CNH Village.

 

 

 

 

CNH Industrial è un nome che dice poco ai più.

La holding, nata da meno di una decina d’anni, racchiude le eredità industriali di Iveco, New Holland e Case, le quali a loro volta hanno riunito moltissimi marchi di camion (Fiat, Lancia, OM, Spa, Ceirano, Magirus, Pegaso, Unic e altri ancora), trattori e macchine movimento terra (fra cui Fiat, Case, Steyr, New Holland, Simit…).

Il CNH Industrial Village di Torino, strada Settimo 335, ospita una galleria storica con una collezione formata da veicoli recuperati dalla stessa azienda o messi a disposizione da privati.

Mezzi che hanno fatto la guerra. Seppure di dimensioni relativamente ridotte (2300 m2), la collezione offre un buon excursus sui marchi italiani del gruppo, con una quarantina fra camion, autobus, macchine agricole e movimento terra che ben rappresenta il periodo dalla Prima guerra mondiale agli anni Ottanta.

Si parte dai camion Fiat 18BL, che ebbero un ruolo importantissimo nella Grande guerra con l’esercito italiano e i suoi alleati; sullo stesso fronte combatteva l’Unic M1A.

Si prosegue poi con l’autobus Fiat 507 carrozzato da Orlandi a fine anni Venti e i coevi trattori Fiat 700A e 700B a petrolio.

Dello stesso periodo la trattrice articolata Pavesi-Tolotti P4, l’autoscala Spa 25C10 usata nel 1936 per spegnere il grande incendio del Teatro Regio di Torino e l’autobus Lancia Omicron, nato in origine con un potente motore bialbero a benzina poi sostituito dalla stessa Lancia con un Diesel a tre cilindri e de tempi; quello esposto è l’ultimo sopravvissuto, convertito negli anni Cinquanta come carro assistenza per gli autobus di Roma.

Tra potenza e raffinatezza. La trattrice d’artiglieria Spa 37 e i camion Spa 38R e Lancia 3Ro 564 ci portano agli anni del secondo conflitto mondiale e della Liberazione, traghettandoci verso il boom economico.

I tre rappresentanti più famosi di quest’epoca sono il piccolo Fiat 615, un “tuttofare” con la meccanica della berlina 1400, il medio OM Leoncino (quello esposto è una quinta serie degli anni Sessanta) che rimase in produzione dal 1951 al 1975 anche in versione 4×4, e il Re d’Africa, il Fiat 682.

Nato nel 1952, si affermò in mezzo mondo per la sua semplicità e robustezza; la richiesta dei mercati africani lo fece mantenere in produzione fino al 1986, anno in cui uscì l’ultimo esemplare, conservato nella collezione.

Senza fronzoli anche l’OM Tigre, con un motore a quattro cilindri nonostante le dimensioni medio-grandi; la meccanizzazione agricola di massa è rappresentata dai piccoli Fiat 211R e 25RD.

Contraltare alla semplicità di 682 e Tigre sono i raffinati Lancia esposti al loro fianco: l’Esatau 864, ultimo camion italiano stradale con il musone, e il ricercato Esatau B 503 (il suo disegno è attribuito, non ufficialmente, al grande Raymond Loewy), pensato per offrire visibilità e confort per le tratte internazionali, lungo le quali poteva incontrare il simpatico musetto Magirus Sirius 85D10.