Archivio mensile:Ottobre 2014

Saponi e saponette

saponi

Saponi nel senso di sapere molto per esperienza, ad esempio nel vivere altrove. Da molto. Da poco. Per pochi mesi. Per qualche anno soltanto. Per sempre. La vita altrove costringe chi l’ha scelta, o chi l’ha subita, a fare il punto piu’ spesso di quanto non accada agli altri. Dove sono capitato, che cazzo sto facendo qui, perche’ ci sono arrivato e come. Qual e’ il senso dell’andare, quale il senso del restare. Vale la pena. O no. Varra’ la pena. Quando? Avevo un’alternativa? Ma chi me l’ha fatto fare?
La vita altrove e’ una pioggia gelata, ma a volte potrebbe essere anche una coperta calda. Dipende dai giorni e dalle stagioni dall’inserimento. Perche’ vivere altrove significa cancellarsi un poco alla volta e reinventarsi, di continuo. Significa scegliere di perdere l’equilibrio e navigare a vista, quando non del tutto alla cieca. Finche’ non si siano individuati, nella nebbia di un mare sconosciuto, nuovi punti fermi. Nuove certezze cui ancorarsi. Perche’, comunque la si voglia girare, noi siamo piante con le radici che hanno bisogno di terra. ..Devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze…, cantava un poeta. Quasi ad incoraggiare il viaggio di noialtri pur essendo ciechi nella nebbia.
Ma. Vivere altrove significa convivere con la nostalgia, parola che l’emigrante rispetta, teme e impara, a sue spese, a non deridere e ad usare con cautela. Significa rincorrere il ricordo una mattina e imporsi di dimenticarlo la mattina dopo, perche’ fa male cazzo se fa male. Significa accettare di adattarsi, di piegarsi, di contaminarsi, di compromettersi, sapendo che non sara’ mai abbastanza. Siamo quel che siamo e inevitabilmente, siamo anche il posto da cui veniamo il nostro accento ci diversifica da quelli del posto..il nostro modo di fare ci identifica,,siamo i diversi e ditelo a me che provenendo dalla zona del Varesotto quasi Svizzero, aperta e in qualche modo sbruffona son finito in una zona periferica del Torinese, proverbialmente chiusa nella citta’ dormitorio e bugia nein. Anche se impariamo ad accettare di non esserci quasi mai, in quel posto. Di perdere compleanni, battesimi, grigliate, cene con i compagni di scuola, nascite, incidenti, operazioni, aperitivi di chi e’ rimasto in terra natìa.La cosa che mi fa incazzare e’ che quando ritorno, quei pochi sopravvissuti mi dicono … ma che cazzo di accento hai..grrrrrr.. La vita altrove forse regalera’, col tempo, altrettante occasioni. Ovvio. La vita e’ generosa con chiunque abbia il coraggio di prenderla in mano ma e’ anche cattiva con chi crede o gli hanno fatto credere di trovare il paradiso ed invece avrebbe forse trovato l’inferno. Per fortuna o sfortuna esistono persone che si fanno i fatti degli altri e vedendo sia una parte che altrove puo’ a volte fermare questo lanciarsi nel vuoto. Per vivere bisogna convincersi che le nostre radici se estirpate possono far morire ma se trapiantate con criterio di chi conosce l’uso ti fara’ vedere il sole anche nei giorni di pioggia, cazzo ma sta piovendo?Ah no e’ la donna puliziotta di Romeo quello del piano superiore che gli sta lavando il terrazzo col sapone che in questo caso non significa cio’ che ho detto all’inizio su chi sa tanto..mucche e buoi dei paesi tuoi (diceva il nonno).

Ebola Allarmante.

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Sta faccenda dell’Ebola mi sta davvero stretta, se per caso hai 38 di febbre, non ti azzardare a prendere un aereo altrimenti rischi che ti spediscano nella zona riservata con una tuta spaziale addosso e il lavaggio vaginale prequarantena. Finiti i bei tempi dei viaggi ad Amsterdam. Quello con l’Inter- Rail e lo zaino in spalla. So che ve lo ricordate se avete la mia eta’, cosi’ come mi ricordo le insinuazioni del poliziotto di frontiera che, salito sull’Holland Express durante il viaggio di ritorno chiedeva di poter controllare i bagagli. Nel mio caso, la guardia di frontiera fu particolarmente attratta da uno zainetto (il famoso sacco dove i libri tenuti assieme dall’elastico, diventavano orecchiuti e tondi) che, casualmente, era sul pavimento dello scompartimento, seminascosto dalle mie gambe. «E se ci trovo dentro qualcosa – mi disse – mi rispondi che non e’ roba tua e che l’ha dimenticata un tuo amico?». Non dissi un cazzo e lui, rovistando, tiro’ fuori dallo zainetto tutto il contenuto, li dentro avevo un paracalli che usavo per la sbarra mentre facevo ginnastica, un paio di calzini spaiati, l’abbonamento del tram con tutti gli appunti e numeri di telefono..insomma la cosa piu’ simile ad hashish che trovo’ fu il magnesio che usavo per nn scivolare in palestra ..Eppure, ancora oggi, quando, rientro in Italia e attraverso la frontiera, avverto un piccolo brivido. No, non e’ piu’ come una volta, quando gli amici ti chiedevano di portare un tocco di libanese e due semini di maria giovanna e tu cominciavi a tremare cento chilometri prima del confine.. no, adesso ti chiedono mentre vai in Francia.. mi porteresti due scatole di antidepressivi per mia moglie, sai, la mutua non lo passa e la’ costa 25 euro anziche’ 52. Mi prenderesti le aspirine che la’ costano meno? E lo Stilnox per dormire in aereo, avresti voglia di portarmelo? In Francia costa un terzo. E il latte in polvere per il neonato. E le bustine per il bruciore di stomaco.. E la pasta adesiva per il capolavoro del tuo dentista… E cosi’, tu fai il viaggio di ritorno con la valigia piena di medicinali da distribuire ad amici e parenti e per tutto il tragitto rimastichi due amare riflessioni.

Riflessione numero uno:

una volta all’estero compravo cose divertenti (e non necessariamente arrotolabili in una cartina), oggi mi riduco ad acquistare lenitivi per gli acciacchi dell’eta’ e latte in polvere per il nipote della portinaia.

Riflessione numero due:

e’ possibile che una medesima confezione di farmaci, stesso dosaggio, stessa marca, stessa composizione, al di la’ del confine costi molto meno che di qua? E’ possibile che nessun politico, di destra, di sinistra o di centro, sia mai riuscito ad opporsi allo strapotere delle case farmaceutiche che ci derubano? E’ mai possibile che tutti cerchino sempre di mettercelo nel… Azz…a proposito ..le ho comprate le supposte per lo zio Pompeo?..

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Belen, dimmi perche’..

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Cara Belen selfierosa, spiegami o risolvimi il mistero dovuto alle pulizie del giovedi’. Sto post e’ rivolto non a te che non fai un belen in casa ma a quelli che assumono la Colf e poi puliscono la casa prima che arrivi, cioe’ pagano apposta una che viene a casa loro per non fare una mazza. Passano addirittura la cera sull’asse del water pur di non fare brutta figura datosi che il marito piscia sempre fuori e il tuo due ne sa qualcosa e non ha mai capito la storia dell’asse..alza l’asse abbassa l’asse..boh e’ il terzo mistero di Casalbrodino casa vacanziara. Cosi’ arriva la “signora” delle pulizie, contenta come un grillo (non quello del fivestar), si infila le ciabatte, si fa il caffe’, legge il tuo giornale fa una passata sul tuo pc si scatta due selfiate col tuo smartsei e poi telefona tutto il tempo al cellulare della cugina, assunta anche lei da qualche sciroccata, che sta nell’europa ovest, per pulire sti locali sempre puliti. E per finire guardando in quel di Porcaro ed esattamente in Via Italia mi domando e dico del perche’ del lavaggio delle strade. Ma perche’. Io mi sono sempre chiesto e non me lo sono mai spiegato come disse il vento alla vela. E’ come lavare la suola delle scarpe. Perche’ lavare le strade e non i marciapiedi che li deve lavare la Juljana, insomma in strada tutto sommato ci si passa in auto ma sui marciapiedi dove passano i cristiani e i tir del biscottaro.. che sono? Fogna a cielo aperto?. Dai facciamo un bel bucato serio e bagnato come la moglie del biscottaro..cazzo, scopa, acqua e sapone, sia chiaro. Certo. Perche’ vorrete mica dirmi che per togliere questi maledetti olii nocivi o residui del ciuingumme basta bagnare le strade con quegli sprizzino virgoletti? Davvero? Ma allora e’ meraviglioso. Ma come mai questi oli si depositano solo in via Italia? Le altre vie sono immuni? Qualcuno le ha vaccinate di nascosto? Ma perche’ dico io e scusate la polemichetta. Ma se l’auto posteggiata impedisce il lavaggio perche’ mi date la multa e poi la lasciate li e la lavate lo stesso sta cazzo di strada? E se potevate lavarla perche’ mi avete dato la multa a fare? Ah capisco, era per castigo come il semaforo davanti alla Coop. Avete fatto bene e vi risparmio la storia della spazzatura differenziata, altra multa ma se non mi dite come faccio a separare il liquido organico dalla gomma la gente che scopa nel senso rapporto intersezionale ancora non sapra’ mai differenziarla e quindi da quei soldi che all’inizio serviranno per istruzione, staccate solo una piccola parte per addestrare le forze del disordine a rispondere alle domande sul come fare a differenziare e nel frattempo la parte organica seguira’ il percorso delle acque di scarico via cesso dove le massaie buttano rigorosamente l’olio dei fritti e la parte gommata rimarra’ nell’apposita cartucciera anche perche’ ci sta chi e’ allergico alla gomma e senza fare nomi lo guardo allo specchio. Basta coi perche’ dolce Belen con 125.000 mi piace al tuo video serale e speriamo meglio nell’oggi che dovrebbe esser un sabato solatìo sopravvissuto al venerdi’ 17 e come ben sapete ne’ di venere ne’ di marte non si tromba e non si parte. E per i nostalgici ficco il motto

Non c’e sabato senza sole

non c’e’ cuore senza amore

non c’e’ prato senza erba

non c’e’ culo senza …..

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Mortadella Please.

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MortadellaP2014-ePeccato per Lella che ha perso le giornate del “Mortadella Please” che si tengono ogni anno nei in zona Predosa nel Bolognese, lei ogni volta che passa vicino al tipo appoggiato ad un mortadellone da 80 kg e la taglia in piccoli pezzi ne viene attratta come una calamita e se ne compra un pezzo tagliato a forma di cuneo da gustarsi a casa in solenne tranquillita’.. che ci trovera’ in questa mortadella lo sa solo lei,, ma come disse Cesare Caio Giulio quello del Corso dopo l’autostrada Mi-TO ,,degustibus non disputandum est, io opto sempre per la grappa corretta genziana ma come disse la marchesa sedendosi sul paracarro..questo non c’entra.
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Ultimamente i miei post sono di riflessione, forse dovute al cambiamento climatico o dal trauma postvacanziero. Scrivere…pensare… riflettere… flusso di coscienza…la mente vaga, non trova riparo, si perde nei meandri piu’ oscuri delle nostre emozioni che prendono forma in pensieri…
Certe volte i pensieri vanno contenuti, bisogna dar loro una forma…ma la forma ha bisogno di essere condivisa, e’ necessario, altrimenti tutto rimane indecifrabile, criptato e nascosto nell’oscurita’ della nostra scatola cranica.
E cosi’ il pensiero si trasforma in parola e la parola in macchia sulla carta che assume forme tondeggianti o lineari creando una composizione alla vista gradevole.
Il flusso di coscienza entra in un vortice che gira, ti fa’ girare, ti fa’ cambiare posizione, certe volte ti risucchia, altre volte sprigiona tutta la sua potenza liberandoti dal suo giogo… ti fa’ viaggiare, ti fa’ vivere in mondi parelleli…
Tutti proviamo questa esperienza anche senza avere il classico pezzo di carta come dice anzi ..lo vignetta, il buon Vanessi
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ma solo pochi hanno il dono di farla provare empaticamente anche agli altri.
Gli scrittori hanno un dono, e il loro mandato e’ quello di condividerlo o quantomeno di farsi capire, e non e’ tanto semplice, si puo’ essere fraintesi per qualche battuta buttata la’, tu pensi ad una cosa e qualcuno la recepisce diversamente e del resto sono sempre dell’opinione che non mi interessa quello che capiscono gli altri ma quello che capisco io degli altri e gli altri mi auguro facciano lo stesso.
Signori ..la porta e’ aperta…cosi’ e’ se vi pare.
porta aperta

Ritorno a scrivere.

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Ritorno a casa. Ritorno a scrivere.

Perché è quello che sono. Quello che voglio.

Io, voi. Ciò che scrivo.

Il desiderio di esser letto, di valere qualcosa.

Di essere un poeta, un araldo vecchio moderno.

Ritorno come un’ingenua circonferenza.

Solo per scrivere, senza voler dimostrare nulla. Solamente io e me stesso e voi.

Senza soggetti, senza temi. Senza pensieri.

Parlare come rotolare. Lasciare cadere un sassolino per vedere quale valanga saprà scatenare. Per l’amore di premere i tasti; senza il bisogno di avere un motivo.

Nel grigio cielo vedo un sole altissimo. La musica. La luce.

La bellezza di questa vita terribile.

Sempre disperato e sempre innamorato della vita o quel che rimane.

È tutto qui. Felice di scrivere.

Sempre bisognoso di qualcuno che mi legga. Che mi dica che esisto.

Attraverso le lettere, le parole, perpetrare la mia esistenza.

Così tanto da dire in così poco tempo: l’amore, l’amicizia, il dolore, le speranze, i miei famigliari, i miei sogni.

Per ogni pensiero una parola, una frase. Una vita.

“…e se una vita non basta…”

Ritorno a scrivere perché è quello che so fare. È quello che voglio fare.

È la mia speranza, il mio salvagente.

La vita è mia: rovina, perdono, benzina, passione, grappa con genziana, blog, sorrisi e tutto il resto.

Ritorno a scrivere perché è il mio modo di esistere.

Con gli occhi chiusi, con i muscoli rilassati, con la mente leggera…

La mia vita è parola scritta.

La mia vita occuperà tutti i fogli della mia vita.

Ritorno a scrivere dopo i tre mesi dedicati al fisico e alla natura.

Ritorno a scrivere perché mi fa bene.

Scrivo perché quando scrivo sono felice.