Archivio mensile:Giugno 2021

E col Pan Flute inizio le ferie estive..

 

Bene, siamo ai saluti estivi, e faccio respirare il blog per due o tre mesi e sotto la forca caudina dello sconforto di Lella che non ama eccessivamente il trasferimento nella casa marina in quanto legata a shoppingate che per qualche tempo non potra’ effettuare.
Ora la considerazione sta nelle sette barra sette e mezzo ore di viaggio dove la povera vettura deve dare tutta se stessa alla faccia del tutor se esiste ancora e del navigatore coi suoi bipbip masturbaorecchie.
In queste sette e passa ore il cervello fa un sacco di considerazioni e se optate per gli sport estremi non c’e’ bisogno di fare i vari bungee jumping, streetluge o zorbing perche’ e sufficiente buttarsi in un viaggio sulle Italiche autostrade.. l’emozione sara’ la stessa per i vari pirlotipi che incontrerete … tipo quelli che si ficcano sulla corsia di sorpasso ai 130 Kmorari previsti dal codice e se ne fottono delle otto luci che gli sparate addosso tipo lampo fotonico sperando che la corsia si trasformi in una personale galleria del vento, mentre quelli al culo a loro volta usano lo stesso sistema con voi che ritardate ad incenerire il trottapiano ..ma cazzo o beduino imperiale non vedi che le altre corsie sono libere quindi togliti dalle palle..nada.. quei tipi li sono amanti della sinistra ergo odiano 5stelle e seganord e quindi non stanno sulla destra nemmeno per disgrazia ricevuta o forse pensano che stando li il clima e’ migliore … lo specchietto retrovisore lo usano solo per strapparsi i peli dal naso e se ne fottono se dietro si sta formando il trenino di scalpitatori che vogliono scaricare il carburatore a settemila giri.. alla fine, quando i pendenti si sono ben smarronati ovviamente si opta per il classico sorpasso a destra con finto colpo di coda finale a stringere verso il guardrail per far capire come funzionano le cose…ora voi penserete male dello scrivente soprattutto se siete di quei tipi che adorano il zigzag tipo sciatore sulla neve del Mortarillo..insomma quelli che saettano destra sinistra e che non hanno tempo da perdere e il bello e’ che il genere indicato zigzagoso arriva a casa (sempreche’ arrivi) con 4 minuti e 22 secondi di anticipo rispetto ai normali, non alcuno che aspetta il loro rientro focoso se non un geco giustamente depresso e quindi il fatto li fa sentire soli e pertanto rientrano in autostrada per rifare quel zigzag che piace tanto.
La maggioranza dei normali si puo’ definire codista, ovvero quelli che amano le code e non appena vedono un rallentamento accendono le quattro luci, godono come falchi e spengono il motore per improvvisare una conversazione col vicino o per fare un banchetto sul tetto delle auto nel caso fortunato (per loro) di sosta forzata e godimento nel godimento nel caso di autostrada bloccata.. gridano al miracolo e si abbracciano tra loro e mangiano felici mentre gli altri smoccolano in attesa di ripartire.
A pensare bene forse non hanno tutti i torti, hanno ragione loro perche’ dalla vita hanno capito tutto e non si fanno cattivo sangue.
Certo che le mie settecirca ore sono nulla rispetto alle 13 fatte da amici che hanno avuto la sventura di fare la stessa tratta in periodi diversi..
La mia seccatura del viaggio e’ che dopo tre o quattrocento km la Lella esterna il desiderio di andare in bagno perche’ dice che se beve deve fare sta sosta e quindi ecco che la mia media va a pallino ma perlomeno mi mette in pace col tutor.. e quindi accosto e dato che ci sono rabbocco la broda e qui scatta il fattore imbranaggio dell’automobilista tipo che concepisce le aree di servizio come box indesiderato e ferma la macchina oltre la portata del tubo della pompa di un metro poi capendo che e’ troppo avanti ingrana la retromarcia e arriva a un millimetro dal vostro muso grazie alla trombata tritonale che gli avete fatto.. poi resta in attesa del benzinaio non capendo di esser nel selfservice e quindi dopo averlo minacciato di sterminio della famiglia compreso il canarino nella gabbia sul lunotto, si toglie dalle palle lasciandovi l’incombenza del pieno.. qui stendo un velo pietoso in quanto non tutti i selfservice sono istess..evito la descrizione delle disavventure tipo quella che devi inserire il bocchettone dopo aver inserito la moneta e non prima altrimenti son cazzi..tipo quella dello sbuffo che ti sputa la benza sin sulle orecchie etc etc..
Fatto il pieno dell’auto e il vuoto di Lella si riparte in mezzo a smartphonisti che parlano.
Scrivono. Postano. Cinguettano. Whatsappano. Instagrammano. che, tra una pausa e l’altra, guidano: controvoglia, pero’.
E guai a disturbarli senza contare che per uscire dall’area di servizio vengono assaliti da dubbi atroci e vivono i bivi di uscita come crocicchi esistenziali e per questo, ponderano con attenzione ogni decisione.. ci pensanobene.
Prassi che li porta ad alzare il piede dall’acceleratore e sostare nello spiazzo di fronte ai cartelli con le varie frecce di uscita e quindi ficcano anche le loro 4 frecce in attesa della decisione..
Vabbuo’..li si scarta e con una buona sgommata con fischio incorporato si rientra nel serpentone verso la meta col rischio di incappare nel solito controllista, quello che doterebbe qualsiasi mezzo, anche un triciclo, del “cruise control”, il dispositivo che permette di non superare mai
una determinata velocita’.
Sti biscari settano la loro auto a 127 km/h e non la cambiano piu’ e sono parenti di quello di cui sopra non capendo la controindicazione in caso di strada libera e quindi fungono da tappo e se c’e’ una coda dopo curva tamponano tutti, l’importante e’ non superare i limiti.
Ora il problema e’ solo nell’uscita e considerato che uso la macchina due volte all’anno non ho il telepass e non accetto che a Casalcosino non esista casellante e di fronte al pedaggio automatizzato sono smarrito e so’ gia’ che la macchinetta mi aspetta..le scritte saranno tutte tolte e i verniciatori di contrabbando avranno disegnato la Monroe in posizione che chi va a messa delle cinque e’ meglio che non veda..quindi eccomi pronto come nel mezzogiorno di fuoco..mangera’ banconota e cartellino autostradale e di fronte a calci e botte una voce dall’alto chiedera’ se ci sono problemi… quindi dopo il vaffanculo te e la macchinetta scattera’ la foto e la sbarra si alzera’..il pedaggio arrivera’ per posta e il mio viaggio e’ terminato.
Buone ferie e ci si vede (se Dio vorra’) a settembre, e fate i bravi neh.

Sto bene e non mi vaccino..

Siamo nel marasma completo col dubbio Amletico della faccio o non la faccio? Se tutto va bene..siamo rovinati secondo il pensiero di Nat e il mio..

E vabbuo’ sollazziamoci con le vignette dello Stefano e tralascio il post che volevo pubblicare..sono nel preparativo di trasferimento marino trimestrale…

 

 

 

 

 

In illo tempore niente anglicismi (quando c’era Lui).

 

 

In merito agli anglicismi a cui siamo abituati, mi sovviene un articolo di Giovanni Canzanella che sette anni fa fece in occasione di un progetto cinematografico dell’Istituto Luce che e’ il maggior archivio storico italiano, proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia dal titolo “Me ne frego” riferito alle trasformazioni cui la lingua italiana venne sottoposta durante il ventennio dell’ascesa di Mussolini dal 1923 sino alla sua deposizione.

Me ne frego! ed era un ritratto approfondito ed ironico delle trasformazioni cui la lingua italiana venne sottoposta durante il Ventennio, dall’ascesa di Mussolini.
Via gli anglicismi, simbolo dell’influenza della «
perfida Albione» (come all’epoca veniva chiamata l’Inghilterra); via le espressioni troppo effeminate ,come il darsi del «Lei» che venne sostituito con il «Voi», più virile e sintomatico del «machismo» fascista.

E basta con quegli inutili dialetti, simbolo di un Italia arretrata e incivile.

Non sono gli anglicismi, ma qualsiasi parola dal sapore straniero veniva bandita.

Non si andava più in vacanza a Courmayeur, bensì nella italica Cormaiore; poi la sera si andava a prendere un aperitivo con gli amici…ma non certo un effemminato cocktail! Meglio un arlecchino, più vicino ai gusti del maschio fascista.
E se si voleva ascoltare un po’ di musica, si andava in un negozio di dischi ad ascoltare l’ultimo 45 giri del grande trombettista
Louis Armstrong.
«Louis Armstrong?» avrebbe risposto il negoziante «forse parlate di
Luigi Fortebraccio! »
Già, perché a partire dal 1936 si diffuse una circolare del Partito Fascista che impose ai giornali di tradurre in italiano tutti i termini stranieri contenuti nelle canzoni, compresi i nomi degli artisti.: così il clarinettista Benny Goodman diventava il bonario Beniamino Buonuomo, l’attrice e show-girl Wanda Osiris diventava più semplicemente Vanda Osiri.

 

Nel 1938 la musica jazz, ormai dilagante, veniva bollata come musica negroide e bandita completamente dalle programmazione radiofoniche.

Ma gli intellettuali, i professori e i linguisti cosa pensavano di questa grottesca «rivoluzione»? Ecco un estratto dal Il Popolo d’Italia del 10 luglio 1938:

«Dobbiamo ritornare alla nostra tradizione, dobbiamo rinnegare, respingere le varie mode di Parigi, o di Londra, o d’America. Se mai, dovranno essere gli altri popoli a guardare a noi, come guardarono a Roma o all’Italia del Rinascimento… Basta con gli abiti da società, coi tubi di stufa, le code, i pantaloni cascanti, i colletti duri, le parole ostrogote»

Nel 1938 la musica jazz, ormai dilagante, veniva bollata come musica negroide e bandita completamente dalle programmazione radiofoniche.

Persino una mente brillante e all’avanguardia come quella di Giovanni Gentile, il filosofo che diede il suo nome alla riforma scolastica più importante mai varata in Italia (forse l’unico lascito degno di merito di quel ventennio), diede il suo appoggio, e con lui altri intellettuali come Filippo Marinetti (l’inventore della corrente letteraria nota come Futurismo) , Luigi Federzoni, Alessandro Pavolini. E le testate nazionali si adeguarono subito, iniziando a stilare liste di nomi «assolutamente da evitare» o da «italianizzare».
A proposito dell’introduzione del «voi» al posto del «lei», c’era anche chi guardava il lato comico della faccenda, come l’attore comico
Totò che parlando del noto astronomo Galileo Galilei, lo chiamava Galileo Gali-voi.
Anche i dialetti tra i banchi di scuole erano teoricamente banditi. Teoricamente perché in realtà, il 90% della popolazione continuava ad usare il dialetto della propria regione, o città, in barba ai decreti del Duce.

Ma la lingua «se ne frega» delle leggi e dei decreti.

La lingua italiana è un organismo vivo che segue le sue proprie leggi , difatti della «rivoluzione» linguistica fascista, oggi non è rimasto molto, se non l’involontaria comicità che oggi genera negli italiani del XI secolo e pensare che nel percorso scolastico Mussolini si beccò 10 giorni di sospensione per le sue idee che bistrattavano l’italiano nei confronti di altre materie, per la serie “il tempo è moneta percio’ vado a casa a studiare geometria”..

 


Per chi non riesce lumare la jpg di cui sopra in quanto opera col cellulare traduco lo scritto..

giovedi’ mattina 3 andante, il Suo signor Figlio aveva lezione di storia, d’italiano, di calligrafia e di scienza. 

Mancando per giusta causa il professore si storia, l’insegnante di italiano assegno’ agli alunni della 3a classe tecnica il seguente tema “il tempo e’ danaro”. 

Poco dopo Suo figlio consegno’ all’assistente un pezzetto di carta dove si legge “il tempo e’ moneta. Percio’ vado a casa a studiare la geometria avvicinandosi l’esame. Non le pare piu’ logico?.B.Mussolini

Il consiglio dei professori riunendosi d’urgenza per mantenere alto il prestigio della scuola e il rispetto per le persone che lo frequentano, ha sospeso Suo Figlio per dieci giorni.

La prevengo di questo perche’ Ella voglia provvedere acciocche’ il Figlio Suo non resti inoperoso per tanto tempo.

il Direttore Valf. Carducci

 

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 Dando uno sguardo al calendario vedo che siamo gia’ al corpus Domini e quindi devo prepararmi pscicologicamente al trasferimento nella casa marina e considerata la festivita’ religiosa lascio spazio al buon Stefano che oggi si cimenta in lingua spagnola…

Borsa Kermes Kelly in regalo..naaa


Borsa Hermes Kelly in regalo..naaaaa

 

Un post di WhatsApp, invita a cliccare su un link per partecipare a questa sorta di concorso, con regalo assicurato per tutti.

Come sempre avviene in questi casi, però, è importante capire che si tratta di una truffa.

In pratica, la bufala della borsa Hermes Kelly in regalo per 184esimo anniversario invita le persone ad accedere ad una pagina web che non ha nulla a che vedere con l’azienda.

Partecipando ad un semplice questionario, si avrà la sensazione di aver vinto e, alla fine, verrà richiesto un piccolo pagamento per la spedizione del prodotto.

Il truffato, in quel preciso istante, consegnerà in modo inconsapevole i dati della propria carta di credito al truffatore, che in poche ore andrà a prosciugare il credito disponibile.