Archivio mensile:Dicembre 2011

Gli Spennacchiati

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Oggicomeoggi (tutto attaccato, come dice il giornalaio), si sta diffondendo a macchia d’olio tra la popolazione maschia la moda della testa rasata. Della capoccia levigata. Qualche anno fa i pelati si contavano sulle dita della mano di Topolino. Saranno stati quattro al massimo.. Yul Brinner, Kojak, Curzi e Taddeo, il personaggio dei fumetti con la testa a forma di lampadina. Da qualche anno invece la tendenza al rasaggio ha preso piede ed e’ diventata la panacea assoluta al tremendo mal del maschio.. la caduta del capello. Problema, almeno quello, squisitamente maschile nella maggioranza dei casi. Alle donne per questione ormonale i capelli non cadono di botto (Giuseppa esclusa, e’ l’eccezione che conferma la regola). Le donne se li strappano con tutta calma con la spazzola, se li bruciano con la permanente, se li sfibrano con le tinture, se li sradicano per disperazione amorosa oppure se li staccano direttamente dalla testa appendendoci delle estenscion lunghe e pesanti come liane. All’uomo cio’ non accade, voi direte..che culo..naaa aspettate un momento perche’ l’uomo vive sereno con il melone ingombro di pelo fino ai 18 anni eta’ della ragione e poi paf…la scoppola del rio destino che dal rinculo gli fa cadere i capelli di colpo. E comincia cosi’ il grande autunno del bulbo pilifero.. cascano foglie e capelli e anche altro chiamato comunemente marone..(una erre sola ma due maroni). Ormai la maggior parte dei diversamente femmine vive la giovinezza nell’incubo di restare calvo. Incubo per tutti lasciate che ve lo dica, mettetevi il cuore in pace, nel 99% dei casi si avvera senza pieta’..la pieta’ l’e’ morta. Si potrebbe a questo punto pensare che il mondo dei maschi si divida in due categorie.. i calvi e i Cocciante. I Galliani e i Branduardi. I Napi Orsicapi e i Mister Magoo. Invece non e’ proprio cosi’. Tra i pelati e i diversamente pelati fa capolino una terza categoria, naaa non quella.. parlavo degli spelati. Gli spennacchiati. Quelli che sono nella fase di passaggio. En train de. Che vivono la lacerante perdita e hanno in testa il manto rado dei gatti randagi. Ed e’ di questi non rassegnati che voglio parlare. Alle vittime del disboscamento. A quelli che non hanno piu’ delle righe ma dei sentieri anzi peggio, hanno delle strade maestre del non ritorno. E sulla cima del craniame si intravede la riga larga e le piazzole d’emergenza all’ombra delle chieriche imperiali. Quelli a cui i capelli si ritirano, come risucchiati dalla marea, scoprendo fronti, tempie, e coccie levigate quelli che si pettinano col lucido delle scarpe alla mastrolindo. E vabbe’ dai, rassegnatevi figlioli. La fine e’ imminente. Non state li a mettere il capello in avanti, ad alga di ruscello sospinta dalla corrente per coprire la radura. Non riportateli a tortiglione sulla capoccia che alla prima bava di vento quella poi si impenna come la cresta di un gallo cedrone. E soprattutto lasciate perdere le lozioni, non fatevi inchiappettare dalle pubblicita’ che reclamizzano la pomata miracolosa a base sperma del cercopiteco del machu picchu . Amici calve’, riflettete.. secondo voi se ci fosse in commercio un prodotto che fa crescere i capelli il Berluska si sarebbe fatto il trapianto? Naaaa, sublimi illusionati, quello li avrebbe lunghi sino alle caviglie, lunghissimi come quelli di Raperonzolo, roba da inciamparci dentro mentre balla con la Ruby. E allora dovete essere lucidi e obiettivi…dai facciamola finita.. Troppi capelli desaparecidi? Le perdite pilifere si fanno cosi’ ingenti da sfiorare la catastrofe naturale? La vostra ormai e’ una tragedia senza scampo. Non state li a pettinare le bambole oppss..scusatemi se ho messo il dito nella piaga.. forza.. rasatevi, mettetevi un cappello tipo Dalla e chiudetela cosi’. Ite sereni e felici per il mondo e bevete in coppa, esistono dei difetti ben peggiori della calvizie. Alle donne non importa che voi abbiate o meno una cotenna di porco sulla testa e ne volete un esempio? Guardate il commissario Montalbano che figo che e’. (Peccato che sia pelato).

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Consumismo 2011.

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Basta osservare il numero di giocattoli che possiede un bambino di oggi. E’ elevatissimo rispetto al numero di giochi posseduto da un suo coetaneo di cinquant’anni fa.
La sua attenzione, poi, si fissa soltanto per una piccola frazione di tempo su un giocattolo particolare, mentre il suo desiderio si rivolge gia’ a qualche novita’ propagandata dall’industria.

Gli adulti contemporanei non sono molto diversi.. il telefono cellulare viene sostituito non quando si rompe, ma quando un modello nuovo promette prestazioni strabilianti e cosi’ il computer e l’infinito numero di gadget elettronici, taluni spesso inutili, che pero’ ci affascinano irresistibilmente.
L’auto dopo un po’ che la si possiede non soddisfa piu’ la nostra smania di novita’ e il desiderio, plasmato da martellanti spot televisivi, corre gia’ a qualche modello piu’ recente. Il nostro mondo quotidiano e’ saturo di oggetti, spesso superflui. Gli oggetti sono diventati talmente pervasivi nella nostra vita da sostituirsi progressivamente agli affetti e alle relazioni umane.

Il fenomeno in questione si chiama consumismo ed e’ una delle malattie della societa’ e dell’uomo contemporanei.
Si compra piu’ di quanto serva ed e’ demagogia il fatto che l’euro si salvera’ ma nonostante cio’ il popolo italico e’ coraggioso e cosi’ si acquistano oggetti non tanto per la loro necessita’ o per il piacere di adoperarli, il cosiddetto valore d’uso, quanto per quello che rappresentano, perche’ sono degli status symbol, per il loro cosiddetto valore di scambio.
Essi placano le insicurezze dell’uomo moderno, lo confermano nella sua importanza e nel suo valore.

Intanto il nostro livello di consumi erode le riserve naturali del pianeta e mette probabilmente a rischio la vita sulla Terra per le generazioni che succederanno alla nostra. Se anche i Paesi in via di sviluppo adotteranno in futuro il modello di consumo occidentale sara’, secondo gli esperti, la catastrofe.

Probabilmente il consumismo risponde, almeno in parte, a un’esigenza umana. Gia’ nei secoli passati le aristocrazie abbagliavano il popolo con la loro vita sfarzosa e i potenti entravano fra loro in competizione a chi edificava il castello, la cattedrale o il palazzo piu’ grandiosi. Lo spirito competitivo, che oggi si esaurisce per lo piu’ in una squallida competizione da condominio, un tempo ha prodotto grandi opere artistiche, la cui perfezione ancora oggi ammiriamo.

Persino le popolazioni delle zone sottosviluppate del pianeta invidiano i nostri consumi. Una delle molle che induce la migrazione di massa di folle di diseredati sono le immagini televisive provenienti dal ricco Occidente e captate anche in sperduti villaggi del Terzo Mondo. La cornucopia di beni promessa e il miraggio di una vita lussuosa seducono anche i piu’ poveri.

La pubblicita’ ci induce, tramite spot che trasmettono le immagini di esistenze perfette quanto irreali, a consumare sempre di piu’ prodotti di cui non abbiamo alcun bisogno. Di piu’.. essa non si limita a vendere prodotti, bensi’ propaganda sogni, modelli di vita, da perseguire e imitare, pena un doloroso sentimento di inadeguatezza.
Dal canto loro, gli economisti ci assicurano che soltanto incrementando i consumi, costruiremo un’economia sana e vincente.
I beni, che un tempo quando si rompevano si potevano riparare, oggi vanno sostituiti, perche’ e’ economicamente piu’ conveniente.
Non abbiamo scampo.

Al consumismo non riescono a sfuggire, probabilmente, neppure i suoi austeri critici. I proventi dei loro sferzanti libri li usano poi per acquistare auto, ville, viaggi, per potersi permettere un livello di consumi elevato.

Il consumismo sta ormai corrompendo anche l’arte e e la cultura, la stessa produzione di idee nel mondo contemporaneo. La storia dell’arte contemporanea è sempre piu’ un susseguirsi di nuove concezioni, l’ultima delle quali scaccia le precedenti.
Le pagine culturali dei giornali sono quasi ogni mese dominate da nuove quanto futili polemiche. L’importante e’ sfornare a getto continuo inconsistenti novita’ per il lettore e garantire la visibilita’ dei protagonisti.
Si pubblicano ogni anno migliaia di libri di cui nessuno avvertiva la mancanza.
E’ la cosiddetta industria culturale, con i suoi splendori e le sue miserie.

Forse il consumismo e’ un fenomeno insito nello sviluppo maturo della civilta’ occidentale, cosi’ scettica, individualista, priva di ideali e di certezze.
Si tratta di modularlo, di arginarlo. Di trovare un rimedio ai disastri che sta producendo.
Gia’ oggi si avverte la diffusione di una nuova sensibilita’.. l’edilizia piu’ aggiornata si orienta verso materiali biocompatibili, impegnandosi inoltre nella costruzione di edifici funzionanti attraverso forme di energia rinnovabile come quella eolica, idrica e solare.. una parte dei cittadini e’ molto interessata al tema del recupero e del riciclaggio dei rifiuti.. l’industria sta cercando di attingere a fonti energetiche meno inquinanti, alternative al petrolio. La consapevolezza che l’acqua, l’aria e il suolo sono risorse preziose, da rispettare e da proteggere, si sta facendo beneficamente strada un po’ ovunque.
Forse fra qualche decennio useremo auto elettriche e abiteremo case robuste, durevoli e autosufficienti sotto il profilo energetico. E soprattutto salveremo la Terra dalla catastrofe e quindi acquistate tranquillamente questi oggetti con lo spirito natalizio e il portafoglio ristretto dalle manovre tecnicogovernative e se vedrete chi ci governa piangere cercate almeno di pensare ai pianti vostri che farete senza governare.

Metonimia.


Eccola di nuovo sta parola.. in occasioni del governo Monti risento la METONIMIA e riaggancio un post dell’anno scorso che diceva cosi’, attenti Maria e Beppe:
Per caso entrando nel caseggiato butto l’occhio nei contenitori di raccolta carta e vedo dei giornali e spicca uno spazio di Roberto Saviano, mi incuriosisco prendo il giornale e lo leggo, non mi quadra una parola “metonimia” ammetto la mia ignoranza, quindi salgo in casa e ci do’ dentro con vocabolario e motore di ricerca, trovo due significati per questo sostantivo, il primo dice che e’ una tecnica espressiva con la quale si esprime un concetto attraverso lo scambio di due parole che si relazionano e cita come es… mangiare un piatto di minestra..boh..il secondo significato e’ prettamente psicologico e riguarda il disturbo per il quale chi ne e’ affetto non riesce ad usare termini corretti per descrivere cose e fatti accaduti..questo mi piace di piu’ potrebbe riguardarmi da vicino… e considero che il vantaggio di chi ha l’eta’ come la mia e’ quello di poter dire che son millenni dove sento dire queste cose ed e’ ora di piantarla li. Nell’articolo il Saviano da buon Napoletano la racconta a modo suo e allora io penso che da una vita parliamo di Nord e Sud.. adesso basta dai.. siamo sotto Natale e facciamo i buoni. Ovviamente non mi riferisco ai puri punti cardinali Nord e Sud, ma al loro uso retorico. C’e’ figura retorica, la metonimia (quanto mi piace questo sostantivo che non ho mai usato..io usavo solo xenofobia e varie simili), che consiste appunto nell’usare una parola per un’altra.. il contenitore al posto del contenuto (es… e io cito i miei.. Ho bevuto una buona bottiglia anziche’ ho mangiato un buon piatto di minestra), il marchio al posto del prodotto, etc etc..salute. Cosi’, quando in Italia io nomino il Nord o il Sud, penso subito agli abitanti di quelle regioni.. e’ inevitabile. E alla metonimia si aggiunge lo stereotipo.. il Sud vuol dire mafia, malaffare, chitarra e mandolino, pizza e…. sporcizia; il Nord significa un insieme di razzisti, mangiatori di polenta e sfruttatori della povera gente.

Questi ragionamenti sono cosi’ radicati che, ogni tanto, ci sentiamo in dovere di fare delle vergognose precisazioni, io per primo.. E’ del Sud ma e’ onesto, oppure… E’ del Nord ma non e’ antipatico e mangiapolenta.

Basta!! Dai sfruttiamo il clima dolce delle festivita’.. Ne ho piene le palle delle parole usate a sproposito, delle locuzioni che fanno di tutt’erba un fascio. Ne ho piene le palle di sentire queste cose in giro, al bar,nei vespasiani, in palestra.. ma ancor di piu’ sono scoglionato di sentirle in televisione, di leggerle nei libri o sui giornali.. soprattutto se a dirle e a scriverle sono persone per le quali provo un profondo rispetto anche perche’ il libro Gomorra di Roberto ad es. ha venduto 3.500.000 copie se non sbaglio, quindi ben accetto da tutti e non solo da gente sul posto.

L’articolo di Roberto, parla del traffico di rifiuti tossici dal Nord al Sud e agli effetti sono cose vere e sacrosante. Eppure, in quel suo ripetere …Napoli vive l’emergenza rifiuti da diciassette anni perche’ ha accolto i rifiuti del Nord non la vedo tanto esatta in quanto torna quest’uso metonimico del termine.. nel suo affermare che …le catene della grande distribuzione del Nord hanno imposto prezzi troppo bassi agli agricoltori del Sud… oltre che un errore (le catene sono per la maggior parte straniere e impongono i prezzi al Sud come al Nord) c’e’ sempre un Nord come contenitore di egoisti e di sfruttatori. Basta dai, molla li sto metonimico… Le parole sono importanti e uno come Te mio buon Partenopeo, che con le parole ha suscitato in me un sussulto di coscienza civile, non puo’ continuare a parlare di Nord e Sud come di insiemi indifferenziati, come se tutti gli imprenditori del Nord trasportassero in Campania i loro rifiuti di merda, la generalizzazione e’ alla base di ogni razzismo. Se valessero le generalizzazioni, io, che oggi critico Saviano, mi troverei nello stesso calderone con i camorristi e i mafiosi del paese suo oppure, da questa parte ..con il ministro Maroni e i verdastri che ce l’hanno duro. Permettetemi, in simili compagnie non mi ci voglio trovare.. Dai.. Vi auguro un buon Natale compreso te Roberto e soprattutto al mio amico Beppe del Sud (marito della magnifica Maria) e ributto il giornale che ho raccolto nel posto dove e’ piu’ congeniale stia..raccolta carta da macero e gli auguro di essere tritato e trasformato poi in un articolo meno METONIMICALE.

Fancazzisti e fanculisti

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Premetto che considerato l’argomento chi e’ suscettibile e non sopporta linguaggio terra-terra e’ pregato di leggere con un occhio solo e poi recitare trepateravegloria tenendo sempre la schiena rivolta alla parete.

Riprendo una discussione fatta un anno fa quando il decreto Brunetta evidenziava il sudore di alcuni componenti dell’amministrazione pubblica e a consuntivo dopo dodici mesi confermo che era ed e’ una cazzata. Fancazzista o detto con sciacquaggio panni in arno Fannullone non e’ chi non va a lavorare perche’ malato. Fannullone e’ chi va sul posto di lavoro e non fa un cazzo (ecco il perche’ del Fancazzista). Questo tipo di fannullone e’ molto diffuso in tutta la pubblica amministrazione e al Ministero. Appunto cominciamo dalla Camera dei deputati il Senato della Rupubblica.. e non parlo dei lavoratori dipendenti, ma dei senatori e deputati..qualcuno mi dovrebbe spiegare che minchia di lavoro fanno per meritarsi tutti quei soldi che prendono.. e il bello e’ che in questo momento stanno discutendo per non vedersi abbassato a il conquibus a livello europeo, mentre al pensionato che prende una ventesima parte viene bloccato l’aumento contingentatorio e questo e’ semplicemente vergognoso.. vedere in televisione che mentre uno parla, ad ascoltarlo vi sono solo due o tre persone, spesso anche leggendo il giornale e giocando a scacchi o al supermario o facendo foro nel foglio degli appunti e mettendo l’indice in detto foro a mo’ di pirillo e far godere quelle quattro sciacquette che hanno fatto fuori dalle tv di stato per andare a cuccare i soldini degli italianlavoratori.
Fannullone e’ chi timbra il cartellino o il registro di presenza, fa un giro intorno al suo tavolo di lavoro e se ne esce a fare la spesa, a prendersi un caffe’ al bar (cosa che molte sentenze hanno giudicata legittima), a comprarsi il giornale, ad accompagnare il proprio figlio a scuola, a controllare gli operai che stanno ristrutturando una propria casa o stanno facendo lavori in un proprio fondo agricolo, e magari a farsi una scopatina con un/a collega di un altro ufficio piu’ o meno vicino utilizzando macchina blu di servizio con autista incorpored (i VIP vanno d’AV139 o Falcon200).
Responsabili di questi furti all’orario di lavoro sono i dirigenti, che chiudono uno o tutte e due gli occhi per non vedere, o peggio ancora non possono proprio vedere perche’ sono assenti pure loro. Di norma in questi casi, per evitare rischi, si ricorre allo stratagemma di firmare una richiesta di permesso breve, che poi viene strappata al rientro se non e’ successo niente. La durata dell’assenza puo’ andare dai pochi minuti all’intero orario di servizio. Esiste anche la possibilità che a timbrare il cartellino o a firmare, in entrata ed in uscita, sia un collega compiacente, che a suo tempo verra’ ricambiato (la famosa bollatura di scambio). Ma queste cose Brunetta non le sa o non le vede considerata l’altezza.
Per poter svolgere queste attivita’ extra lavoro in orario di sgobbamento e’ necessario che vi sia una qualche intesa tra dirigenti e lavoratori, piu’ o meno palese, piu’ o meno concordata. E qui entra in campo il leccafondismo o propriamente indicato come leccaculismo, ovvero l’arte di adulare i capi per fregarli e incularli a raffica. Ai leccaculi e’ concesso tutto, le malefatte dei leccaculi non vengono mai viste, i leccaculi non verranno mai richiamati, i leccaculi ottengono o si prendono tutti i falsi permessi che vogliono, i leccaculi non hanno bisogno di mettersi in malattia per non stare sul posto di lavoro. I leccaculi risultano sempre presenti e verranno anche premiati. Guai per chi non si adatta a fare il leccaculo, non ha diritto a niente, deve giustificare tutto, deve recuperare anche un solo minuto di ritardo, non ottiene permessi, non puo’ accompagnare la moglie o un figlio o un genitore in ospedale, non puo’ andare a festeggiare un figlio che si laurea. Anche la malattia, vera o falsa che sia, deve sudarsela cara.. e’ immediata la visita fiscale.. i servizi segreti del capo sono spietati per incastrarlo. Ma queste cose rasoterra Brunetta non le sapeva o non le vedeva (eppere era all’altezza del culo,,bah).
Chi non e’ leccaculo, e non ottiene un permesso o ha esaurito i giorni di permesso, per poter fare qualcosa di indifferibile per se o per la sua famiglia deve mettersi in malattia. E con buona pace di tappo Brunetta non puo’ essere definito un fannullone.
Un tipo peggiore di fannullone e’ chi va sul posto di lavoro e col suo comportamento arreca danni agli altri. Di questa categoria fanno parte tanti dirigenti, che provano piacere sadico a massacrare i dipendenti. Questi capi sono la causa di una delle piu’ gravi malattie dei nostri tempi.. lo stress o stalking qualdirsivoglia . Lo stress colpisce buona parte dei lavoratori europeipare uno su cinque e molta parte dei lavoratori italiani e qui siamo uno su 4 e mezzo perche’ noi ci distinguiamo sempre. Se ci si allontanasse di piu’ dal lavoro prima di essere colpiti dallo stress, prendendosi qualche giornata di malattia, anche solo come riposo, si farebbero risparmiare tantissimi soldi allo Stato e quindi a noi contribuenti. Ma queste cose metrogazzosa Brunetta non le capiva o non le vuol capire. Con la consapevolezza di non aver mai inclinato il fondoschiena a novanta gradi al cospetto di nessuno e l’orgoglio di non dovere nulla ad alcun chi e alcunche’, viconsiglio di viaggiare sempre con la schiena contro la parete e di non raccogliere nulla da terra (se merita pero’ ci si puo’ fare un pensiero sopra)..

Natale 2011

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Turna ura si’. E’ di nuovo in pista il Natale. E dire che abbiamo riposto i sandali non piu’ di tre settimane fa. Le cimici continuano allegramente a riprodursi sui panni stesa della vicina e le rose sul terrazzo non fanno che fiorire e rifiorire considerate le punte di 15° che con la vetrata diventano 20°. Miracoli del buco… nell’ozono. La Giuseppa che e’ ancora abbronzata come un emiro, ha gia’ apparecchiato il suo solito presepe meccanizzato. Un allestimento degno delle migliori scenografie di Pieraccioni. A parte la capanna bistrato multipiano, il bue e l’asinello a grandezza seminaturale, e un ufo al posto della stella cometa, lei ha  appeso con le puntine da disegno un cielo che e’ talmente tempestato di stelle luminose che piu’ che la notte di Natale a Betlemme, evoca quella di Ferragosto di Casalbordino. In piu’, avendo lei un esubero di re magi, dodici per la precisione, li ha disposti tutti in fila come se si trovassero alla posta a riscuotere la pensione invece che a pregare al capezzale del littlebaby. E ha anche alloggiato i due gesu’ bambini. Avendone un paio non voleva far torto a nessuno. Dice che almeno si fanno compagnia gemellare. Ho assistito, ammetto, con una certa apprensione, anche ad una impressionante moltiplicazione di laghetti a specchio. Almeno cinque o sei, con allegata parure di pennuti. Come mai? le ho chiesto. Niente. E’ che ogni volta che mi metto la cipria mi scivola dalle mani lo specchietto e quello del laghetto del presepe mi e’ sempre sembrato un buon modo di fare riciclo anziche’ buttarlo nell’indifferenziata. Tra i pastori ho notato anche una Pendrive 10Gb, un’astronave di starwars e Bart Simpson il piu’ impestato dei figli di Homer. Segni inequivocabili della globalizzazione. Le ho consigliato a questo punto di sistemare anche vicino all’arrotino, uno che vende gli incensi e un altro i biglietti della Lotteria Italia. Per dare al tutto una nota di attualita’. Mica cosi’ strampalato se si considera che quest’anno, nella via dei presepi di Napoli, San Gregorio Armeno, a far compagnia alla statuina del Berluska e la Ruby dell’anno scorso e’ comparsa la nuova nata. La statua di Belen col Corona e relativo cuoricino in mano. Che il cielo ci perdoni. Resta il fatto che la Giuseppa e’ degna figlia di suo padre Gustavo (menando..nando per gli amici) che per anni ha allestito il presepe sul campo da bocce della polisportiva trenitalia piazzandoci il plastico della ferrovia napolicaserta e la pista delle macchinine telecomandate. Ho notato pero’ che quest’anno e’ andata leggera col muschio. Di solito esagera. Ne mette dappertutto. Si fa la scorta gia’ in novembre quando va per famiole nei boschi del Canavese. Il problema e’ che l’anno scorso la sua gatta Budina ha talmente apprezzato l’idea che ha pensato bene di utilizzare tutto quel ben di dio di muschio come lettiera, e per tutto l’avvento ci ha fatto dentro un bel cagotto, all’insaputa della padrona. e n’e’ accorta poi la Marghi, che nel tentativo di risollevare una povera lavandaia piovuta giu’, si e’ ritrovata tra le mani la smerdata vigliacca. ..Maramao.., ha commentato Budina. Che tradotto dal gattese significa.. Ti e’ gustato il mio regalo trucida..e vai col tango che porta fortuna..alla lavandaia ovviamente e datti una lavata natalizia.
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Odissea Supercatale e quale.

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Ho una lista della spesa, ho lasciato la mia postazione del computer e lasciato perdere le programmazioni.. oggi tocca a me a sfragolarmi  i marroni e comincia la mia odissea in mezzo a chi e’ abituato e conosce tutte le procedure ipermercaturali.. prima cosa parcheggio il bolide cercando di stare alla larga dalle portiere che le massaie apriranno, cerco la postazione carrelli, infilo la moneta e te pareva non funge lo sgancio fortunatamente arriva una donna col carrello da rimessare e do’ la moneta a lei prendendo il suo carrello e prendendolo nel culo perche’ io ho dato 2€ e poi se ne recuperera’ uno solo.. procedo il calvario..tira tutto a destra (il carrello)gli altri carrelli mi finiscono addosso. I bambini mi finiscono addosso. Gli adulti mi finiscono addosso e alla fine non posso fare altro che odiare l’intero mondo delle ipermercatare. E’ normale, no? Corrono da una parte all’altra come oche, in maniera del tutto casuale e disordinata. Stanno guardando dei surgelati e un secondo dopo buttano l’occhio sui biscotti appoggiati proprio sulla mensola dietro alla mia schiena. E allora ci si fiondano sopra come condor, come se quella fosse l’ultima stramaledettissima scatola di biscotti presente sulla faccia della terra, ambita dalla popolazione intera. Infilano quelle dannate manacce nello scaffale e mi fanno rimbalzare via, senza nemmeno un “permesso” prima oppure uno “scusi” dopo. Tra l’altro, in questo centro commerciale, hanno fatto questa bella scoperta di mettere all’ingresso carrelli minuscoli per bambini. Come sono carini. Hanno persino una bandiera con un’asta lunga un metro, conficcata dalle parti del manico. E conficcata dalle parti della mia schiena quando i tesorini mi raggiungono. Tutti questi bambini che girano come cani prima repressi a una catena e poi sciolti, mi schiaffano il metallo freddo e duro nelle caviglie e ridono sti bastardi. Ridono e non c’e’ manco un genitore, li’ in giro, a prenderseli per un braccio e a portarseli via. Macche’, delegano tutto alla pazienza umana. Io faccio quel che posso, sferzando loro il mio 45 pianta larga sui fragili piedini o sul carrello, cercando di decentrarlo dalla loro presa e slogare loro magari un polso, ma non e’ che posso girarmi l’ipermercato per cercarli tutti… faccio quel che posso, appunto. Mi avvicino ai salami e ne prendo un paio, schiaffeggiando prima la mano di un bambino che sta toccando tutti i salumi. Altro vizio per il quale meritano di essere messi alla gogna.. mani in bocca, mani sul cibo, mani in bocca, mani su dell’altro cibo… oppure arraffano e buttano nei carrelli. Se sei fortunato, non nel tuo, ma di quella che ti sta accanto. Se sei fortunatissimo, in quello dei suoi genitori. Se ti ha baciato la Dea Fortuna, i suoi se ne accorgeranno solo dopo aver pagato, di essersi comprati la ventresca da venti euro e il salmone russo rosso da quaranta. Se non insegnera’ l’educazione al figlio, la insegnera’ a loro. E’ una sorta di tortura, questa del centro commerciale. Una delle tante torture, mica l’unica. Cosi’, cerco di sbrigarmi. Riempio il carrello senza guardare i prezzi e mi porto alla cassa immergendomi in quella dannata coda di altre anime furiose, che ucciderebbero per passarti davanti, che ti si parano d’innanzi e ti fanno vedere che loro hanno solo due o tre articoli e tu invece hai il carrello pieno, che li potresti far passare, no? No, certo che no. Non vi farei passare davanti nemmeno se foste moribonde brutte vulvivendole e per le sgravanti ci sta’ la cassa apposta, quella che avevo infilato io per sbaglio (era la meno piena).
Ora, alla cassa, c’e’ questo tizio che lascia cadere a terra una bottiglia di vodka al melone e io la guardo precipitare e la osservo fotogramma per fotogramma, come fosse la moviola di un’azione calcistica. Ma non va al rallentatore, vola invece a terra a tutt’altra velocita’ e un solo secondo dopo i vetri sono proiettili che mi finiscono di un centimetro sopra le adidas stan smith 45 pianta larga, proprio dalle parti delle caviglie, seguiti dalla nauseante mistura appiccicosa che la bottiglia conteneva. Ovviamente, non seguono le scuse. Il tale le fa alla cassiera. Cosa vuoi che gliene freghi alla cassiera, se spacchi una bottiglia di melonvodka del cazzo? Le scuse le devi fare a me, perche’ la melonvodka del cazzo ce l’ho per meta’ sulle adidas e sulle calze, insieme ai cocci appiccicosi del vetro opaco e ti scoppiassero le palle, ti venisse lo stimolo del cagotto.
Finalmente… Tocca a me, cerchero’ di ritardare il piu’ possibile la posa degli articoli che ho comprato sul nastro scorrevole di gomma nera e sudicia di quel maledetto che oltre a rompere bottiglie aveva pure qualcosa tipo detersivo che perdeva e per via anche di tutte le scatole che si sono rotte in precedenza e intendo quelle degli scaffali e non le mie..capito?

E’ andata ce l’ho fatta.. sono fuori da questo marasma vado alla macchina e stavolta mi sono ricordato del numero del posto la bippo e butto la roba nel baule  mentre comincio un dialogo col marocchino di turno che vuole vendermi nell’ordine.. accendino, spugne, musicassette, ciddi’ musicali, un elefante di legno o fintotale, un cellulare fasullo con seicento musichette diverse preimpostate, un braccialetto della fortuna e un bel paio di bonghi grandi come la mia cucina. Quando ho finalmente finito di riporre il tutto nella macchina, il marocchino non demorde e mi chiede il carrello. Io mi volto a guardare il chioschetto di ferro dove si vanno a posare i carrelli per riprendere le 2 euro. Un chilometro, piu’ o meno, mi divide da lui. Passo il carrello tra le mani del marocchino che ringrazia felice e sono felice anch’io d’aver fatto una buona azione mi spiace solo che anziche’ le mie iniziali 2 € il terradapipa ne prendera’ solo 1 di€ per via di quella confusione di partenza. Ogni volta mi fanno incazzare e ogni volta, quando li vedo andar via tristi mi sento uno stronzo totale. SONO, uno stronzo totale, perche’ l’ho trattato come un rompicoglioni e non e’ un rompicoglioni. I rompicoglioni erano quelli la’ dentro e i loro figli viziati del cazzo. Questo si fa insultare dagli stronzi come me per vendere un elefante di legno e campare anche per oggi. Bah..Infine c’e’ il traffico, ovviamente. Non e’ che si puo’ uscire dal centro commerciale alle otto di sera e sperare di farsi la strada in solitaria. Mi faccio i miei bei due o tre chilometri di coda per via di un trattore che sta all’origine, bastardo maledetto agricoltore stakanovista, e dietro al quale tre impediti autiste della domenica che non sanno sorpassare hanno dato vita a questo meraviglioso serpente di lamiere luminescenti. Poiche’ la ricetta della coda non prevede un coglione soltanto, ma piu’ persone. Un trattore per esempio che da’ il via, poi un coglione che gli arriva dietro ma non se la sente di sorpassare, poi un altro ancora che non se la sente – dioscherziamo? – di sorpassare ben due veicoli in un colpo solo. E cosi’ arriva il terzo, che magari sorpasserebbe pure, poveretto, ma davvero adesso l’ingombro che ha davanti e’ troppo lungo e le macchine provengono anche dall’altra parte… Uno alla volta gli altri si accodano, sempre piu’ motivati a starsene dove sono. Io ho dietro un ubriaco, per giunta. O fumato o flippato per qualche altro motivo. Ogni tanto si porta cosi’ a destra da dare una spuntata alla riva erbosa, mentre poco dopo tiene la sinistra un po’ troppo alla sinistra, facendosi lampeggiare e strombazzare da chi arriva dall’altra parte. Questo e’ il minimo.. tiene anche una distanza dal mio culo decisamente preoccupante. Lo guardo dallo specchietto retrovisore e mi sale il panico, temendo che mi arrivi dritto dritto tra le buste della spesa che stanno nel baule. Passo questa funesta ora di coda imprecando e bestemmiando e insultando questo tipo, aggiungendo segni con le mani e con le dita, ma senza che lui mi presti alcuna attenzione, se ne sbatte altamente le palle. Spero con tutto il cuore che voli fuori di strada. Che alla prossima zigzagata sulla destra la ruota scivoli verso la risaia portandosi lui e la sua macchina del cazzo dritti dritti fra i fiori soffionati del tarassaco e le cacche ben allargate delle mucche della fattoria chiamata cascina cristina parente della missitalia. Alla fine sono tornato, ammazzate che fatica e quando
arrivo a casa, finalmente, poso le borse sul tavolo e inizio a svuotare. Visto che spendo 300 euro ogni volta che vado all’ipermercato, mi aspetto sempre che dalle borse escano degli articoli a sorpresa, che non avevo comprato, ma che la cassiera e’ stata addestrata a far passare sul rullo senza che i clienti se ne accorgano. Se riempio il carrello, trecento euro. Se lo riempio per meta’, sempre trecento euro che occorre scucire come quota fissa o tangente supermercatale. La colpa sara’ delle tessere credo. Quelle tessere merdose che ti fa’ ogni ipermercato. La tessera che ti da’ diritto a dei privilegi. Sconti solo per te, che hai la tessera. Gli altri? Pfui, se ne andassero pure affanculo. Questa e’ una storia tra l’ipermercato e me, che ho la tessera. Sono un vip, un very ipermarket person, e mi prendo il tonno a 2 €, mentre tutti gli altri se lo comprano a 3 €. Fottetevi, bastardi. Io ho la tessera. Ma quando la cassiera passa la tessera sul lettore del codice a barre, ecco che quel codice le trasmette tutto di me. Come mi chiamo, chi sono, cosa compro. E sa’ che ogni volta spendo trecento euro, e allora il computer mi fa’ uscire quella cifra. Hanno tutto scritto. Analizzano, poi dicono ..Questo pirla qui non si e’ mai lamentato delle trecento euro quindi i soldi ce li ha, lasciamogliele di fisso e ogni tanto aumentiamo di qualche euro, finche’ non sbotta…Invece, sempre robetta striminzita, da queste borse. Cazzate. Scatolette, sottaceti, saccottini, biscottini. Trecento carte di ignobili cazzate. E a guardarle bene, cosi’, sparpagliate sul tavolo, mi accorgo che non so’ che minchia mangiare per cena. Non c’e’ niente, li’ in mezzo, per cena. Sempre, sempre cosi’. Giro l’ipermercato e mi metto nel carrello tutte le stronzate e gli stuzzichini e le birre e un dvd per passare la serata e… e poi non ho preso niente per cenare questa sera. Mi cerco un buon cd da ascoltare, toy dolls magari, e mi rimetto in macchina.
Quindi…Pizzeria, cazzo e fanculo all’ipermercato.

Ho capito, trepateravegloria per le parole soprascritte..cazzo

La politica dell’usa e getta.

poveri
Dopo aver udito la manovra della lesina sino all’osso e aver visto il pianto della nostra onorevole cittadina, non posso fare post nel solito sistema e mi vesto nei panni di quello che dovrei essere sempre e comincio con la considerazione del mezzo che sto usando ora e mi rendo conto che l’obsolescenzapianificata o obsolescenza programmata nel design industriale e’ una politica di deliberata progettazione di un prodotto con una vita utile limitata, che quindi diventera’ obsoleto o non funzionante dopo un certo periodo quindi devo fare attenzione a non cambiare troppo sovente questi computer, mi vergogno e ne conto tre nelle relative valigette sutto la scrivania e due fissi nella postazione in salotto. Dicevo per rendere obsoleto un oggetto basta costruirlo con materiali di qualita’ pessima, oppure seguendo canoni costruttivi tali da rendere impossibile o troppo costosa la loro riparazione una volta che dovesse guastarsi. Un modo molto piu’ sottile per rendere prematuramente obsoleto un prodotto che ancora funziona e’ quello di immetterne sul mercato dopo poco tempo una nuova versione dotata di maggiori optional, preferibilmente dopo una adeguata campagna pubblicitaria che induca nel consumatore finale l’idea che la sua “vecchia versione” del prodotto sia ormai sorpassata ed inadeguata (avete fatto caso che ad ogni cambio di sistemi operativi, i vari programmi non fungono piu’, ed erano quelli a cui voi eravate abituati ad operare). L’obsolescenza pianificata ha dei potenziali benefici per il produttore, perche’ per ottenere un uso continuativo del prodotto il consumatore e’ obbligato ad acquistarne uno nuovo. L’obsolescenza pianificata come la conosciamo oggi e’ nata ovviamente in America. Chi ha fatto informatica sa che il Brooks Stevens e’ stato il coniatore del termine e della sua definizione. Stevens defini’ questo concetto come l’instillare nell’acquirente il desiderio di comprare qualcosa di un po’ più nuovo, un po’ migliore e un po’ prima di quanto non fosse necessario. Piuttosto che creare manufatti poveri che sarebbero stati sostituiti in breve tempo l’idea di Stevens era di progettare prodotti sempre nuovi che utilizzassero le moderne tecnologie, e generassero nuovi gusti e necessita’, alla faccia della finanziaria del Monti. Nella sua ottica l’obsolescenza pianificata serviva a far girare la ruota della produzione e del consumo a pieno regime, per il beneficio di tutta la societa’. Stevens era vissuto in un’epoca in cui la societa’ non era conscia dei possibili danni ambientali dei rifiuti come lo siamo oggi. Comunque ha sempre dichiarato che non considerava l’obsolescenza pianificata come una sistematica produzione di rifiuti, ma supponeva che i prodotti sarebbero finiti nel mercato di seconda mano, dove sarebbero potuti essere acquistati da persone con un potere di acquisto inferiore. Ebbene noi oggi siamo quelli di seconda mano ma sconfessando la teoria di Stevens, noi compreremo sempre gli ultimi ritrovati della tecnica e mi ha fatto impressione il filmato del bimbo di pochi mesi o un anno scarso che con una rivista in mano faceva passare il ditino sulla foto ma lei non si spostava.. avra’ pensato che il giornale avesse le pile scariche. Certo che se arrivo a scrivere queste cose vedo la mia sindrome di peterpan che si allontana e non mi piace essere quello che non sono e non vorrei mai essere quindi alla faccia dell’obsoloscenza, alla faccia della finanziaria alla faccia degli estimi catastali rivalutati del 60% ritiro fuori la frase del nonno che tutti voi conoscete e termina con.. almeno non godranno.. chi non la conosce chieda in giro io mi disinfetto il fegato con bicchiere di grappa con genziana. Prosit.

Minestrina.

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.. Domenica’ 4 dicembre. Giornata mondiale della minestrina. L’ho istituita io personalmente, io che mangio solo e unicamente carboidrati metto un’ode alla brodaglia sciacquosa. E’ un atto di riconoscenza dovuta, povera Minestrina specialmente dopo le libagioni domenicali (ieri composizione di panzerotti ripieni..all’ottavo ho detto basta per rispetto al biafra). La povera innocente minestrina.. lei si’ che ci fa del bene. Passa autunni interi a scaldarci le budella e nessuno si degna di onorarla e di farle un monumento. E’ una sorta di razzismo culinario. Solo perche’ non e’ un minestrone, di quelli maschi, cazzuti roventi e pesanti. E’ «ina» lei, leggera, sciacquetta, non ti impiccia lo stomaco. Poi ci mettono un amen a prepararla. I mariti e i fidanzati comunque, nonostante l’autunno quasi invernale, preferiscono come dicevo pacanzi le cofanate di spaghetti e le padellate di tortelloni panzerottati. Se tu donna casalinga scodelli sotto il muso del maschietto di turno una ciotola di minestrina, sentirai bofonchiare che gli sembra di stare in una corsia di ospedale, ma poi, un po’ per celia e un po’ per non morire, di fame in questo caso, finira’ con l’ingoiare l’intruglio, magari infilandoci un peperoncino rizzapeli. Fateci caso e dite se non e’ vero..il maschietto di fronte alla minestrina suda e trasuda come una lumaca si o no?. E poi, dopo aver scontato la sua ingiusta pena, ti dira’..E mo’? che minchia c’e’ di primo?… Voi con un filo di voce direte..Prego? ..Ti ho chiesto che cazzo c’e’ di primo (piu’ incisivo cosi’)? Tajarin o pasta al forno?. E’ cosi’. Il maschio la minestrina la trangugia solo per farti un piacere. Perche’ esso ti ama. Ma poi mangiare e’ un’altra cosa. D’altra parte come dargli torto. Mia nonna la minestrina la faceva sulla stufa. Ci scagliava dentro un paio di pugnate di pasta degli angeli quella a forma di fiorellino e la lasciava li’ a cuocere, fin quando la pastina non assumeva forme strane. Ogni chicco di fiorellino si gonfiava a tal punto che rischiavi di confonderlo con una palla da baseball.. santa donna io la vedevo vecchia ma oggi riconsidererei la veduta e la vedrei come una signora di 65 anni e basta. Che dire ancora  di quella sciacquatura di budella calda e salatina. Che tu la mangi, ti riscalda, ti vien voglia di far subito una pisciatina e godi come un falco, non senti quel pieno nello stomaco ma senti che si svuota passando dall’attrezzo riproduttivo. Ti da’ l’idea che almeno hai smaltito un po’ di polvere che avevi dentro. Quindi auguri cari minestrina, te lo dovevo questo post e pensa che la prima volta che ti ho assaggiato..mi hai fregato.. mia mamma ebbe detto..Carluccio vuoi la pastina? Azz.. certo mamma.. anche se e’ piccola la mangio lo stesso..e sei arrivata tu cara minestrina ( pastina in lingua leghista )

Ecco come localizzerete un cellulare.

La tecnologia moderna e’ al tuo servizio, il tema in oggetto non e’ materia per solo investigatori ma ad es. puo’ esserti utile sapere dove si trova tuo figlio in quel momento, dove va tua moglie, dove dice di essere tuo marito considerato il rientro ritardato da riunioni, dove puo’ essere il tuo operaio..a che velocita’ sta andando se e’ in macchina ..sono molti i problemi che ti fanno stare in ansia e potrai ricevere queste informazioni con un errore massimo di 70 metri vedendo la piantina sia sul tuo cellulare che sul pc di casa. Come fare? Se non vuoi romperti le scatole a lavorare su programmi devi solo scucire un centone all’anno e abbonarti a chi fara’ il lavoro per te, riceverai una dispositivo grande quanto un biglietto da visita che potrai infilare da qualche parte su chi vorrai monitorare, l’indirizzo e’ questo clicca qui..

Ovviamente esiste il problema della privacy ma si sa che ci sono sempre vie laterali no?

Questo significa che, senza violare alcuna legge e con il benestare dell’intestatario, potrai localizzare il cellulare di un tuo amico semplicemente installando una di queste applicazioni sul telefonino e aggiungendo la persona da localizzare alla lista dei contatti. Tutto quello che ti serve e’ un telefono dotato di GPS, una connessione Wi-Fi attiva e sei a posto senza scucire il centone. Ecco come devi fare.

Appurato che non ci sono procedimenti leciti alla portata di tutti relativi a come localizzare un numero di cellulare, iniziamo a vedere come conoscere la posizione geografica di chi stiamo cercando grazie a delle applicazioni compatibili con tutti i principali smartphone (iPhone, Android, e chi piu’ ne ha piu’ ne metta) che sfruttano Internet e il GPS per segnalare dove ci si trova in un determinato ai propri amici.

La prima applicazione di questo genere potrebbe essere Google Latitude.

Mentre su iPhone e’ distribuito come un’applicazione a se’ stante, nella sua versione per Android Google Latitude  e’ incluso in Google Maps e puo’ essere attivato semplicemente premendo il tasto menu del proprio telefono e selezionando la voce Attiva Latitude sullo schermo dello smartphone. Dopo averlo attivato, Latitude mostra una mappa del luogo e la posizione in cui si trova l’utente in quel momento l’utente monitorato.

Per localizzare la posizione del cellulare, occorre che sia inserito a sua volta il Google Latitude e che sia accettata  la tua richiesta di amicizia. Se vuoi inviare una richiesta di amicizia su Latitude, non devi far altro che clickare sul pulsante (+) che si trova in basso a sinistra collocato accanto ai nomi degli amici che Google importa automaticamente dal tuo account Gmail/Gtalk. Una volta accettata l’amicizia, potrai localizzare liberamente il cellulare sulla mappa di Google Maps.

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Un altro sistema per localizzare un numero di cellulare, o meglio il proprietario del cellulare vuoi che sia figlio, moglie marito genitore in eta’ avanzata, e’ Foursquare, che oltre a condividere la posizione geografica con gli amici della rubrica, di Facebook e di Twitter permette di identificarsi in locali, negozi e luoghi chiave e cuccare promozioni, sconti oppure offerte interessanti.

Per iniziare ad usare Foursquare, non devi far altro che installarlo sul tuo telefonino e avviarlo. A questo punto, devi effettuare una rapida registrazione online usando i dati di Facebook e il tuo indirizzo e-mail e devi selezionare le persone con cui condividere la posizione geografica. L’applicazione rileva automaticamente la lista dei contatti presenti nella rubrica del telefono, su Facebook e su Twitter, quindi tu non devi far altro che inviare la classica richiesta di condivisione e il gioco e’ fatto. Potrai sapere sempre dove sono le persone equipaggiate di smartphone.

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nb. la posizione sara’ rilevata col classico scarto di qualche decina di metri e quindi non valida per individuare da un piano all’altro di un caseggiato a meno che non abitiate in un grattacielo, ma se proprio volete soddisfare la vostra curiosita’..cliccate qui.