fumose scritte e raccontate su Gesù di Nazareth, in mancanza di fonti storiche ci fa capire che il Cristianesimo non la dottrina fondata da Gesù Cristo, ma che Questi è la figura risultante dalla dottrina del Cristianesimo, letteralmente inventata da Paolo di Tarso.
RENZO
A me il libro che ha convinto di più su Gesù è: “Il complotto di Pasqua” (sottotitolo “Cristo non voleva morire”) di Hugh Joseph Schonfield, libro che non è più in commercio (chissà perché?) e si trova solo usato a prezzo maggiorato.
QHOSKET
Perchè è davvero esistito, chi obietta su questo evidentemente ama le vane parole.
C’è un approfondimento storico molto ben documentato sulla sua esistenza, ti invito a leggerlo.
YAHUSHUA E’ DAVVERO ESISTITO?
In questo articolo dimostreremo che quella contenuta nel Nuovo Patto è la Verità.
In Israele capita spesso di imbattersi in rabbini ebrei che cercano di convertire i Netzarym (veri discepoli del Messia in lingua ebraica) al giudaismo rabbinico, e una delle loro strategie principali è quella di instillare il dubbio: innanzitutto assicurano che la Tanakh è considerata superiore al Nuovo Patto, poi fanno commenti sull’autenticità e l’attendibilità di quest’ultimo e infine, quando hanno creato dubbi a sufficienza, iniziano a prendere di mira Yahushua.
Questo articolo nasce proprio a difesa di ciò in cui crediamo (negli ambienti teologici, questa si chiama “Apologetica”): le prove che vi mostreremo non servono a rafforzare la nostra fede, ma a dimostrare ai non credenti che ciò in cui crediamo non è una favoletta dei tempi antichi.
Per provare che il Nuovo Patto è valido e attendibile, dobbiamo innanzitutto dimostrare che ad essere valido è l’argomento di cui parla questo documento e che non si tratta di una storia inventata. Per farlo, analizzeremo delle prove che non provengono dal Nuovo Patto e che confermano che Yahushua e altri personaggi di cui parlano le Scritture sono realmente esistiti.
Ci concentreremo su due fonti principali: le prove scritte e le prove archeologiche.
DOCUMENTI SCRITTI CHE PARLANO DI YAHUSHUA
Possiamo suddividere le fonti scritte su Yahushua in due gruppi principali: i documenti romani e i documenti ebraici. Yahushua visse in un’epoca in cui i Romani governavano la Giudea e la Samaria, e dunque questi due popoli sono i più qualificati per fare commenti su Yahushua.
Cominceremo analizzando gli scritti dei Romani.
Fonti Romane
Publio (o Gaio) Cornelio Tacito nacque intorno al 56 d.C. Nel 75 studiò retorica a Roma, per prepararsi a una carriera nella magistratura e nella politica. Verso il 77/78 sposò la quattordicenne figlia del famoso generale Gneo Giulio Agricola, sostenitore di Vespasiano a cui era stato affidato il comando militare della Britannia.
Tacito fu un rinomato avvocato, noto per le sue doti oratorie, e in seguito arrivò a diventare senatore.
Oggi è famoso per le sue opere, di cui 5 sono quelle superstiti:
Oggi le Storie e gli Annali sono le sue opere più note; in origine facevano parte di una serie di 30 libri (di cui oggi esiste solo la metà) che descrivevano la storia romana dai tempi di Augusto alla morte di Domiziano.
Nel Libro 15 degli Annali, al capitolo 44, Tacito descrive il regno di Nerone e aggiunge questo commento:
“Nessuno sforzo umano, nessuna elargizione dell’imperatore o sacrificio degli dèi riusciva ad allontanare il sospetto che si ritenesse lui il mandante dell’incendio. Quindi, per far cessare la diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e colpì con pene di estrema crudeltà coloro che, odiati per il loro comportamento contro la morale, il popolo chiamava cristiani.
Colui al quale si doveva questo nome, Christus, nato sotto l’impero di Tiberio, attraverso il procuratore Ponzio Pilato era stato messo a morte; e quella pericolosa superstizione, repressa sul momento, tornava di nuovo a manifestarsi, non solo in Giudea, luogo d’origine di quella sciagura, ma anche a Roma, dove confluisce e si celebra tutto ciò che d’atroce e vergognoso giunge da ogni parte del mondo.”
Tacito dice dunque che Yahushua fu ucciso al tempo di Tiberio, dopo aver ricevuto la sentenza da Ponzio Pilato: questo dimostra che il suo resoconto è storicamente corretto, poiché Ponzio Pilato era effettivamente il governatore della Giudea al tempo del regno di Tiberio.
Da questo scritto emerge una concezione molto negativa dei seguaci di Yahushua, quindi è altamente improbabile che il commento sia stato inserito in seguito da un Netzarym: questo passaggio è dunque considerato autentico dalla maggior parte degli studiosi.
Un altro autore romano che ha parlato di Yahushua è Gaio Svetonio Tranquillo, meglio noto come Svetonio.
Come Tacito, era uno storico romano proveniente dal ceto equestre, che nell’antica Roma era la classe aristocratica di ceto più basso.
Anche Svetonio era un abile oratore, e oggi è conosciuto soprattutto per la sua opera “De Vita Caesarum” (Vite dei Cesari): si tratta delle biografie di 12 imperatori romani, da Giulio Cesare a Domiziano, scritte intorno all’anno 121 d.C.
All’epoca Svetonio era segretario personale dell’imperatore Adriano. Nella biografia dell’imperatore Claudio, parlando dell’espulsione degli Ebrei, aggiunge questa annotazione:
“Espulse da Roma tutti gli Ebrei, che provocavano costantemente dei tumulti a causa di un certo Chrestus.”1
Ci sono degli elementi interessanti in questa affermazione. E’ chiaro che Svetonio ha una conoscenza superficiale del popolo ebraico, poiché pensa che questo e i Netzarym di Yahushua siano la stessa cosa, non fa alcuna distinzione tra loro. Ancor più interessante è l’uso del termine “Chrestus” (Cresto), con una “e” al posto della classica “i”.
Alcuni studiosi obiettano che Cresto non si riferisce a Yahushua, ma che si tratta di un nome proprio di persona.
Pare che in quel periodo storico vi fossero molti schiavi di nome Cresto, che in greco significa “utile”.
Si può rispondere a questa tesi con una duplice confutazione:
Non esiste alcun documento dei tempi di Claudio che parli di un tumulto causato dai seguaci di uno schiavo.
Atti 18:2 accenna a questa espulsione degli Ebrei da Roma, e ne parlano anche diversi storici, tra cui Cassio Dione (Storia Romana 60.6.6) e Orosio (Historiae Adversus Paganos 7.6)2: nessuno, però, spiega quale sia stato il motivo di questa espulsione.
In vari manoscritti troviamo l’uso di crestiani al posto del classico cristiani in riferimento ai seguaci di Yahushua.3
Dobbiamo quindi concludere che Svetonio stava parlando di un attrito tra Ebrei e Netzarym che si inasprì a tal punto che l’imperatore ritenne che turbasse la pace di Roma.
Plinio il Giovane (Caio Plinio Cecilio Secondo), nipote di Plinio il Vecchio (autore della prima enciclopedia, la “Naturalis Historia”), fu avvocato e magistrato a Roma ai tempi di Traiano e, come Svetonio e Tacito, apparteneva al ceto equestre.
Plinio il Giovane fu amico di Tacito e di Svetonio, e come loro fu un abile oratore e autore prolifico.
Scrisse la sua prima opera a 14 anni e il suo contributo letterario più noto fu l’Epistularum Libri, una raccolta di lettere scritte ad amici e colleghi, tra cui Tacito.
La lettera che ci interessa è contenuta nel decimo libro (Epistulae X.96), e fu scritta da Plinio all’imperatore Traiano nel 111 d.C. circa: qui Plinio parla dei Netzarym che interrogò (alcuni sotto tortura) e condannò a morte nel periodo in cui fu governatore romano della Bitinia e del Ponto (l’odierna Turchia).
Nella lettera egli descrive ciò a cui ha assistito personalmente, e riassume con la seguente affermazione:
“«I cristiani… Affermavano inoltre che tutta la loro colpa o errore consisteva nell’esser soliti riunirsi prima dell’alba in un determinato giorno e intonare a cori alterni un inno al Messia come se fosse un dio, e obbligarsi con giuramento solenne non a perpetrare qualche delitto, bensì a non commettere né frodi, né furti, né adultèri, a non mancare alla parola data e a non rifiutare la restituzione di un deposito, qualora ne fossero richiesti.
Fatto ciò, avevano la consuetudine di ritirarsi e riunirsi poi nuovamente per prendere un cibo, ad ogni modo comune e innocente.»”4
Una delle informazioni più interessanti che possiamo trarre è che i Netzarym adoravano Yahushua (che Plinio chiama Christus) come divinità.
Questa è la prima lettera in assoluto in cui un pagano descrive la fede e gli usi dei primi Netzarym.
Questi tre autori compongono il gruppo di scrittori dell’antica Roma che confermavano l’esistenza di Yahushua.
Dal punto di vista cronologico, il primo a scriverne fu Plinio (111 d.C. circa), poi Tacito (che scrisse gli Annali intorno al 115/116 d.C.) e infine Svetonio (De Vita Caesarum risale al 122 d.C. circa). Gli scritti di questi autori pagani, dunque, ci danno la conferma che Yahushua è esistito, che fu processato e messo a morte da Ponzio Pilato, e che in tutto l’Impero Romano ebbe dei fedeli che seguivano i Suoi insegnamenti e che furono messi a morte perché adoravano Lui anziché gli dèi romani.
Fonti indirette
Abbiamo poi altre tre citazioni che rappresentano più che altro delle opinioni personali o speculazioni dell’epoca e, pur non essendo dirette e concrete come le precedenti, sono molto interessanti.
La prima proviene da Celso, filosofo greco di ispirazione platonica, nato alla fine del II Secolo d.C. Non si sa molto di lui, se non che criticava aspramente Yahushua e chi credeva in Lui, tanto che riassunse la concezione che aveva di loro in un’opera chiamata “Alethès Lógos” (Vera Dottrina o Discorso Veritiero). Non ne esistono copie superstiti ma la conosciamo grazie a un documento chiamato “Contra Celsum” (Contro Celso), un trattato scritto dal teologo cristiano Origene nel 248 d.C. circa. Origene, nato ad Alessandria, visse tra il 185 e il 253 e trascorse gran parte della sua vita a Cesarea. Ormai anziano, fu incaricato di controbattere allo scritto di Celso; nella sua risposta, un’opera composta da 8 libri, Origene cita molte delle frasi di Celso, alle quali ribatte con i propri argomenti. La citazione che ci interessa dice:
“Egli [Celso] Lo accusa di essersi ‘inventato di esser nato da una vergine’, e di essere ‘nato in un villaggio della Giudea da una donna del posto, una povera filatrice a giornata, che fu scacciata dal marito, di professione falegname, per comprovato adulterio.
Ripudiata dal marito e ridotta a un ignominioso vagabondaggio, partorì clandestinamente il figlio illegittimo il quale, avendo lavorato come salariato in Egitto a causa della sua povertà, ed essendo lì diventato esperto in taluni poteri, di cui vanno fieri gli Egiziani, tornò in patria, e insuperbito per questi poteri, proprio grazie ad essi si proclamò Dio.”5
Sorvolando sulla falsità di queste accuse, da esse deduciamo che alla fine del II Secolo Celso era a conoscenza dei seguenti fatti:
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Yahushua era esistito
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Si diceva che Yahushua fosse nato da una vergine
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Il padre putativo di Yahushua era un falegname
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Yahushua andò in Egitto
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Yahushua compì dei miracoli
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Yahushua affermava di essere un elohim
Visto ciò che pensava dei Netzarym, possiamo star certi che Celso non ha inventato di sana pianta questi fatti solo per poi poterli smentire.
L’altro documento è “La morte di Peregrino”, una satira scritta in greco dall’autore siriano Luciano di Samosata (125-180 d.C.), noto per il suo umorismo e per il tono beffardo delle sue opere.
Il protagonista della sua storia è il filosofo greco Peregrino Proteo, un imbroglione che trascorse un periodo in Palestina insieme ai credenti in Yahushua.
Ecco cosa è scritto di lui:
“Allora Proteo venne a conoscenza della portentosa dottrina dei cristiani, frequentando in Palestina i loro sacerdoti e scribi.
E che dunque? In un batter d’occhio li fece apparire tutti bambini, poiché egli tutto da solo era profeta, maestro del culto e guida delle loro adunanze, interpretava e spiegava i loro libri, e ne compose egli stesso molti, ed essi lo veneravano come un dio, se ne servivano come legislatore e lo avevano elevato a loro protettore a somiglianza di colui che essi venerano tuttora, l’uomo che fu crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova religione.”6
Qui Luciano dice che i credenti della Palestina adoravano un uomo che era stato inchiodato al legno nella loro terra: è un chiaro riferimento a Yahushua da parte di una persona che non ha alcun interesse a confermare la Sua esistenza.
Possiamo supporre che Luciano ne fosse a conoscenza pur senza aver studiato alcuna Scrittura del Nuovo Patto, essendo lui un pagano con ben poca stima dei credenti “sempliciotti”.
In questo estratto c’è un elemento molto interessante: per indicare la crocifissione, Luciano usa la parola anaskolopizō mentre il termine greco usato normalmente è anastauroō.
Erodoto (484-425 a.C. circa) usava il verbo anaskolopizō riferito a chi era in vita e anastauróō per i cadaveri.7
Sembra che successivamente questi due termini siano diventati sinonimi, e anastauróō era quello di uso più comune.
Il lemma stauróō (σταυρόω) è usato 46 volte in 42 versetti del Nuovo Patto, e anche Giuseppe Flavio usa questa parola in tutti i suoi scritti. Viene dunque da chiederci: perché Luciano decise di usare il verbo anaskolopízō in un periodo storico in cui si era consolidato da tempo l’uso di anastauróō?
Da abile oratore qual era, devono esserci state delle intenzioni ben precise dietro questa sua scelta.
Stava forse alludendo alla resurrezione di Yahushua?
Esiste poi un’altra citazione interessante, che si trova nella lettera di un siriano, Mara bar Serapion, a suo figlio Serapion.8 Gli studiosi sono discordi su quale datazione attribuire alla lettera ma sappiamo che rientra in un periodo compreso tra l’anno 73 e il III Secolo. All’epoca Mara bar Serapion era in prigione, e scrisse questa lettera in siriaco al figlio per dirgli di non scoraggiarsi: nel farlo, lo invita a riflettere su tre persone note per essere state trattate ingiustamente, e una di queste è proprio Yahushua. Ecco la citazione:
“Quale vantaggio trassero gli Ateniesi dall’aver ucciso Socrate? Ne ottennero carestia e morte.
O gli abitanti di Samo per aver bruciato Pitagora?
In un momento tutto il loro paese fu coperto dalla sabbia. O i Giudei, per aver giustiziato il loro saggio Re?
Da quel tempo fu sottratto loro il regno.
Dio vendicò giustamente la saggezza di questi tre uomini: gli Ateniesi morirono di fame, gli abitanti di Samo furono travolti dal mare, i Giudei furono eliminati e cacciati fuori dal loro regno, e sono ora dispersi per tutte le terre. Socrate non è morto, grazie a Platone; né Pitagora, grazie alla statua di Hera, né il saggio Re, grazie agli insegnamenti che aveva dato.”
Da come ne scrive, capiamo che Mara bar Serapion considerava Yahushua un uomo retto e virtuoso che era stato ucciso ingiustamente.
Il fatto che si riferisca a Lui come “il loro saggio Re” indica che egli non si considera appartenente a quel gruppo, ma che alcuni dei suoi membri ritenevano Yahushua il loro Re.
La Sua uccisione fu ingiusta, e la prova di questo fu la devastazione del popolo ebraico.
Questa lettera dimostra inoltre che il messaggio di Yahushua si stava diffondendo anche nelle nazioni pagane.
Abbiamo dunque dei documenti di non credenti che affermano che Yahushua è esistito, che fu ucciso ingiustamente dagli Ebrei e che era venerato da un gran numero di seguaci.
Fonti ebraiche
Ora, dopo aver visto gli autori romani e greci, passeremo ad analizzare quelli ebraici. Cominciamo con il più famoso tra loro: Giuseppe Flavio.
Giuseppe Flavio è probabilmente il più conosciuto tra gli storici ebrei ad aver descritto il proprio periodo storico. Egli nacque poco dopo l’uccisione di Yahushua, sopravvisse alla grande rivolta del 66-70 schierandosi dalla parte dei Romani e, grazie ad una sua profezia, entrò nelle grazie di Vespasiano.
In seguito si trasferì in Italia, dove visse come Romano.
In una delle sue opere sulla storia del popolo ebraico, Antichità Giudaiche, troviamo un paio di riferimenti a Yahushua.
Si ritiene che Giuseppe Flavio non credesse che Egli fosse il MessYah, tuttavia ne parla come figura storica.
Ecco il suo appunto più significativo:
“Ci fu verso questo tempo Yahushua, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, e attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei Gentili.
Questi era [il] Messia.
E quando Pilato, per denuncia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato.
Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d’altre meraviglie riguardo a lui.
Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani.” – Antichità Giudaiche 18.62-64
Il giudizio sulle parole esatte di questo brano è discordante.
La maggior parte degli studiosi ritiene che il testo sia stato alterato o aggiunto in un secondo momento da un credente in Yahushua, e che non faccia parte dell’opera originale.
Giuseppe Flavio non credeva in Yahushua, ed è quindi altamente improbabile che potesse scrivere “Questi era il MessYah”.
Esiste dunque la possibilità che il testo greco sia stato in seguito modificato, ma non quella che l’intero testo in questione sia un’aggiunta.
Questo per diversi motivi:
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Si trova all’interno del contesto di una discussione in corso
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Il testo segue lo stile e il formato del resto del documento
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Alcune parole, come ad esempio “Yahushua, uomo saggio”, non sono quelle che avrebbe scelto un credente
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Più avanti nel libro, l’autore dà per scontato che il lettore sappia già chi è Yahushua
Esiste anche una versione araba delle Antichità Giudaiche, che è stata mantenuta separata dalla versione greca. Il brano in questione compare anche nel manoscritto arabo, ma con alcune differenze.
“In questo tempo viveva un uomo saggio che si chiamava Yahushua, e la sua condotta era irreprensibile, ed era conosciuto come un uomo virtuoso.
E molti fra i Giudei e le altre nazioni divennero suoi discepoli.
Pilato lo condannò a essere crocifisso e morire.
E quelli che erano divenuti suoi discepoli non abbandonarono la propria lealtà per lui.
Essi raccontarono che egli era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione, e che egli era vivo.
Di conseguenza essi credevano che egli fosse il Messia, di cui i Profeti avevano raccontato le meraviglie.”
E’ dunque verosimile che questa versione araba non sia stata manipolata e che sia più fedele all’originale.
Non dice che Yahushua fosse qualcosa di più di un uomo, o che fosse il MessYah, ma riconosce la Sua esistenza, i Suoi insegnamenti e la Sua condanna a morte da parte dei Romani.
Nelle Antichità Giudaiche vi è anche un riferimento a Giacomo (Ya’akov), fratello di Yahushua: vi troviamo scritto che fu lapidato da Anania ben Anania, il sommo sacerdote.
“Essendo tale di indole, Anania ritenne di avere un’occasione favorevole [di esercitare la propria autorità] quando Festo morì e Albino era ancora in viaggio: riunì il Sinedrio dei giudici e portò in giudizio Giacomo, il fratello di Yahuhsua detto il MessYah, e alcuni altri, e accusatili di aver trasgredito le leggi, li consegnò alla folla per farli lapidare. ” – Antichità Giudaiche 20.2009
Qui troviamo una conferma dell’esistenza di Yahushua e di Suo fratello Giacomo, su cui torneremo più avanti.
Gli storici sono concordi sull’autenticità di questo brano.
Troviamo dei riferimenti a Yahushua anche nella letteratura rabbinica, incluso il Talmud.
Tuttavia, a causa delle persecuzioni da parte della chiesa cattolica nel Medioevo, la maggioranza di questi riferimenti è stata rimossa o modificata.
Per trovarne alcuni dobbiamo risalire agli antichi manoscritti di questi documenti.
Come per i testi delle Scritture, oggi gli archeologi stanno ritrovando molti di questi antichi manoscritti che erano stati nascosti.
Guardando alcune delle moderne traduzioni del Talmud, si trovano allusioni a come questo testo fosse stato “censurato” per eliminare gli accenni a Yahushua. Eccone un esempio, che ci mostra quanto gli Ebrei si siano impegnati a far apparire Yahushua (da loro chiamato “Yeshu”) come un idolatra in modo da giustificare la loro decisione di metterLo a morte:
“E’ stato insegnato sull’autorità tannaita: rabbi Simeon ben Eleazar dice, “Anche negli impulsi naturali di una persona, che sia un bambino o una donna, bisogna allontanare con la mano sinistra e avvicinare con la mano destra.”
[Freedman, p. 736, n. 2: L’edizione non censurata continua: E che dire di rabbi Joshua ben Perahjah? – Quando re Ianneo uccise i nostri rabbi, rabbi Joshua ben Perahjah (e Yeshu) fuggirono ad Alessandria in Egitto.
Quando tornò la pace, Simeon ben Shetach mandò a dirgli: ‘Da me, (Gerusalemme) la città santa, a te, Alessandria d’Egitto (mia sorella).
Mio marito ha dimorato in te e io sono rimasta disabitata.
Egli si alzò, andò, e si trovò in una certa locanda, dove gli furono resi grandi onori.
‘Com’è bella questa Acsania!’ (La parola indica sia la locanda che la locandiera. R. Joshua l’ha usata con il primo significato; la risposta che segue indica che è stata intesa con il secondo significato).
Al che (Yeshu) osservò, ‘Rabbi, ha gli occhi piccoli’.
‘Sciagurato’ lo sgridò l’altro, ‘è a questo che pensi?’.
Suonò quattrocento trombe e lo scomunicò.
Egli (Yeshu) andò da lui molte volte pregandolo, ‘Riaccoglietemi!’. Ma lui non gli dava retta.
Un giorno (r. Joshua) stava recitando la Shema’, quando gli si presentò Yeshu.
Voleva riaccoglierlo e gli fece un segno.
Egli (Yeshu), pensando lo avesse fatto per scacciarlo, andò, prese un mattone e si mise ad adorarlo.
‘Pèntiti’, gli disse (r. Joshua).
Quello rispose, ‘Ho imparato questo da te: Chi pecca e fa peccare gli altri non può contare sui mezzi del pentimento’.
E un Maestro ha detto, ‘Yeshu il Nazareno praticava la magia e sviò Israele’] – b. Sanh. 11:1, XIII.3.C10
La stessa storia è riportata in b. Sota 9:5, VII.19.B-I, ma non menziona il nome di Yeshu.
Nel giudaismo delle origini (fino all’XI Secolo) veniva insegnato che Yahushua il Netzarym era stato un discepolo di rabbi Joshua ben Perachiah.11
Questa citazione indica che che essi riconoscevano l’esistenza di Yahushua di Nazareth e anche il fatto che avesse vissuto in Egitto per un certo periodo di tempo; all’epoca l’Egitto era la patria della magia, e per questo motivo erano giunti alla conclusione che Yahushua avesse compiuto i Suoi miracoli proprio grazie alle arti magiche apprese in Egitto.
Un’altra di queste citazioni talmudiche la troviamo nella parte del libro in cui vengono discusse le regole per le esecuzioni.
Anche questa parte è stata eliminata dalle edizioni stampate del Talmud.
Appena prima [dell’esecuzione], ma non prima di quel momento.
[Schachter, p.281-282, fornisce una traduzione completa di quanto segue, che è stato omesso nelle edizioni censurate del Talmud e che non si trova nel testo stampato standard, qui tradotto.
Quella che segue è la traduzione testuale di Schachter.]
Ciò significa, solo immediatamente prima [dell’esecuzione], ma non prima di essa.
[In contraddizione a questo] è stato insegnato: Alla vigilia della Pesach Yeshu fu appeso.
Nei quaranta giorni precedenti l’esecuzione, un araldo andava in giro gridando, ‘Egli verrà lapidato perché ha praticato la stregoneria e ha indotto Israele all’apostasia.
Chiunque possa dire qualcosa in suo favore, si faccia avanti e implori [pietà] per lui.’
Ma poiché non venne presentato nulla in suo favore, fu appeso alla vigilia della Pesach! – b. Sanh. 6:1h, II.1.B-C
Questo brano ci dice che Yahushua fu appeso al legno alla vigilia della Pesach: non solo abbiamo la conferma del tipo di esecuzione, ma anche quella del periodo dell’anno in cui essa è avvenuta.
Esiste inoltre un documento, risalente probabilmente all’VIII Secolo circa, intitolato “Toledoth Yeshu” – Le Generazioni di Yahushua, uno scritto ebraico che fu redatto allo scopo di screditare Yahushua. Il documento contiene molte storie che Lo rappresentano come un figlio illegittimo e irrispettoso, e vi si afferma che Egli attirasse seguaci compiendo miracoli (vedi quanto scritto prima riguardo le arti magiche apprese in Egitto), che fu giustiziato e che il Suo sepolcro fu trovato vuoto, ma che in seguito il Suo corpo venne recuperato.12
Fecero, insomma, tutto il possibile per frenare l’impatto che i Netzarym avrebbero potuto avere sulla comunità ebraica e soprattutto sull’autorità rabbinica.
Fonti non ortodosse dei primi credenti
Esistono diversi documenti gnostici, tra cui il Vangelo di Tommaso, che parlano di Yahushua.
Non li esamineremo nei dettagli, ma ci limiteremo a presentare qualche esempio.
Troviamo un riferimento in un documento gnostico chiamato “Vangelo della Verità”, che si ritiene sia stato scritto da Valentino (135-160) o da uno dei suoi seguaci.
Il testo greco originale è andato perduto, ma ne sono state rinvenute due copie in copto come parte dei Codici di Nag Hammadi.13
Questo documento contiene numerose allusioni e parafrasi degli scritti del Nuovo Patto, e cita nello specifico Yahushua e la Sua condanna a morte:
“E questo è il vangelo di colui che è cercato; vangelo che il Messia ha rivelato ai perfetti, mistero nascosto, per la misericordia del Padre.
Per mezzo di esso, egli ha illuminato coloro che erano nelle tenebre a causa dell’oblio.
Li ha illuminati e ha mostrato loro la Via.
E la Via è la verità che egli ha insegnato loro.
Per questo motivo l’Errore si è irritato con lui, l’ha perseguitato, l’ha oppresso e l’ha annientato.
Egli è stato inchiodato ad un legno ed è divenuto frutto della conoscenza del Padre, senza causare rovina per il fatto che se ne è mangiato.”
“Egli è il pastore che ha lasciato le novantanove pecore che non si erano sviate ed è andato alla ricerca di quella che si era smarrita.
E quando l’ha trovata ne ha gioito.”14
E’ chiaro che chi ha scritto questo documento conosceva il contenuto di almeno uno dei quattro Vangeli.
L’autore, pur classificato come eretico, credeva nella divinità di Yahushua.
Esistono poi numerosi documenti, citati nei primi scritti di personaggi come Giustino Martire, Tertulliano ed Origene, dei quali non esiste più alcuna copia: tra questi troviamo “Gli Atti di Ponzio Pilato” e le “Cronache” di Flegonte.
Ci sono comunque pervenute le citazioni di questi documenti, che negli scritti di epoche successive furono usati per dimostrare l’esistenza di Yahushua e la Sua uccisione sul legno.
REPERTI ARCHEOLOGICI
Abbiamo visto quello che è stato scritto su Yahushua da fonti che non fossero quelle della Tanakh o del Nuovo Patto: molte persone di diverse fedi religiose hanno commentato la vita, le opere e i seguaci di Yahushua, ma nessuna di queste ha affermato di averLo visto o di aver avuto a che fare con Lui o qualcuno dei Suoi discepoli.
Il prossimo passo è quello di verificare se ci siano prove materiali dell’esistenza di Yahushua, un argomento molto più controverso rispetto ai documenti scritti.
Ossario di Ya’akov, fratello di Yahushua
L’oggetto che esamineremo conferma indirettamente l’esistenza di Yahushua, e su di esso esistono alcune controversie, ma dei recenti casi giudiziari hanno contribuito a confermarne l’autenticità: l’oggetto in questione è chiamato “Ossario di Giacomo, fratello di Yahushua”.
L’ossario è un’urna di calcare usata per custodire le ossa di un defunto, e ne sono state trovate molte in tutto il mondo, anche a Gerusalemme.15
Quello che rende così unico e interessante l’ossario di cui parliamo è l’incisione presente su un lato dell’urna.
L’incisione, in aramaico corsivo traslitterato, recita: “Ya’akov bar Yosef akhui di Yeshua” (“Ya’akov, figlio di Giuseppe, fratello di Yahushua”)16.
Questo ossario appartiene ad un collezionista privato che lo aveva acquistato da un mercante di oggetti antichi.
Non essendo stato rinvenuto in uno scavo ufficiale, non sappiamo dove sia stato trovato con precisione e insieme a quali altri oggetti. Si presume che provenga dall’area di Silwan nella Valle del Cedron (o Chedron), a sud-est del Monte del Tempio.
La scatola era stata svuotata del suo contenuto.
Giuseppe, Ya’akov e Yahushua erano nomi maschili piuttosto comuni all’epoca.
Con l’uso di alcune statistiche della frequenza di occorrenza dei nomi nei reperti archeologici di quel periodo, è possibile stimare quante persone potevano corrispondere alla descrizione nell’iscrizione.
Partendo dal presupposto che:
-
al tempo la popolazione di Gerusalemme era di 80.000 persone (secondo l’opinione di diversi esperti)
-
vi era un rapporto di 50:50 tra maschi e femmine
-
ogni maschio aveva in media 2 fratelli
è possibile determinare che esistevano 20 persone che sarebbero potute essere “Ya’akov, figlio di Giuseppe, fratello di Yahushua”. Non sappiamo, però, quante di loro potrebbero essere state sepolte in un ossario a Gerusalemme.
Nel 2005, però, lo statistico Camil Fuchs pubblicò un articolo in cui esaminava la frequenza di occorrenza dei nomi ebraici maschili nella Gerusalemme del I Secolo.
Secondo le sue conclusioni, era in grado di dimostrare con un 99% di probabilità che tra il 45 e il 70 d.C. a Gerusalemme esisteva una sola persona a cui si potessero attribuire i nomi contenuti nell’iscrizione dell’ossario.17
Quello che ha fatto sorgere dubbi riguardo l’iscrizione è il fatto che Ya’akov non viene chiamato “Ya’akov il Giusto”, come è invece soprannominato nelle Scritture, e che non è specificato che il “Yahushua” in questione è“Yahushua di Nazareth”.
L’incarico di investigare su questa iscrizione fu affidato ad André Lemaire, epigrafista semitico parigino, riconosciuto come uno dei più esimi specialisti mondiali in scrittura semitica antica, tra cui epigrafia, paleografia, linguistica e filologia, e professore all’Università di Sorbonne a Parigi.
Lemaire determinò che il testo era compatibile con un’iscrizione del I Secolo, e che le incisioni non erano state fatte con strumenti moderni: concluse che l’urna risaliva a un periodo compreso tra il 20 a.C. e il 70 d.C. Specificò inoltre che l’uso di collocare ossari nei dintorni di Gerusalemme cessò intorno al 70 d.C., in seguito alla distruzione del Tempio ad opera dei Romani, e aggiunse anche che la forma corsiva di 3 delle lettere usate (Dalet, Yod e Aleph) restringe il campo alle ultime decadi prima della distruzione del Tempio.
Questo sarebbe in linea con il periodo in cui, secondo il resoconto di Giuseppe Flavio che abbiamo analizzato prima, Ya’akov fu giudicato dal Sinedrio e lapidato, nel 62 d.C.
Ovviamente, quelli dell’Autorità per le Antichità di Israele (IAA) non furono affatto contenti dell’annuncio pubblico del ritrovamento di questo artefatto nell’ottobre 2002, tanto che nel 2004 accusarono il proprietario, Oded Golan, di 44 reati di contraffazione, frode e inganno e anche di traffico illecito di oggetti antichi.
I membri dell’IAA, in base alle loro analisi sulla patina che ricopre l’iscrizione, affermarono che quest’ultima è molto più recente: non contestavano la datazione attribuita all’ossario, ma quella dell’iscrizione.
Non hanno mai rilasciato un resoconto ufficiale che descrivesse le scoperte su cui avevano basato le loro conclusioni, ma si è venuto a sapere che le avevano tratte basandosi sullo studio dell’isotopo di ossigeno nella patina.18
Questi test erano stati eseguiti da Avner Ayalon per conto dell’IAA, e da essi Yuval Goren, professore all’Università di Tel Aviv e presidente del dipartimento di archeologia della stessa, aveva tratto la conclusione che l’iscrizione era un falso.
Questo significa che la validità dell’iscrizione fu verificata da esperti, di entrambe le parti, in vista del processo, durante il quale la difesa presentò delle foto scattate nel 1976 che mostravano l’ossario con l’iscrizione completa al suo posto.
Questo confutò l’accusa dell’IAA, secondo cui parti dell’iscrizione erano state aggiunte dopo il 2000. Nel corso del contraddittorio, il capo esperto dell’IAA, Yuval Goren, riconobbe che la patina trovata sulla parola “Yahushua” era originale.
L’IAA non trovò altri esperti disposti a contraddire le scoperte paleografiche di André Lemaire e Ada Yardeni, tra i paleografi più rinomati di Israele. Il 14 marzo 2012 il giudice decretò che “non ci sono prove di falsificazione dei principali artefatti, e l’accusa non è riuscita a dimostrare le imputazioni oltre ogni ragionevole dubbio.”19
Nel 2008 Amnon Rosenfeld, Howard Randall Feldman e Wolfgang Elisabeth Krumbein pubblicarono un nuovo studio .20, che in base ad analisi archeometriche dimostrava che:
-
la patina non contiene elementi moderni e aderisce perfettamente alla pietra
-
è evidente che l’incisione non taglia la patina
-
i raggi ultravioletti non mostrano alcun segno di incisioni recenti
Ad oggi, dunque, la prova scientifica indica che l’iscrizione sul lato dell’ossario non è un falso recente, e che molto probabilmente è stata fatta al momento di utilizzare l’urna.
Gli statistici ci hanno dimostrato che presumibilmente a quel tempo esisteva un solo “Ya’akov, figlio di Giuseppe, fratello di Yahushua” a Gerusalemme.
Periodo successivo al Nuovo Patto
In quest’ultima parte ci concentreremo sul periodo successivo alla morte, alla resurrezione e all’ascensione di Yahushua.
Prenderemo in esame degli artefatti che non siano le Scritture per cercare altre prove dell’esistenza di Yahushua.
Gli artefatti che analizzeremo non sono quelli che si esaminano normalmente per gli studi biblici: non si tratta di manoscritti che contengono parti di vangeli, né di lettere o di commentari.
Gli artefatti di cui parliamo risalgono ai primi due secoli dell’era corrente e venivano usati dalla gente di quell’epoca in riti magici per “proteggersi” dalla dimensione spirituale.
Vedremo ora dei documenti conosciuti come i “papiri magici”: si tratta di una collezione di scritti greco-romani che ci mostra in cosa credeva la gente comune di quel tempo.
Tipicamente, questi documenti contenevano formule magiche, incantesimi, rituali o formule; quasi tutti quelli che ci sono pervenuti sono stati scritti in greco su papiro, motivo per cui vengono anche chiamati “Papiri Magici Greci”.
Al momento esistono circa 230 documenti di questo tipo, conservati nei musei di tutto il mondo.21
Di solito sono scritti in forma di incantesimi che conferiscono ad una persona uno specifico potere o fortuna, oppure la proteggono da attacchi spirituali.
Quello che ci interessa in particolar modo è quello riportato in PGM IV righe 3007-3086, chiamato anche “Incantesimo di Pibechis per i posseduti dai dàimon”22.
Questo papiro contiene diversi incantesimi usati per allontanare gli spiriti maligni.
Si ritiene che l’autore sia Pibechis, famoso mago egiziano pagano (come abbiamo già detto, ai tempi di Yahushua l’Egitto era noto per essere la patria della magia), che parla del suo incantesimo come del “comprovato incantesimo di Pibechis” e dice che “è terrificante per qualsiasi dàimon, una cosa che teme”.
Usando questa formula, il mago deve anche pronunciare le seguenti parole:
“Io vi evoco per il dio degli Ebrei, YHVH/Yahushua che appare nel fuoco, che è in mezzo alla terra, alla neve, e alla nebbia; (…).
Io vi evoco per quello che apparve ad Israele in una colonna di fuoco e in una nuvola di giorno; che salvò il suo popolo dal Faraone e scagliò su di lui le dieci piaghe a causa della sua disobbedienza.
Io vi evoco, voi tutti spiriti dàimonici, per dire di che tipo siete, perché io vi evoco per il sigillo che Salomone pose sulla lingua di Geremia, così che egli parlasse. (…)
E invoco te, che ricevi questo incantesimo, affinché tu non mangi carne di maiale, e così ogni spirito e dàimon, di qualunque tipo esso sia, ti sarà sottomesso.”
In questo incantesimo vediamo una fortissima influenza ebraica, con una specifica menzione del nome di Salomone.
Nella tradizione ebraica, Salomone era considerato un esorcista e un’autorità spirituale.
L’aspetto più affascinante di questo incantesimo è che un pagano egiziano parla di Yahushua come del “dio degli Ebrei”.
Yahushua è stato inserito in questa formula magica perché era riconosciuto come potente guaritore e come qualcuno in grado di scacciare i demoni e questo, secondo il mago pagano, era un potere temuto dai demoni.
Da questo desumiamo che Pibechis era a conoscenza dei dettagli sulla vita di Yahushua così come vengono riportati nei Vangeli, che li riteneva veri e che credeva che Yahushua fosse molto potente.
Il prossimo testo proviene da un filatterio d’argento proveniente da Beirut, oggi conservato al Louvre di Parigi.
Un filatterio è un astuccio che viene indossato come un amuleto perché gli vengono attribuiti poteri di protezione.
Oggi potremmo chiamarlo “portafortuna”.
Il filatterio in questione riporta il testo seguente:
“Io ti esorto solennemente, tu che sei al di sopra dei cieli, Sabaoth … di proteggere Alexandra … Il Dio di Abraamo e il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe: Proteggi Alexandra, figlia di Zoe, dalle forze demoniche … ti esorto per il Dio vivente … proteggi Alexandra da ogni forza demonica, maschile e femminile, e da ogni disturbo dei demoni … Unico Dio e il Suo Unto, aiutate Alexandra.”
Anche qui siamo di fronte ad un documento fortemente influenzato dall’ebraismo, e che parla dell’Eloah di Abraamo, di Isacco e di Giacobbe e invoca la protezione dell’“Unico Dio e il Suo Unto”. Sappiamo che il termine “unto” equivale a “Messia”, e questo potrebbe indicare che questo filatterio d’argento venisse indossato con la speranza che YHVH e il Suo Ha’MashYah proteggessero Alexandra, figlia di Zoe, dalle forze demoniche.
La terza fonte che andiamo ad esaminare rientra sempre nell’ambito della magia antica: sono le cosiddette “ciotole magiche”. Queste ciotole presentano nella parte interna un testo scritto in circolo.
L’uso di queste ciotole, che risalgono ad un periodo compreso tra il III e il V Secolo, è tutt’ora incerto.
Le scritte che presentano sono soprattutto in aramaico, anche se ne sono state trovate alcune che contenevano un testo in siriaco. Alcuni di questi artefatti sono visibili presso il Museo dei Territori della Bibbia a Gerusalemme.
La ciotola numero 17 è chiamata anche “Confondere l’occhio cattivo che colpì Yoyia figlio di Rasnendukh”, e contiene una scritta in aramaico, dove alle righe 4 e 5 leggiamo:
“Egli disse, ‘Ho fatto resuscitare un uomo morto, ed egli ha fatto vincere Yoyi’a, figlio di Rashnendukh … ‘. Che il potere del Messia sorga e si risvegli.”
Il Messia in questione potrebbe essere il messia che gli ebrei stanno ancora aspettando, oppure Yahushua; in altre ciotole si parla di “Christos”, o “Iēsou”, che potrebbero essere anch’essi dei riferimenti a Yahushua.
Grazie alle opere che compì mentre era sulla terra, Yahushua Si fece una reputazione, anche presso i pagani, di strenuo e potente oppositore delle forze del male, e in Marco 9:38-40 leggiamo che le persone avevano già iniziato a scacciare i demoni nel Suo Nome. Moltissime di queste ciotole sono state ritrovate nelle case degli Ebrei dei tempi della diaspora, il che ci suggerisce che molti Ebrei credenti di quell’epoca seguivano queste usanze.
Nella città babilonese di Nippur, in quasi tutte le case degli Ebrei rinvenute negli scavi c’era una di queste ciotole.23
L’ultimo gruppo di artefatti è quello delle “tavolette di maledizione”. Esiste una collezione completa di circa 18.000 iscrizioni latine, risalenti al tempo dell’Impero Romano, chiamata “Corpus Inscriptionum Latinarum” (CIL): si tratta di iscrizioni pubbliche e private che ci rivelano molte cose sulla vita e sulla storia di Roma. Questa collezione viene aggiornata continuamente, e vi troviamo anche una tavoletta di piombo (indicata con il numero 119) di 10x12cm con due fori sul bordo sinistro, risalente al VI Secolo circa e rinvenuta in ex-Jugoslavia.24 Era stata concepita come un amuleto da indossare e doveva servire a proteggere la persona dal malvagio e ripugnante spirito di Tartaro.
L’amuleto contiene il seguente testo in latino:
“Nel nome del Signore Yahushua Ha’MashYah, io ti condanno, ripugnantissimo spirito di Tartaro, che l’angelo Gabriele legò con catene infuocate.”
Vediamo anche una lamella (un frammento piccolo e sottile) d’argento risalente al IV Secolo, che oggi si trova nella Biblioteca Nazionale di Parigi, denominata “Froehner 1212”.
Fu ritrovata a Cipro e acquistata da Froehner intorno al 1874, e riporta il seguente testo in greco:
“(Ti ordino nel nome del) Nazareno, Yahushua Ha’MashYah, e dei suoi santi apostoli e angeli, (di uscire fuori da … )”
Da tutti questi artefatti possiamo notare che dagli anni successivi alla resurrezione di Yahushua, il Suo Nome fu usato per allontanare ogni tipo di spirito maligno, e che questa pratica fu adottata non solo dai credenti ma anche dai pagani, fino in Egitto.
Questo non prova al 100% l’esistenza di Yahushua ma dimostra che i racconti sulla Sua vita e sui Suoi poteri erano considerati veri anche dai non credenti.
Abbiamo infatti dei documenti, all’infuori di quelli compilati dai Netzarym di Yahushua, che si basano sul fatto che Yahushua è realmente esistito e che quando era sulla terra era in grado di sconfiggere i demoni e di guarire i malati.
CONCLUSIONI
Come è stato detto all’inizio dell’articolo, lo scopo di questo studio non è quello di convincere qualcuno a credere in Yahushua, né quello di dimostrare ai credenti che hanno ragione: lo scopo è di dare degli argomenti concreti a chi si trovasse a dover difendere la propria fede in Yahushua durante un confronto con un non credente.
In questo tipo di discussioni, infatti, è bene essere sempre pronti a presentare una serie di fatti e di prove (archeologiche, scientifiche, ecc.).
In questo articolo abbiamo dunque visto le prove testuali all’infuori del Nuovo Patto, tra cui documenti romani ed ebraici compilati relativamente poco dopo la resurrezione di Yahushua; anche se alcuni di questi scritti non sono accurati nel dire esattamente chi fosse Yahushua, riconoscono la Sua esistenza.
Tra i reperti archeologici, poi, ne abbiamo persino uno “approvato” da un tribunale: un ossario con un’iscrizione che parla di Giacomo (Ya’akov) il fratello di Yahushua, e abbiamo visto che c’è un’alta probabilità statistica che si tratti proprio del fratello di Yahushua di cui leggiamo negli Atti degli Apostoli.
Nella parte finale abbiamo scoperto che anche altre persone, oltre ai Netzarym, credevano in Yahushua: nel mondo della magia pagana, Yahushua era visto come Qualcuno con un grande potere, capace di sconfiggere anche i demoni più forti; in diversi artefatti abbiamo visto vari tipi di persone invocare il Suo Nome per essere protette dagli effetti degli spiriti maligni; tutto questo poteva avvenire solo perché queste persone credevano che tutto ciò che era stato raccontato e tramandato oralmente su Yahushua fosse vero, e che Egli potesse davvero liberare dai demoni e guarire i malati.
Note: Abbiamo preferito usare al posto del nome grecizzato e spurio Gesù il vero nome ebraico Yahsuhua, così allo stesso modo abbiamo indicato al posto della parola greca chiesa il termine ebraico Qahal e al posto di discepoli il termine Netzarym.
Bibliografia
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Traduzione inglese, edizione Loeb, 1915, Pliny Book 10, Letter 96 (English)
(1885). Origen against Celsus. In A. Roberts, J. Donaldson, & A. C. Coxe (Eds.), F. Crombie (Trans.), Fathers of the Third Century: Tertullian, Part Fourth; Minucius Felix; Commodian; Origen, Parts First and Second (Vol. 4, p. 408). Buffalo, NY: Christian Literature Company.
N I K Y (sarò breve)
Perché NESSUNO (romano, giudeo, fariseo, greco, o altro) si è mai accorto della sua presenza, dei suoi miracoli, della sua morte, e tantomeno della resurrezione, della voce di Dio che parla al mondo mentre si battezza o altre meraviglie.
E la “storia di Gesù” (i Vangeli) furono scritti DECENNI DOPO e usati come “prova” da parte di assassini che nel 110 d.C. uccidevano innocenti in nome di Gesù e della fine del mondo imminente.
Così riportano gli storici romani.
ANDREA
Perchè potrebbe essere realmente esistito, non ovviamente quello che camminava sull’acqua o moltiplicava pani e pesci.
Non si può escludere che un giovane di nome Gesù, come tanti altri a quei tempi, gironzolasse a predicare, era un fatto abbastanza alla moda, quindi non necessariamente il cristianesimo si fonda su un fantasma, sebbene a onor di vero prove certe della sua avvenuta esistenza non ce ne sono.
Nell’ipotesi che sia realmente esistito certamente non aveva fatto niente di straordinario altrimenti sarebbe rimasto molto più di quel passaggio in cui ne parla Flavio Giuseppe, unico a parlarne e comunque dopo la morte di Gesù, quindi comunque per sentito dire, ed in modo del tutto marginale.
KADIM
Ci sono stati tanti profeti prima di Gesu e dopo 600 anni e’ venuto l’ultima profeta del Islam Mohamed
Tutti hanno stesso radice , Abramo il padre di tre religioni .
Gesu ci e’ stato un intera sura nel Corano dedicata per la nascita’ e vita di Gesu.
FABIO
Il mio pensiero sulla figura di Gesù è che non c’è alcuna ragione per dubitare della sua esistenza storica.
Nessuno storico serio, neppure ebreo, lo fa. La testimonianza migliore è di Giuseppe Flavio, ebreo e cittadino romano, che scrisse una storia di Israele dalle origini al 66 d.C..
Lui era nato nel 37, ed è morto dopo il 100.
Il brano fu corrotto in epoca medievale, ma i filologi sono riusciti, grazie a un attenta analisi stilistica e dei vocaboli, a ricostruire l’originale. Giuseppe era ebreo, non cristiano, e parla di Gesù come di un maestro, un rabbi, saggio con molti discepoli; nel seguito di questa breve descrizione c’è anche un accenno a Giacomo, ucciso trent’anni dopo, e citato come fratello di Gesù, cosa che dice anche Paolo. La vicinanza temporale e il fatto che a scrivere è un ebreo toglie ogni dubbio.
THOMAS
È verosimile che sia esistito un predicatore ebreo di nome Yeoshua, figlio (naturale o adottivo) di Myriam e Yosef, morto in Galilea intorno ai trent’anni al tempo del prefetto romano Pontius Pilatus.
Ci si riferisce a questa figura con l’appellativo di “Gesù storico”.
Da questo punto di vista, Gesù dovrebbe essere esistito veramente.
Condizionale d’obbligo perché seppure ci sia un notevole consenso scientifico-storiografico dietro a questa teoria, mancano ancora prove definitive.
Il resto, tutta la parte sovrannaturale, è un altro discorso. Un discorso che si può dividere in due tronconi: fede e fatti.
Se ci credi, per te è così e basta.
Hai il diritto di crederci, purché il tuo essere credente non leda la libertà altrui.
Se sei credente Gesù è esistito, così come lo raccontano i Vangeli ufficiali. Fine.
Se non ci credi e vuoi i fatti, beh…
Nei circa duemila anni trascorsi dagli eventi in questione, nessuno è riuscito a dimostrare inequivocabilmente l’esistenza di un’entità con caratteristiche analoghe a quelle del Dio cristiano.
Men che meno, quindi, a provare che esista un suo figlio con caratteristiche parzialmente divine. Se poi tiriamo in ballo il dogma dell’uno-e-trino, osservato da alcune confessioni cristiane (cattolici in primis), la faccenda è ancora più complicata.
Perciò da un punto di vista storico non si può dire che Gesù sia esistito nel modo in cui lo intendono i religiosi.
Chi dissente, porti le prove.
PAOLO
Perché si, è davvero esistito.
Ha fatto miracoli, ha parlato e lasciato messaggi e insegnamenti precisi.
Chi lo ha ascoltato ha capito benissimo di trovarsi davanti ad un personaggio unico nella storia del mondo.
Non aveva protettori potenti, non aveva un bocco di un denaro in tasca. Era disprezzato dalla sua razza, e odiato da tutte le altre razze.
Rispettava le donne quando tutti le disprezzavano, e dopo la resurrezione d fece vedere da due donne, quando, al tempo, la testimonianza di una donna in tribunale NON AVEVA VALORE, come quella di un animale.
Fa una parabola prendendo ad esempio di comportamento corretto un samaritano, che sarebbe, oggi, come dire che uno zingaro viene preso ad esempio di onestà e serietà. Come dite, leggermente controcorrente?
Parla ferocemente contro l’establishment politico e religioso del suo tempo, e, una volta arrestato e giustiziato, si permette di resuscitare, quando nessuna, dicesi NESSUNA, delle filosofie più in voga al suo tempo prevedevano la Resurrezione.
ARIANNA
Per rispondere mi sono domandata se è vero che ci sono più prove dell’esistenza di Gesù che di Giulio Cesare..
No, non lo è. Giulio Cesare è un uomo che ha fatto storia, la storia della Repubblica Romana.
Ha scritto opere, come per esempio il “ De bello Gallico”, ha conquistato immensi territori, abitati da tribù di barbari, ha imprigionato e deportato a Roma Vercingetorix.
Ha oltrepassato il Rubicone, assunto il controllo di Roma e dell’impero ed è andato in Egitto, già provincia romana, unendosi alla celeberrima Cleopatra.
È stato poi quel Giulio Cesare assassinato nelle idi di marzo, da Giunio Bruto e coloro che hanno partecipato alla congiura, ricevendo molte coltellate.
Certo, un uomo così diventa anche un mito: la grandezza di Giulio Cesare è tale che questa operazione è inevitabile.
Poi c’è un signor nessuno di nome Gesù: ebreo, figlio di un falegname o comunque appartenente a un ceto sociale modesto, anche se non povero.
Non ricopre nessuna autorità importante, tale da essere menzionato da chicchessia: non possiede alcun potere temporale, non è nè un re, nè un governatore, nè un generale, nè un esattore delle tasse, quindi non un collaborazionista.
È un suddito di una lontana provincia romana: una tra le province meno amate dell’impero, con un clima insidioso, arido e una popolazione locale belligerante e intollerante alla regole. In più era una popolazione che adorava un unico Dio: un assurdo, dal punto di vista dei Romani, i quali basavano la propria civiltà sulla libertà di culto, determinata soprattutto dal politeismo.
Di Gesù non avremmo saputo nulla se non fosse diventato un rabbi, cioè un maestro e un predicatore: ma lui, come Giovanni Battista, andava a predicare in giro per i villaggi e negli spazi aperti.
E così facendo esce dall’oscurità di un quotidiano simile a quello di tanti altri.
A un certo punto era diventato famoso e molto seguito da schiere di seguaci, dei quali noi conosciamo i più importanti e coloro che vissero con lui, fianco a fianco.
Ma era uno dei tanti rabbi che circolavano a quel tempo.
Ma la gente iniziò a cercarlo, a chiedergli miracoli e guarigioni perché di lui si raccontava che era in grado di compiere cose che altri rabbi non erano in grado di fare.
Per tanti iniziò a essere un punto di riferimento.
A un certo punto, divenne, volente o nolente, una spina nel fianco del potere religioso ebraico e un potenziale sollevatore di popoli e animi per l’occhio attento dei Romani.
Bisognava stare attenti: parlando di pace, non di guerra e del fatto che aveva un legame speciale e diretto con il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, sfidò la credibilità delle autorità del suo popolo.
I Romani seguivano la sua attività, temendo che potesse armare e armarsi contro di loro: in realtà, erano impegnati ad occuparsi di altri capi guerriglia e frange estremiste, che creavano spesso disordini e davano loro del filo da torcere.
Ma Gesù era destinato non a fare la storia, ma essere storia. Probabilmente era diventato molto scomodo, non tanto per i Romani, quanto per l’autorità politica e religiosa che guidava il suo popolo.
Alla fine, non era un rabbi qualunque, altrimenti ora non saremmo qui a parlare di lui.
E quando un rabbi parla a tanta gente, esercita anche un certo potere politico, non solo religioso o spirituale.
In sintesi, Ponzio Pilato non vedeva alcun motivo per cui avrebbe dovuto crocifiggere questo rabbi: ai suoi occhi era un ebreo qualunque che aveva un ruolo comune.
Certamente era molto amato ma anche molto odiato e una persona che diventa un discrimine importante, all’interno di una società, è tutto fuorché comune.
I sacerdoti però lo volevano morto e hanno insistito : poi il popolo ha avuto la possibilità di liberare un prigioniero e hanno preferito liberare Barabba, cioè un anarchico, che intendeva liberare Israele dal giogo romano, attraverso la lotta armata.
Gesù non ha mai parlato di liberare il popolo ebraico con l’uso della violenza: egli parlava di altro, di cose che appartenevano a un altro ordine di idee.
Idee aleatorie per molti, visto che attendevano l’arrivo del Messia per essere liberati: in Gesù tanti videro la figura del Messia tanto atteso, anche se, ripeto, non ha mai organizzato gruppi armati e incitato alla guerra contro Roma.
Com’è possibile che un uomo, apparentemente così insignificante, abbia inciso così tanto nella cultura ebraica del tempo, tanto da essere giustiziato? Certo, abbiamo detto che, a un certo punto, assunse un ruolo molto importante nei confronti delle folle che lo seguivano.
Ma non parlando di organizzarsi contro i Romani e combatterli: come hanno potuto i suoi gesti e parole non essere obliate dal tempo?
E dal rancore di un popolo che, non solo non si è mai liberato dal potere di Roma, ma dopo il 70 d.C con la distruzione del tempio di Gerusalemme, è stato costretto ad una infinita diaspora in tutta Europa?
Messia o no, Gesù sembrava aver disatteso le aspettative del suo popolo.
Eppure , dopo la sua esecuzione per crocifissione, cioè una pena ignobile destinata ai non cittadini romani, ma ai ladri, assassini, quindi alla feccia della società, è iniziata un’altra storia: tramandata oralmente fino alla stesura dei Vangeli canonici, datati entro il I secolo d.C.
I vangeli fanno capo la costituzione ed esistenza di chiese, cioè di gruppi di seguaci di questo rabbi “eretico”, se lo guardiamo dal punto di vista dell’ortodossia ebraica, la quale era molto intransigente riguardo alla Legge, Torah.
I Vangeli e i testimoni oculari, come gli apostoli, videro e testimoniarono, andando poi a predicare in terre lontane, un fatto fondante il Cristianesimo: Gesù il rabbi, il terzo giorno dalla sua sepoltura nel sepolcro, pare essere risorto dalla morte, con un corpo in carne e ossa.
Eh? Cosa? Resurrezione: cioè non è rimasto nel regno dei morti ma è ritornato in vita, in una maniera diversa da Lazzaro, il quale era stato solo resuscitato.
La resurrezione implica il ritorno in vita, ma in una modalità e con una materia imperitura e incorruttibile: cioè eterna. Lazzaro, ritornato in vita, era poi destinato a morire di nuovo.
Di Gesù ne parlano diverse fonti e autori, eterodossi, quindi non solo i Vangeli: ma le cose che sappiamo su di lui non sono molte.
Più che altro ai Vangeli interessava raccogliere le parole e i fatti della sua vita, che attestassero verità di fede, più che biografiche.
E alle altre fonti, estranee agli ambienti giudaici, non interessava stilare una biografia dettagliata di un personaggio, ai loro occhi insignificante. Attestano solo la sua esistenza e il fatto, per loro inspiegabile, che attorno a lui si radunava molta gente e clamore. Stop.
Però, di fatto, ciò che è successo, durante la sua vita, è diventata una delle più grandi religioni monoteiste del mondo e ha plasmato l’intera civiltà occidentale.
Chissà cosa è successo: misteri della fede.
OCCHIO D’AQUILA
Caro Carlo, per la serie “sarò breve (seguo il tuo es.) dico la mia.
Ho letto diverse affermazioni, d’altra parte anche prolisse e inconsistenti, evidentemente anche perché fatte da gnostici o atei.. e cosa puoi pretendere se non leggere ‘fatti’ che non dimostrano la sua esistenza?
Cercherò cmq di essere il più breve possibile e presentare ragionamenti e Fatti a sostegno della storicità di Gesù Cristo, facendo anche esempi e mi rivolgo ai tuoi 200.000 lettori.
Credete che Albert Einstein sia esistito? Forse risponderete subito di sì, ma perché?
La maggioranza non l’ha conosciuto di persona pur essendo clienti Eurospin..
Comunque notizie degne di fiducia dei risultati da lui ottenuti dimostrano che è esistito realmente.
Lo si comprende dalle applicazioni scientifiche delle sue scoperte. Per esempio, molti utilizzano l’elettricità generata dall’energia nucleare, la cui produzione è strettamente legata all’applicazione della famosa equazione di Einstein:E=mc²(Energia uguale a massa per velocità della luce al quadrato).
Lo stesso ragionamento vale per Gesù Cristo, riconosciuto come l’uomo più influente della storia.
Quello che è stato scritto di lui e le prove tangibili dell’influenza che esercitò ne dimostrano al di là di ogni dubbio l’esistenza.
Per quanto interessante possa essere la scoperta archeologica dell’iscrizione sull’urna di Giacomo, cioè:” Giacomo figlio di Giuseppe, fratello di Gesù”, la storicità di Cristo non dipende da questo o da qualsiasi altro reperto.
Difatti possiamo trovare conferma dell’esistenza di Gesù in ciò che gli storici scrissero di lui e dei suoi seguaci.
Prendiamo, per esempio, la testimonianza di Giuseppe Flavio, storico ebreo del primo secolo e fariseo, il quale menzionò Gesù nella sua opera Antichità Giudaiche.
Anche se alcuni dubitano dell’autenticità del primo riferimento a Gesù quale Messia, il prof. Louis H. Feldman dell’Università Yeshiva dice che pochi hanno messo in dubbio la veracità del secondo.
Qui Giuseppe Flavio diceva:”[Il sommo sacerdote Anano] convocò i giudici del Sinedrio e introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo (Libro XX, 200, a cura di L. Moraldi, UTET, Torino,1988).
Sì, un fariseo, appartenente alla setta molti dei cui aderenti erano nemici giurati di Gesù, riconobbe l’esistenza di “Giacomo, fratello di Gesù”.
L’esistenza di Gesù influì sulle attività dei suoi seguaci.
Quando l’apostolo Paolo fu imprigionato a Roma verso il 59 d.C., gli ebrei più in vista gli dissero:” In quanto a questa setta è noto che dappertutto si parla contro di essa”.(Atti 28:17:22) Definirono i discepoli di Gesù”questa setta”.
Se dappertutto se ne parlava contro, era verosimile che gli storici li menzionassero, non vi pare?
Tacito, nato verso il 55 d.C. e ritenuto uno dei massimi storici del mondo, accenna ai cristiani negli Annali. Parlando di Nerone che li incolpò di aver appiccato il grande incendio di Roma del 64 d.C., scrisse:” Nerone spacciò per colpevoli e condannò a pene di crudeltà particolarmente ricercata quelli che il volgo, detestandoli per le loro infamie, chiamava cristiani.
Derivavano il loro nome da Cristo, condannato al supplizio, sotto l’imperatore Tiberio, dal procuratore Ponzio Pilato”(Libro XV, 44, a cura di M. Stefanoni, Garzanti, Milano, 1990.
I particolari qui menzionati corrispondono a ciò che troviamo scritto riguardo a Gesù nella bibbia.
Un altro scrittore che menzionò i seguaci di Cristo fu Plinio il Giovane, governatore della Bitinia. Verso il 111 d.C. Plinio scrisse all’imperatore Traiano, per chiedergli come doveva comportarsi con i cristiani.
Coloro che erano stati accusati falsamente di essere cristiani, scriveva Plinio, invocavano gli déi e adoravano la statua di Traiano, proprio per dimostrare di non essere cristiani.” Tutte cose che”, proseguiva Plinio, “mi dicono, è impossibile ottenere da coloro che sono veramente cristiani”.(Carteggio con Traiano, X , 96, trad. di Rusca, Rizzoli, Milano)
Questo attesta l’esistenza del Cristo, i cui seguaci erano pronti a dare la vita per la fede che avevano in lui.
Dopo aver ricapitolato i riferimenti degli storici dei primi due secoli riguardo a Gesù Cristo e ai suoi seguaci, l’Encyclopaedia Britannica (edizione 2002) conclude:” Questi resoconti indipendenti dimostrano che nei tempi antichi neppure i nemici del cristianesimo dubitarono nella storicità di Gesù, che fu contestata per la prima volta e senza motivi validi alla fine del XVIII e all’inizio del XX secolo”.
Potrei continuare, ma la mia esposizione storica non è per chi nega l’esistenza di Gesù, che comunque credo, resteranno sulla loro presa di posizione, semplicemente perché guardano con occhio critico e scettico il lato spirituale delle cose e dei personaggi vissuti realmente, ma per coloro che credono a quest’uomo che ha cambiato la vita di milioni e milioni di persone, in meglio.
Questi sono i veri miracoli…. E non è solo una reazione emotiva, ma fede legata nelle promesse di Dio che non sono mai venute meno, si sono tutte avverate.Giosué 23:14
Immaginiamo che qualcuno abbia inventato un personaggio chiamato Gesù Cristo.
Supponiamo che sia stato abbastanza geniale da inventare gli insegnamenti attribuiti a Gesù nella Bibbia.
Non avrebbe fatto in modo che Gesù e i suoi insegnamenti fossero il più possibile gradevoli per la gente in generale?
Invece l’apostolo Paolo osservò:” I giudei chiedono segni e i greci cercano sapienza; però noi predichiamo Cristo al palo, per i giudei causa d’inciampo ma per le nazioni stoltezza”. ( 1 Corinti 1:22,23) Il messaggio di Cristo al palo non attirava né gli ebrei né le nazioni. Ma quello era il Cristo che i cristiani del primo secolo predicavano. Perché descrivere Cristo al palo? L’unica spiegazione plausibile sarebbe che gli scrittori delle Scritture Greche Cristiane riferivano la verità sulla vita e la morte di Gesù, realmente esistito. Amen
MARIANO
La contestazione illuministica dell’esistenza storica di Gesu’ e’ ormai vecchia ma viene ripresa ciclicamente, aggiungendo magari parallelismi con il dio Mitra, Gilgamesh e personaggi di varie mitologie.
Queste teorie, di base scientifica assai approssimativa, hanno ricevuto nuova vitalita’ grazie al comunismo marxista, e da questo sono passate a tante persone per spirito antireligioso anticristiano, piuttosto che per ateismo comunista.
Comunque, se i Vangeli non volevano essere e non sono biografie, quanto piuttosto l’immagine e l’esperienza che di Cristo avevano suoi discepoli, ci sono fatti evangelici storicamente accertabili.
Altrettanto significativi sono passi di autori non cristiani, come Tacito, negli Annali, Plinio il giovane, nella Lettera a Traiano, Svetonio, nella Vita di Claudio, e Giuseppe Flavio, in almeno alcuni passi delle Antichita’ giudaiche.
Anche se non contemporanei, ne parlano come di persona la cui effettiva esistenza non era motivo di dubbio.
Altre prove dell’esistenza di Gesu’, a mio parere, assomigliano un po’ alle dimostrazioni per assurdo in matematica.
Ammettendo che la sua esistenza sia frutto di un complotto dei primi suoi pretesi seguaci, la strategia di costoro avrebbe violato tutte le regole della creazione di una storia che si proponesse di convincere il maggior numero di persone del tempo.
Prendere come testimoni della nativita’, i pastori che in quei tempi erano socialmente uno dei gruppi sociali meno considerati, ma e’ un eufemismo…..,
… o per un fatto incredibile come la Resurrezione prendere come prime testimoni delle donne, in una societa’ per lo meno maschilista,….
riportare affermazioni di Gesu’ circa la sua divinita’-uguaglianza con Dio padre, che i benpensanti trovavano letteralmente e pesantemente blasfeme…..
riportarne la morte piu’ infamante per il tempo, …
esprimere apertamente considerazioni assai lontane dalla mentalita’ ebrea osservante circa collaborazionisti-pubblicani, cortigiane, eretici come il buon samaritano, occupanti romani, donne non ebree …..
il modo assai scarno in cui sono riportati miracoli e la stessa Resurrezione….
…sono tutte affermazioni troppo autolesioniste in una teoria complottista imbastita per creare un mito di Gesu’.
Percio’ l’unica spiegazione possibile e’ che siano state scritte semplicemente perché vere, nient’altro che vere.
EDIT: anche la letteratura anticristiana ebraica come i Toledot Yesu mi appare molto interessante: tra le accuse manca quella della inesistenza di Gesù Cristo.
Questa inesistenza dell’oggetto della letteratura anticristiana avrebbe potuto diventare spunto satirico importante, potendo far ricadere sui cristiani una plausibile accusa di creduloneria.
Evidentemente un’accusa del genere si sarebbe ritorta contro gli accusatori
EDIT 2 Un Messia che trasgredisce il sabato (e molte norme del tempo) poteva essere visto come uno scandalo anche dal giudeo più tranquillo, non per forza appartenente alla setta farisaica, eppure gli evangelisti non si tirano indietro dal raccontare anche questi dettagli.
EDIT 3 Riporto mio commento fatto a questa mia risposta ripostata per domanda analoga.
Parlando di strategie per creare un mito stai sopravvalutando gli apostoli, di provenienza culturale e sociale molto modesta, e i tempi, ben lontani dalle considerazioni sociologiche e psicologiche odierne.
ROCCO
Ho letto attentamente quello che hanno risposto per i si e per i no legati alla reale esistenza di Gesù e dico la mia o quantomento come la vedo io.
Proviamo ad applicare al nostro problema i metodi della storiografia scientifica e paragoniamo i dati che riguardano Gesù a quelli che riguardano un qualunque altro personaggio della storia antica.
Conosciamo il passato soprattutto attraverso documenti scritti che sono giunti fino a noi. Più il documento è vicino al fenomeno che racconta più è attendibile.
I primi frammenti manoscritti dei Vangeli in nostro possesso risalgono a meno di un secolo dopo la morte di Gesù.
I primi manoscritti che attestano la esistenza di Alessandro Magno risalgono a molti secoli dopo la sua morte.
La vita di Gesù è scritta da contemporanei, quella di Alessandro da storici vissuti molti secoli dopo di lui.
Di Gesù parlano altre fonti storiche coeve ( Tacito e Flavio Giuseppe).
Sembra storicamente accertato che Gesù é esistito, ha predicato il regno di Dio, è morto in croce.
È egualmente certo che i suoi discepoli hanno predicato la sua resurrezione.
Ognuno è libero di prestare fede o no alla Resurrezione.
Non è serio negare che Gesù sia esistito. Amen
GIANNI
Non esistono prove certe legate ad eventi associati all’esistenza del Gesù.
Non abbiamo documenti coevi che ne parlino, i Vangeli sono scritti decenni dopo i fatti, da fonti intermedie.
Ma esistono prove indiziarie sufficientemente forti da rendere difficile negare l’esistenza di un predicatore di nome Gesù, la crocifissione e quantomeno il nucleo di insegnamenti evangelici.
Lo storico ebraico Giuseppe Flavio cita Gesù in due passaggi della sua “Storia dei giudei”.
Il più famoso, il “testimonium Flavianum” parla di Gesù come di un grande predicatore condannato a morte da Pilato.
Il brano è sicuramente stato interpolato (quando Gesù viene chiamato “Cristo”, un ebreo avrebbe usato “Messiah”, il riferimento alla resurrezione), ma il nucleo secondo praticamente tutti gli studiosi è autentico.
Come probabilmente è autentico un riferimento a un fratello di Gesù chiamato Giacomo.
Ci sono poi testimonianze romane dell’esistenza di gruppi di cristiani già nel 50 DC.
I racconti dei tre vangeli sinottici presentano diverse incongruenze, mitizzazioni, e naturalmente tutta la miracolistica comune ad altri racconti di persone carismatiche dell’epoca.
Quanto dei vangeli possa essere effettivamente un resoconto degli insegnamenti di Gesù è oggetto di grosse discussioni, e probabilmente buona parte di Giovanni è una rielaborazione gnostica successiva.
In particolare i racconti della resurrezione sono fortemente discordanti, e difficilmente conciliabili con una esperienza diretta riferita.
Gli elementi su cui si è sostanzialmente certi sono che Gesù era un ebreo di Galilea, che predicò in Giudea e Galilea, fu battezzato da Giovanni, ebbe controversie al Tempio, fu crocifisso dalle autorità romane, e i suoi discepoli continuarono ad essere attivi dopo la sua morte.
Sui suoi insegnamenti ci sono più discordanze.
È stato chiaramente un profeta messianico, ma non è chiaro se la sua idea messianica fosse sociale, apocalittica, di riforma religiosa, o in che mistura di queste.
ROSSELLA
Magari vorrai sapere se ci sono fatti, a favore etc.
Perché tesi, ne possiamo fare a bizzeffe di tutti i tipi, ma ogni tesi necessita di ipotesi e di dimostrazione.
Dunque, per rispondere, comincio con il ricordare per l’ennesima volta che l’onere della prova spetta a chi sostiene l’esistenza di qualcosa.
Provare che Babbo Natale non esiste è impossibile, se ci pensi. Semplicemente per sostenere la sua non esistenza, ci si basa sul fatto che non ci sono solide prove a favore della stessa.
Per Gesù è un po’ la stessa cosa: le testimonianze della sua vita sono tutte molto tardive , non di prima mano, romanzate, infarcite di elementi eredità di altre tradizioni.
Più che testimoniare dell’esistenza di Gesù, testimoniano dell’esistenza dei cristiani.
L’unico motivo per cui personalmente propendo per l’esistenza di un personaggio reale è che non reputo neanche lontanamente plausibile che sia stato del tutto inventato.
Non erano molto bravi in queste cose all’epoca, con buona pace del disperato bisogno di complotti che sembrano avere i nostri contemporanei evidentemente troppo viziati dalla nostra monotona e prevedibile società.
Ma certamente credo che sopra a un personaggio reale sia stato elaborato un personaggio mitico, molto diverso dal guru arruffapopolo molto umano e per niente divino che è certamente stato.
MARIO
(Premessa: sorvolo sui commenti dopo aver letto una serie di parole infamanti, come se Gesù dovesse essere identificato in toto con il Vaticano o la banca IOR o come se i detrattori avessero un risentimento personale verso questa figura del I secolo.
Dato che calcoliamo gli anni del calendario proprio dalla nascita di Gesù, e oggi sono 2024 anni dalla sua nascita, consiglio a questi detrattori di essere coerenti nel loro negazionismo: potreste firmare un contratto o una fattura commerciale o un certificato omettendo l’anno 2024 oppure mettendo un’altra numerazione del tipo “ab Urbe cond.” oppure “dall’anno…dell’Egira”, se ve lo accettano i notai o altre autorità pubbliche qui in Italia)
.Anche se una persona non crede che Gesù di Nazareth sia veramente esistito, leggendo i Vangeli ne esce una descrizione davvero interessante.
Una persona di estrazione sociale umile, nato in una fredda stamberga, rifugiato e richiedente asilo in Egitto.
Un giovane che è capace di piangere e di ritirarsi in solitudine quando avviene un episodio doloroso, un uomo che ha difeso e confortato miserabili e prostitute.
Poi, tradito e abbandonato da amici e compagni, rimasto solo, senza avvocato difensore, portato davanti ad un tribunale frettolosamente aperto di notte, senza un codice di procedura penale e senza nessuna garanzia procedurale, di fronte a testimoni corrotti che si contraddicono tra loro, condannato dal magistrato romano per capitoli di accusa incomprensibili, sottoposto a tortura con frustate e bastonate, insultato e sputato e preso in giro, derubato dei suoi abiti messi in palio ai dadi, lasciato lentamente morire dissanguato appeso su travi di legno, nudo, nel clima umido e caldo della Palestina con mosche e zanzare che volano attorno ai rivoli di sangue.
Anche per chi non crede nella sua esistenza, c’è da vedere in questa descrizione il simbolo dell’Innocente e di tutti gli Innocenti perseguitati e massacrati nelle macellerie umane della Storia.
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Tanto di cappello a Stefano,Qhosket e Arianna che hanno fatto una ricerca non indifferente e non finisce qui…