Archivio mensile:Dicembre 2009

Camaleonti Patologici

Attenzione. Da scienziato esperto in pirla, essendo tale, ho isolato una nuova categoria di esseri umani. Non contagiosi ma abbastanza impestati. I cangianti. I camaleonti patologici. Quelli che oggi sono in un modo e domani tutto il contrario. Appena li sniffo cerco di stare abbottonato e con la schiena verso il muro, senza mai abbassarmi a raccogliere qualcosa da terra per al serie ..a prenderlo nel culo c’e’ sempre tempo,e voi sapete che la vita e’ questione di culo….o ce l’hai..o te lo fanno. In natura troviamo due sottospecie di Camaleonti.Partiamo con La Prima che e’ costituita da quelli che al primo incontro con un simile, rimangono regolarmente folgorati o folgorate. Mettiamola al femminile che dicono.. Sai che ho conosciuto tizio? Simpaticissimo. Una bellissima persona. Tra l’altro anche troppo fighissimo, somiglia a Clark Kent prima di trasformarsi in Superman, poi geniale, sa’ tutte le capitali d’Europa a memoria, si ricorda dei compleanni, sa dove sono riposte le mutande di ricambio, mette le calze appaiate dello stesso colore.. quasi quasi lo iscrivo alla trasmissione del Jerry Scottato…. A questo punto tu pensi… azz.., questi due diventeranno amici per la pelle. Ed e’ li’ che ti sbagli e pisci fuori. Dagli tempo.. max due settimane. E poi chiedi alla cangiante come va col nuovo amico. Lei ti rispondera’ piu’ o meno cosi’…Chi?! Tizio? Ma peeeer carita’… una merda… brutto, isterico e ignorante come una capra zoppa. Se posso dirti anche ladro perfino. Non ne ho le prove ma mi sembra addirittura che mi abbia castigato 5 euro dal portafoglio….Ora riflettiamo. Qualche volta puo’ succedere. Che una si pigli una cantonata. Che sbagli a prendere le misure. Che immagini che una persona sia in un modo e invece e’ tutto in un altro. Ma non sempre. Non tutte le strasante volte, per la miseria. Se tutti, dopo un po’ che li frequenti, diventano dei mostri, il problema e’ un po’ tuo, miciogatta, che hai la psiche bucata e un ego elefantiaco. Gli uomini non sono mai fantastici o orribili. Sono quasi sempre a meta’. Con pregi e difetti. Alcuni con un carattere piu’ facile altri piu’ faticosi. Perche’? Tu? Wonder Woman? Sarai mica perfetta? Vedi cara, e’ difficile spiegare, e’ difficile capire, se non vedi la distanza che c’e’ tra i miei pensieri e i tuoi, cantava Guccini. Fa’ finta di non conoscerti. Non ti saluta nemmeno. Robe da chiodi. Anzi. Se tu un po’ mortificato gli fai notare chi sei, lei e’ facile che ti risponda….Ah si, ciao. Vabbuo’… Veniamo (stato a luogo) alla Seconda Categoria. Il camaleonte comune e facciamola breve altrimenti sforiamo. Quello che un giorno fa’ lo splendido, ti abbraccia, ti fa’ dichiarazioni di stima incondizionata, ti promette amicizia eterna, ti racconta nel dettaglio ogni particolare della sua vita piu’ intima… e il giorno dopo? Non ti caga piu’…mai conosciuti…. E alla fine tu ti senti pazzo e lui neanche un po’. Insomma. La vita e’ spaziosa, ci puoi far stare dentro un sacco di roba. Ma i camaleonti no. I camaleonti bisogna tenerli fuori. Lasciarli sul loro ramo. A cambiare colore.

E’ Natale azz.

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E ricomincia l’impietosa manfrina dei regali di Natale. La samba dei pensierini. E io sono felice come uno scricciolo con la zampa rotta. Mettiamoci d’accordo. Prima di tutto sull’etimologia della parola ..pensierino. Dicesi pensierino, un piccolo pensiero, una minuscola attivita’ psichica che richiede un minimo sforzo. Ricapitolando. ti faccio un pensierino significa quindi..pensero’ a te ma poco. Per cui. Se per Natale abbiamo deciso di farci le coccole solo coi pensierini, fastidiosa imbecille che non sei altro, non mi piombare in casa la notte di Natale, vestita come una cassata siciliana, porgendomi una spilla d’oro da un chilo, un foulard Cartier, una cisterna di champagne Dom Perignon o un completo di Prada da 750.35 €. Donatrice incontinente. Perche’ io, qui spiaggiato come un tricheco tra le pecorelle del presepe, per te ho comprato solo quattro mandaranci e una manciata di bagige. E mi viene da augurarti, non un mondo di bene ma una vagonata di contumelie. Mi vuoi fare un presente per Natale?. Benissimo. Regalami una robina piccola che oggi va bene ma domani, che e’ gia’ futuro, non piu’. E ieri non ne parliamo. C’e’ per caso qualcuno che ti dice ti faccio un passato per Natale? Certo. Di verdure magari. e poi c’e’ sempre la questione del sovrappeso incipiente. Inutile far finta che per voi non sia cosi’. Quando ci si scambia i regali si soppesa. Si valuta, si misura. Se io do’ una cosa a te, tu dai una cosa a me per la serie “do ut des”. Ma possibilmente proporzionata. io gli ho regalato un’aragosta di porcellana da 300€ e lei un paio di guanti in ciniglia molle. Tra l’altro color caghetta o trasu’ de ciùc. (vomito di ubriaco per i non longobardi). Sta bastarda figlia di androcchia stantia. il prossimo anno me la paga. Passano trecentosessantacinquegiorni e tu memore dell’anno prima gli regali un paio di calzini in canapone riciclato e lei, che ancora non ha digerito l’onta, un portafoglio di coccodrillo selvaggio amazzonico unico superstite della specie. E i ruoli ed i pensieri si invertono. Tutto questo per decenni (sin che morte non vi separi). Finche’ porca paletta non si arriva invece al cosiddetto riposizionamento. Che consiste in questo. Tanti Auguri, bacio, si scarta e voila’.. due agende. Una per uno. A ciascuno quello della banca dell’altro/a. Che pirlificio ammoscioso. Per non parlare dei fatidici cestini di Natale. Chi ti vuol bene davvero non ti regala un cestino. Il cestino te lo regala chi ti vuole veder morto. Perche’ e’ un’arma letale. Tanto vale mettere una pistola dentro un paniere. Se io ti regalo un cotechino da mezzo metro, una putrella di torrone, una composta di peperoni della Cayenna, un vaso di mostarda e uno di peperoncino made in Calabria, lo so’ che per bene che ti vada ti vengono delle emorroidi che non ti siedi piu’ sino alla Befana. Lo faccio apposta. Altro che buona fine e miglior principio. Quello e’ il principio della fine. Auguri neh..
nel frattempo fatevi sto test emicraniale…
Grazie alla ballerina scoprirai se siete di emisfero destro o sinistro

orario-antiorario
Osservate bene la ballerina dell’immagine qui sopra, come vi sembra che giri? In senso orario o antiorario? Da come vedete l’immagine ruotare dipender� se siete emisfero destro o sinistro. Io personalmente ho una prevalenza oraria, pero’ ho trovato un metodo per invertire il senso a mio piacimento.
Se la vostra risposta e’ : IN SENSO ORARIO In voi prevale la parte sinistra del cervello, la parte dedicata alla logica, all’attenzione per i dettagli, al linguaggio, alla scienze che si basano su studi empiri, pratici, di comprensione, conoscenza e apprendimento. La stessa che si occupa di preparare strategie, la parte piu’ pratica di voi.
Se la vostra risposta e’ : IN SENSO ANTIORARIO
In voi prevale l’emisfero destro, la parte che generalmente svolge le funzionalita’ che si avvicinano di piu’ al vostro essere impulsivi, la percezione delle sensazioni, alla visione di insieme, all’immaginazione. Quella che gestisce la vostra percezione dello spazio, le vostre fantasie, l’impeto e il prendersi dei rischi.
Consolatevi con questo ambo, in teoria e’ sempre aggiornato:

Crema mIRAcolosa..


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OPERA DEGRADATA – NESSUN DIRITTO

Come da Consulente Legale Informatico dell’Avv. Valentina Freudiani

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato a discrezione di togo29 e comunque non sistematicamente.
Non può quindi essere considerato un prodotto editoriale, ai sensi della legge 62 del 7/3/2001. Alcune immagini sono frutto di una ricerca attraverso la rete e/o prelevate da siti all’apparenza di pubblico dominio,ma se il loro uso violasse diritti d’autore, lo si comunichi all’autore del blog che provvedera’ alla loro pronta rimozione
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Una notizia bagianerrima. Turbopirla. Io so che vi piacciono quelle notizie che riguardano un po’ il mondo della scienza e un po’ il mondo del sesso. Quelle notizie che non si sentono in televisione perche’ Luciano Onder non ha cuore di divulgare. Cosi’ devo farlo io. Dopo il Viagra e il Cialis, sai la pillolina da 24 ore che ti rende il bandolero mai stanco, ebbene amici un’altra novita’. L’ha inventata una dottoressa americana. Tale Ira. Ira Sharlip. Che nome, Ira. Andresti tu da una dottoressa che si chiama Ira? Quella capace che ti fa l’esame prostatico con un sassofono. Comunque Ira ha annunciato che la sua squadra di ricercatori ha trovato un rimedio alternativo. Una pomata che non da’ effetti collaterali come fanno invece le pillole. E’ una pomata che ora e’ ancora in via di sperimentazione ma presto sara’ sul mercato, che la spalmi su Willis e lui si risveglia come la bella addormentata. Tra l’altro di colpo. Per cui devi fare anche attenzione, se rivive cosi’ di scatto, che non ti parta un falabrac che ti sfonda la retina. Questa crema pare che sia una bacchetta magica. Da spinacio a zucchina in un nanosecondo. Come nei filmati del National Geographic quando fan vedere il deserto dopo che ha piovuto. Che esce il germoglio… fiut

Questa pomata e’ a base di ossido di azoto e per ora l’hanno sperimentata solo sui topi, peraltro con esiti miracolosi… Cosi’ c’e’ scritto. Cosa gli saran venute? Delle puntine da disegno? Dei pinoli? Delle lancette di orologio? Chissa’. Quindi occhio state attenti. Se vedete un topo che resta sollevato da terra non e’ un pipistrello che vola basso, e’ stata Ira. Sara’ per quello che la pomata e’ ad uso topico?Eheh.. Tra l’altro, mi chiedevo, come avranno fatto ad applicare la pomata esattamente li’, sul willissino topesco? Basta un minimo errore e il topo si gonfia tutto, diventa grosso come un tapiro. Pero’ guarda… Noi pensiamo alla ricerca e immaginiamo tutti in camice, uno che guarda il microscopio, l’altro che gira con la provetta che fuma, e due che scrivono formule al computer, invece c’e’ stato qualcuno che per mesi ha smanettato il Willissino ai ratti. Pensa. Magari e’ gente che tra dieci anni prenderà il Nobel. E ai quali qualcuno stringera’ la mano con cui spalmava willis ai topastri. Ma tornando all’invenzione. Posologia. Si tratta di sfregare Willis, con la pomata. Fine del lavoro. Una pratica che in un certo senso, pomata o non pomata, e’ stata un po’ sempre alla base di tutta quanta la faccenda, giusto? Non e’ che generalmente sto Willis lo sbatti, lo strizzi, lo pieghi a fisarmonica, lo tiri come si fa per vedere se e’ smagliato il collant. No. Lo sfreghi. Come la lampada di Aladino. Solo che non esce il genio. Rimane tuo marito. Forse, secondo me, spiace dirlo all’urologa, ma Willis si attiva anche sfregandolo con altro, con la maionese, la besciamella o col Sidol per lucidare l’ottone e a volte anche senza niente eheh. Che poi ti sembra di fare l’amore con uno dei Rockets. Conta il gesto, piu’ che la sostanza spalmata… L’importante e’ che qualche crema o pomata deve esserci, credo, perche’ sfregandolo a secco Willis alla lunga si magnetizza, come la Bic che se la sfreghi forte sul maglione tira su i pezzettini di carta. Oppure fa le scintille elettrostatiche come i pigiami acrilici. Rischi che ti parta una scarica elettricacomeal mago Albus Silente che ti incenerisce la suocera in cucina.

O.U.A (Orti Urbani Abusivi)


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Una pentola a pressione, per quanto grossa sia, avra’ sempre bisogno di una valvola di sfogo, un minuscolo forellino che non la faccia esplodere nei momenti di maggior spinta… a volte io mi sento quella pentola , vedo la citta’ che non ti lascia scappare, l’organizzazione del mondo degli uomini che genera gabbie invisibili e limiti invalicabili. Cosi’ un cuore incerto scansa la bellezza istituzionale e cerca solitudine o, al massimo, i propri simili, cerca esempi di sopravvivenza nonostante tutto. E non mi riferisco allo stretto legame che ho con il mio computer che spazia internoso, quindi mi aggiro per una periferia vicina quando il sole tramonta, un cartello indica che da li’ inizia il comune satellite o limitrofo, le case continuano ma si vede che la zona ha vissuto di campagna fino a tempi molto recenti. L’immancabile ferrovia passa ad un livello ribassato, si scorgono i binari solo affacciandosi dalla staccionata in cemento e qui, lungo un percorso fatto di terrazzini impervi e nascosti, sono nati in operoso silenzio gli OUA ovvero gli Orti Urbani Abusivi. All’inizio non si percepisce quasi nulla, un tutt’uno senza soluzione di continuita’ con l’estetica dei lungoferrovia, la stessa che accomuna certi lungofiume e lungo autostrada.. principalmente sono erbacce sporche e secche, piccola spazzatura gettata dai finestrini o portata dal vento, avanzi metallici di lavori in corso. In un appartamento robaccia cosi’ non entrerebbe ma, per un coltivatore di Orto Urbano Abusivo, costituiscono la base di sopravvivenza della piccola non proprieta’. Cosi’ imbocco un sentierino in terra battuta su cui si susseguono rettangoli di terra di nessuno, un po’ piu’ in qua della ferrovia, troppo in la’ per i condomini. Sono striscioline giallo marroni che resistono grazie alla fantasia dei contadini metropolitani ovvero ex impiegati di banca ex lavoratori insomma ex di ex che attraverso un linguaggio omogeneo e romantico vengono coltivate con dedizione. Le recinzioni sono vecchie reti metalliche, pezzi di tapparelle di plastica miste a rovi di rose potati, lastre di eternit che qualcuno ha scaricato abusivamente per via della loro pericolosita’ e soprattutto per il costo che dovrebbero caricarsi per il loro smaltimento come la legge prescrive che qui sono grazia ricevuta da non render conto a nessuno. Non c’e’ recinzione che non abbia il suo catenaccio con lucchetto rigorosamente ossidato, insomma una sua conferma di privato con tanto di scritte degne di essere raccolte in un libro scritto dalla vita. Tenera affermazione perche’ basterebbe una spinta o una piccola acrobazia per scavalcare ed entrare.. l’Orto Urbano Abusivo e’ ben protetto ma violabile in qualsiasi momento, quasi una dichiarazione di complicita’ con gli estranei…Oltre le reti affiorano terre ingrate ben zappettate, ciuffi di insalatina, cavoli, cipollotti, giardini bonsai di fiori colorati, qualcuno ha persino tirato su una piccola serra con i teloni di nylon. Sembrano arredati tutti dallo stesso designer e non c’e’ assolutamente nulla di nuovo, luccicante o appetibile. Semplicemente avanzi della citta’ recuperati e rimessi in ordine, ma alla portata di tutti, basterebbe fare quattro passi lungo la ferrovia per trovare gli stessi articoli, l’apologia delle bottiglie di plastica che diventano vasetti, tappi, imbuti, addirittura spaventapasseri. Mi perdo nel sorriso imbalsamato di uno scopetto verde, messo di guardia a quattro cavolfiori. Bello girare in mountainbike vero? Siete mai stati nei caselli abbandonati? Alla prox cazzata riflessiva sempreche’ vi interessi qualcosa.

duro cambiare fornitore..




IL passo e’ fatto. Sta’zitta!
C’inseguono da vicino
e devo portarti con me».
(da «Nozze di sangue», F.G. Lorca)

Voi che leggete molto non pensate che ci sia una stretta connessione tra il sangue e le nozze? E’ semplice dato di fatto, una condizione senza cui il fatto non potrebbe accadere. A volte non ci si accorge delle cose troppo evidenti… per esempio una volta si usava (ancor oggi da qualche parte si usa) stendere le lenzuola macchiate di sangue il giorno dopo la ..prima notte.., letteratura e cinema poi celebrano spesso i matrimoni collegandoli a lotte, sfide, morte dei cattivi e finali tutto miele. C’e’ anche il sangue pulsante alle tempie, quello dovuto alla circolazione modificata dall’alcol e all’euforia della festa. C’e’ l’esame del sangue che ti fa girare i marroni dicendoti che hai le cellule impazzite. Fermate il mondo, ho bisogno di scendere e sento il bisogno di isolarmi un attimo. L’unione ufficiale di una coppia riesce sempre a coinvolgermi ed emozionarmi, perche’ vedo il presente ma con l’esperienza del passato, prevedo il futuro… C’e’ anche qualcosa di ben piu’ profondo, ma nel giorno dell’apoteosi estetica non conta molto. C’e’ chi si sposa per amore, per interesse, perche’ e’ una bella data, per riparare o addirittura per distruggere. Il pomeriggio avanza e gli invitati, sazi ed allegri, barcollano oramai si danno tutti del tu, anche quelli che sino a poco prima erano distaccati , vuoi per la differente estrazione, ceto o occupazioni di posti che mettono la barriera tra persone. E’ il momento in cui le cravatte si slacciano o si tagliano, le cinture si allentano, i decolletes diventano piu’ generosi e si ride molto di piu’, visto dall’esterno senza coinvolgimento la si potrebbe considerare un’emerita stronzata sta cerimonia, dove due persone firmano mezzo kg di cambiali senz’osso per passare un giorno obbligatoriamente felice. I parenti piu’ anziani non vedono l’ora per andarsene fuori dalle palle memori forse di quanto ho scritto prima o forse facendo abbinamento ai loro matrimoni. Appoggiato ad una colonna del ristorante vedo me stesso che disperdo lo sguardo, sorseggio un bicchiere di gingerino con gin che non e’ il massimo ma contribuisce a mantenere uno stato obliquo ed annebbiato. Il convivio ora evolve in una giovialita’ sopra le righe, il sangue che e’ il tema del post, scorre veloce ed il brusio e’ colonna sonora quanto la musica. Mentre il mondo ruota intorno l’occhio cade sul pavimento, si sta facendo sera. Un ragnetto nero corpo piccolo e zampe e lunghe, meno di tre centimetri comprese le zampe quasi quanto il..(opps stavo andando fuori tema), attraversa pericolosamente la zona piu’ frequentata, la zona bar. Anonimi piedi sfiorano l’insetto (la mia prosa non ha limiti negli accostamenti), mentre il ragnetto annaspa e la troupe si prepara al primo ciak del matrimonio… si gira in 35 mm, “ le scene di un matrimonio”, nel cortile di un castello atmosfera idilliaca con tutti i vasi colmi di cera promuta sono accesi, in fondo un bambino innocente si diverte a raccogliere i biglietti di invito e li brucia nei vasetti profumati e per fortuna prima che diventi un falo’ li spegne pisciandoci sopra. Gli sposi si promettono le cose piu’ impromettibili e sognano le cose piu’ insognabili, dimenticando il futuro possibile fatto di incomprensioni, litigi e avvocati..ma siamo ormai su di giro, si perdono le regole. Un dolly segue la scena da vicino, le sequenze del bacio vengono benissimo, poi ci si travasa nel fienile per mescolare sangue e sudore. La musica del tamburo fa tum-tum-cha’-tu-tum-tu-tum-cha’ anzi no..scusate era patum-cha-tu patatum che’-tum cha’.. ed una fisarmonica crepa l’aria con poche note forti e decise. Tutti sanno e stanno al gioco, chi e’ rimasto recupera istinti persi ormai da anni (capito mi avete?). Le riprese sono difficili, le immagini sono mosse, i corpi si confondono secondo leggi poco cinematografiche e la troupe si fa’ coinvolgere troppo. Alla fine il ragnetto muore schiacciato ma l’amore trionfa e gli avvocati aspettano…

Inserimento Video da You Tube

Problemi per l’inserimento del video di You Tube nel blog dovuto alla grandezza? Oppure era troppo piccolo e lo volevate piu’ grande?

Ma lo sapete che di fianco al Codice da Incorporare esiste quel simbolo o rotellina dentata? Cliccateci sopra e troverete le 4 dimensioni da scegliere ovvero 320×265 425×344 480×385 640×505 ed infine anche il colore del traybar dove esiste il cursore.

Ma chi biiiiip siamo noi?


Ma chi siamo noi?…

Siamo esseri vuoti pieni di sentimenti.

Siamo atomi e siamo costellazioni.
Siamo esseri umani e siamo unici nella nostra inutile perfezione perche’

ogni nostro gesto, ogni nostro passo pensiero o ideale lo reputiamo il piu’ grande e il piu’ perfetto.

Siamo unici nella nostra monotona uguaglianza.

Siamo stelle, cosi’ come siamo polvere in un mare profondo come l’universo.
Siamo le menti e siamo il braccio.

Siamo la vita ma rappresentiamo la morte.

Siamo portatori della morte in quanto essere esistenti, viventi.

Siamo tutto perche’ siamo immersi nel niente, e per questo ci aggrappiamo alla nostra facolta’ di sognare, di credere alla nostra felicita’, all’amore e al peccato.

Siamo i figli di Dio che a Sua immagine e somiglianza sono stati creati.

Siamo i figli del Diavolo perche’ a Sua immagine e somiglianza ogni giorno ci perdiamo.

Siamo il fruscio che si cela tra le foglie.

Siamo il silenzio che rimane sospeso tra due amanti.

Siamo l’anelito infinito di vita che ci segna dentro.

Siamo uomini e siamo animali.

Siamo il sorriso di un neonato, siamo le carezze di nostra madre.

Siamo i sogni di chi ancora sa sognare.

Siamo le lacrime di chi ancora sa vivere.

Siamo il tempo, la paura e la vecchiaia.

Siamo le rughe di esseri anziani che, solenni nel nostro cammino, ci sentiamo cosi’ troppo anziani o grandi per usare un eufemismo.

Siamo le premure delle nonne che ci amano e ci abbracciano.

Siamo il vago profilo che ogni notte imprimiamo sul nostro cuscino e che ogni mattina cerchiamo di ritrovare negli altri.

Siamo liberi di tutti i nostri abiti firmati, degli occhiali dei Rolex.

Siamo la pelle nuda e violentemente carnosa.

Siamo l’urlo che spontaneo si scaglia contro gli ostacoli.

Siamo il sudore e l’impegno.

Siamo la lotta.

Siamo quel profumo leggero che senti quando non sei concentrato su nulla. Siamo il respiro dei bambini.

Siamo anche i respiri interrotti di un atleta dopo lo sforzo.

Siamo i tasti bianchi e neri di un pianoforte.

Siamo gli accordi concatenati tra loro.

Siamo fiori che sbocciano nella nostra primavera.

Siamo felici nel sole della nostra estate

Siamo su una panchina nel freddo dell’autunno.

Siamo su un’altalena in un giorno di inverno.

Siamo vita e siamo vivi. Siamo morte e siamo debolezza.

Siamo l’acqua che non smette mai di scorrere e che nel suo procedere si inquina magari, a volte evapora troppo presto ma poi tutte le acque alla fine si buttano nel mare che evapondo formera’ le nubi.

Siamo tante gocce in un oceano.

Siamo dieci dita nelle mani.

Siamo tante mani nelle mani.

Siamo l’amore di una madre, di un padre.

Siamo l’amore di chi si scambia i corpi.

Siamo l’amore di chi sacrifica la propria vita.

Siamo l’amore che aiuta chi davvero ne ha bisogno.

Siamo persone che tutte insieme formano un’unica persona cosi’ malfatta che sembra quasi una presa per il culo che pero’ insieme diventiamo qualcuno.

Siamo la rabbia dei ragazzi delusi.

Siamo quei dittatori che vogliono distruggere il mondo.

Siamo il desiderio di liberta’.

Siamo la musica, l’arte, il cinema e Facebook.

Siamo il cinema la domenica pomeriggio con gli amici.

Siamo il ristorante al lume di candela con la persona che ami.

Siamo in attesa che un nick diventi neretto e ti parli.

Siamo un pomeriggio speso con chi vorresti vivere.

Siamo tutto e quindi siamo impossibili da spiegare.

Siamo cio’ che pensandoci bene non si riesce a giustificare.

Siamo l’unione dei contrari ma siamo irrimediabilmente perfettissimi.

Siamo corpo e anima.

Siamo quando un paesaggio ti fa commuovere.

Siamo quando tuo figlio diventa tutto il tuo mondo.

Siamo quando l’amore ti fa diventare una persona migliore.

Siamo noi. Solo noi e basta.

Divieti vari..proposte

OPERA DEGRADATA – NESSUN DIRITTO

Come da Consulente Legale Informatico dell’Avv. Valentina Freudiani

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Sono desolata. E’ un periodo che dai nostri politici vengono fuori idee a fiotti come pioggia da grondaie bucate. E’ come se fossero piu’ rimba del solito. L’ultima bella trovata e’ la multa per chi guida fumando.. 250 euro con annessa sottrazione di 5 punti dalla patente. Ora. Abbiamo uno stato gonfio di delinquenti.Meta’ dei politici che ci governano e’ indagata, l’altra meta’ e’ collusa con la mafia, e vengono a sfrangerci l’anima perche’ fumiamo in macchina? Si noti che lo dico da non fumatrice. Unconto e’ nei locali pubblici,ma nella propria auto se permetti uno puo’ fare i cazzi che vuole no?. Loro dicono che ti distrai. Vero. Ma ti succede anche per l’autoradio che crepita, il cane che latra, il pupo che frigna, il parabrezza che si appanna. E poi dicono perche’ l’auto diventa una camera a gas. Vero. Allora proibiamo anche di fare le scorregge in macchina, che in quanto a scarico di gas non tanto nobile anche li’ non si scherza. Vorrei essere una mosca, un piccolo tafano, per andare a controllare quelli che hanno proposto questa legge. E sai perche’? Perche’ son sicura che spippettano in macchina. Dentro la loro Porsche. Metterei la mano sulla griglia del barbecue.

Giorni fa hanno proposto di eliminare la pausa pranzo e di fare il continuato. Ecco. E sai a Montecitorio quanto dura la pausa pranzo? Tre ore. Son questi precipizi di incoerenza a metterci l’anima in subbuglio.

L’On Letta, per dire. Che adesso si e’ dato alla pubblicita’. L’avete visto? Fa la pubblicità progresso a favore del teatro. C’e’ lui vestito da sposo, un Paul Newman con qualcosa di Rita Hayworth che dice: «Noi siamo la stessa sostanza di cui sono fatti i sogni… ». Che tu gia’ li pensi: Si’, i sogni di quando hai mangiato pesante, di quando per far la scarpetta alle lenticchie adoperi il mezzo cotechino. E poi si vede tutto un montaggio di palcoscenici con Lavia, Albertazzi, la Melato e mai piu’ finito e lui che dice: «Tante cose in cielo e in terra, il teatro per capire… ». Per capire cosa Letta? Che ci prendete per il culo? Per capire che, Gianni, che avete tagliato tutto il tagliabile… che non e’ rimasta una lira per il teatro? Che per fare Amleto gli attori si portano il teschio da casa… Che avete appena tagliato i contributi con la mietitrebbia…Non danno piu’ mezzo euro al Fus e fanno lo spot che gli piace il teatro? Con Letta con l’aria da Monsignore in borghese? «Tante cose, in cielo e in terra, il teatro per capire».Tante cose in cielo e in terra e poche, pochissime nel vostro cervello. Ma vai a teatro? Guarda. Ci sono allestimenti con tre cose. Una sedia, un bicchier d’acqua e un topo di peluche… Ma mica per scelta stilistica. Perche’ mancano i soldi… Adesso se vai a teatro a vedere per dire «Ali’ Baba’ e i 40 ladroni» si apre il sipario e c’e’ solo Baba’. Manco Ali’. Si fan le scenografie coi mobili dell’Ikea per risparmiare. C’e’ gente che e’ costretta a farsi il sipario con le tende di plastica del Brico Center. «Il teatro per capire »: capiscila, Gianni. La storia com’e’. Capire che avete la faccia neanche di bronzo, del materiale con cui sono fatti i cerchi in lega. Io sono certa che se potessero, tutti quelli che ogni sera si sbattono sui palcoscenici di tutta Italia, e con loro i direttori e gli assessori alla cultura, vi chiederebbero solo se perlomeno potete evitare di dire tante cazzate. Cosi’, senza rancore, neh?