Archivio mensile:Aprile 2020

Felice Pasqua.

Cari Linkediniani ringrazio per gli auguri in posta e rispondo a grandangolo con un post ripromettendomi di mailizzarvi uno ad uno..
Donc..
Un motto cita che Natale e’ con i tuoi e Pasqua con chi vuoi e data la contingente situazione dei domiciliari, io vi auguro di passarla non con qualcuno ma con qualcosa.. qualcosa che la vita vi ha fatto perdere da qualche tempo o che voi avete dimenticato di proposito da qualche parte o semplicemente che qualcuno vi ha sottratto o portato via di brutto e mi riferisco alla fiducia.. 

il mio augurio non vuol farvela ritrovare, quella ormai se n’e’ ita, era vecchia, compromessa e corrotta..

vi auguro di cuccarne una nuova di zecca a tempo pieno e non part-time, una fiducia senza clausole o post scriptum vari, senza contratti..

una fiducia totale in voi stessi che vi porti a pensare che tutto quello che di buono la vita ha da offrire..

voi lo potete avere… 

forza figlioli, armatevi di ottimismo anzi quasi nonimismo e lasciate gli assaggi a quelli che aspettano la domenica per divertirsi e il lunedi’ per lamentarsi e non accontentativi del classico bicchiere sia mezzo vuoto che mezzo pieno.. 

buttate via sto bicchiere e prendete una caraffa da litro anzi esagero, prendete un pozzo, una diga, un lago un mare un oceano e lavorate sulla vostra convinzione e prendete esempio dal girasole, cercate voi il vostro raggio di luce e solo cosi’ vi verra’ l’assurda sete di vivere e riempirete col vostro entusiasmo qualsiasi cosa che avrete davanti e come premesso ci si sente in mail e quindi..

Non fatevi prendere alla sprovvista e quindi eccovi le date Pasquali Gregoriane calcolate la domenica successiva alla luna piena dopo l’equinozio invernale.

 

E questo e’ l’augurio dello Stefano con la sua striscia rappresentante le rimostranze della Giorgia…

Il Correttore automatico..questo e’ il problema.

Vi e’ mai capitato nelle varie messaggistiche di digitare una parola, dare invio senza leggere quanto avete scritto ed accorgervi poi che quanto pensavate da trasmettere al vostro interlocutore e’ stato variato dal correttore automatico facendo si’ che la frase fosse tutt’altro di quello che intendavate?

Esempi alla mano, un “appello” semiserio e’ quellodi Massimo Birattari a proposito delle bizzarre abitudini di correzione automatica dell’iPhone…

Se uno scrive sul computer o su un tablet, il correttore ortografico è una benedizione (sempre sia lodato!), mentre – ne sono convinto da sempre e niente mi farà cambiare idea – la correzione automatica è il Male, o semplicemente uno spirito maligno che fa scrivere email senza senso (quando va bene) o imbarazzanti.

Per questo l’ho disattivata e consiglio a tutti di fare lo stesso (se avete bisogno di istruzioni, le trovate nel post scriptum finale, ultime cinque righe).

Sul cellulare, però, dove i ditoni pigiano facilmente tasti vicini o si scrive con una mano sola mentre con l’altra ci si aggrappa ai sostegni di un vagone della metropolitana, i vantaggi della correzione automatica sono maggiori degli svantaggi.

Dunque la uso, e scrivo questo post nella speranza che alcuni suoi difetti possano essere superati.

Il correttore automatico di cui parlerò è quello di iOS, il sistema operativo di Apple, visto che utilizzo un iPhone (ma mi interesserebbe sentire le esperienze di chi usa Android o altri sistemi).

Il mio primo incontro con la correzione automatica di iOS, o meglio con la sua libera iniziativa, è stato scrivendo qualcosa come “Forse sì, ma ancora non lo sa”. Il messaggio che ho spedito, però, diceva: “Forse sì, ma ancora non lo Sto arrivando!”.

Cioè: come impostazione di partenza, il sistema considerava “sa” un’abbreviazione che veniva sciolta automaticamente in “Sto arrivando!” (forse adesso le cose sono cambiate).

Ecco, non mi è sembrata una grande idea, visto che in italiano la parola sa, terza persona singolare del presente di sapere, si usa abbastanza spesso.

(In inglese, l’abbreviazione è “omw”, che sta per “On my way!”, e la piccola differenza è che in inglese omw non è una parola di senso compiuto.)

Morale: sono subito andato a frugare tra le impostazioni (Generali ; Tastiera –; Sostituzione testo) per disattivare quell’abbreviazione .

Per quanto riguarda la correzione automatica vera e propria (che, ripeto, sullo smartphone è utile e fa risparmiare tempo ed errori), il problema tipico riguarda il benedetto c’è.

Il correttore automatico sa che è scomodo premere c, poi cambiare tastiera, battere l’apostrofo, tenere premuta la e fino a far comparire la e con l’accento grave; quindi ha deciso che basta scrivere ce per ottenere un bellissimo c’è. Ma certe volte noi vogliamo scrivere davvero ce e basta.

Per esempio, guardate qui:

Non voglio dire che tutti i *c’è ne sono, *c’è né bisogno, *non c’è ne per nessuno che si leggono nei tweet, su Facebook, nelle chat siano colpa del correttore automatico dell’iPhone.

Ma di sicuro vi consiglio di stare molto ma molto attenti ogni volta che volete scrivere ce.

Se l’autocorrezione di ce in c’è ha comunque senso, quella (totalmente casuale, tra l’altro) della congiunzione e (minuscola o maiuscola) nel verbo è ne ha sicuramente molto meno, visto che per ottenere quell’accento non occorre far altro che tenere premuto il tasto della e e sfiorare appena la è che compare subito sopra.

Ma per quanto riguarda gli accenti, il vero scandalo, e la vera ragione di questo mio sfogo, sono i passati remoti a tradimento. Perché, perché se voglio dire entro, arrivo, guardo, il correttore mi scrive entrò, arrivò, guardò?

Ecco: ho scritto questo post per spiegare a Apple Italia che, piaccia o non piaccia, nell’italiano contemporaneo il passato remoto è sempre meno usato, e le probabilità che, in un sms o in un messaggio di WhatsApp, io (ma non solo io) usi la terza persona singolare del passato remoto invece della prima persona del presente indicativo sono davvero infinitesime.

Quindi le rare volte che mi servirà un passato remoto sarò ben felice di mettercelo manualmente io, l’accento.

Invece devo passare il tempo a togliere quelli infilati a capocchia.

E qui bisogna parlare di un aspetto fondamentale del correttore automatico: la sua capacità di apprendimento.

Il sistema impara da ciò che scriviamo: un cognome o un nome geografico che all’inizio verrà segnato come errato (o magari sostituito con qualcosa di conosciuto) dopo un paio di impieghi potrà benissimo essere proposto come correzione, perché il sistema si rende conto che se torna spesso in quella forma ha un significato per noi.

Però, sul passato remoto, il sistema (almeno quello del mio iPhone) non impara: continuo a correggerlo e lui, granitico, insiste coi maledetti accenti.

La tendenza a scegliere termini già usati non vale solo per la correzione di parole che contengono errori di battitura.

Come nel caso di entro/entrò, il correttore interviene anche se uno ha scritto parole di senso compiuto.

Osservate queste schermate:

 

 

Può darsi che, nel mio vocabolario, inedito ricorra più frequentemente di onesto: ma qui la correzione viene proposta non alla fine della battitura di l’onesto, ma dopo l’aggiunta di sceriffo (e davvero escluderei di aver mai scritto in vita mia l’inedito sceriffo; ah, lo sceriffo di Prima pagina si lamenta perché i giornalisti lo chiamano sì onesto, ma tra virgolette).

In un altro caso, davvero inspiegabile, il correttore mi ha corretto una parola normalissima con una del tutto inesistente:

Ora, di sicuro la parola aceto non è di alta frequenza nei miei messaggini (la uso solo per parlarne male), ma posso assicurare di non aver mai impiegato l’errato e impossibile l’averò.

Quindi la domanda è: come mai il correttore automatico mi corregge una parola esistente, e lasciata intatta la riga sopra, per sostituirla con uno sgorbio impossibile da concepire? (Per completezza d’informazione: il piatto di cui si stava parlando erano i nervetti.)

Insomma, cara Apple Italia, cerca di fare qualcosa (soprattutto: lascia perdere i passati remoti, ti supplico).

PS: per disattivare la correzione automatica sul Mac, andate in Preferenze di sistema (l’icona con l’ingranaggio), premete su Tastiera, selezionate in alto il pannello Testo e togliete il segno di spunta (lasciate il quadratino vuoto) a “Correggi automaticamente ortografia”.

Sull’iPad (o sull’iPhone, se siete esasperati), premete Impostazioni (icona simile), andate su Generali, scendete fino a Tastiera e spegnete l’interruttore (non deve essere verde ma grigio) accanto a “Correzione automatica”.

Opinioni contrastanti sul coronavirus.

Come non condividere in pieno le considerazioni di Mattia Feltri?

Da buon Bergamasco non le manda a dire ma le scrive e del resto e’ quello che la maggior parte di noi reclusi pensiamo..troppe contraddizioni a partire dalle autocertificazioni che hanno fatto consumare fogli A4 e relative cartucce delle stampanti.

Questo e’ il “Buongiorno” fondo di prima pagina scritto da Mattia figlio del grande Vittorio su“La Stampa” di Sabato 4 aprile 2020...

Giunto al venticinquesimo giorno di confino domiciliare per un totale stimato di 175/190 ore dedicate alla lettura di affari concernenti il coronavirus ho capito…

   . Che il tampone è meglio farlo a tappeto ma è anche   meglio farlo solo ai sintomatici.

   . Che serve ma in realtà non serve perché oggi sei negativo ma domani chissà.

   . Che la mascherina protegge gli altri ma non noi però protegge noi ma non gli altri.

  • Che il virus ha una gittata di un metro oppure di un metro e ottanta, in base al vento, e che viaggia nell’aria ma di sicuro non viaggia nell’aria, a seconda da come lo guardi, che sopravvive sulle scarpe otto ore forse sedici forse ventiquattro ma sette o settanta sull’alluminio e tredici minuti o tredici notti sul cartone.

  • Che si può uscire a correre ma è vietato uscire a correre e nel dubbio ti possono sparare dalla finestra, ma solo con regolare porto d’armi.

  • Che i bambini possono uscire ma con un genitore e senza monopattino oppure col monopattino ma senza genitore

  • Che il tracciamento con la app funziona benissimo in Corea ma non funziona affatto a Singapore.

  • Che la sanità lombarda vista da qui è la migliore del mondo ma vista da lì è la peggiore del mondo.

  • Che abbiamo già trovato fra i sette e i nove farmaci miracolosi ma si guarisce solo se li si assume in Giappone o alle Galapagos.

  • Che non c’è recidiva ma per molti c’è recidiva.

  • Che i guariti non sono guariti.

  • Che la nuova strada sono i test sierologici e tuttavia non sono affatto sicuri.

  • Che a Wuhan finalmente ne sono usciti ma ne sono anche rientrati.

  • Che del resto si vedrà nei prossimi giorni, dipende, se carta mangia sasso o forbice taglia carta.